31⭐ - @CUORECALPESTATO

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CUORECALPESTATO

Siamo fili d'erba in un prato, alimentiamo un ordine, una perfetta misura del vivere assieme

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Siamo fili d'erba in un prato, alimentiamo un ordine, una perfetta misura del vivere assieme. O almeno così ci vogliono far credere: non che ci sia cattiveria in questa misera ingiustizia, quando si è piccoli il compito dei genitori è farci vivere in una bella bolla fatta da affetto, candore, cioccolatini, schifezze che ci riempiono di brufoli, bagni al mare, spensieratezza.

Ed odio i miei genitori per avermi fatto vivere quel sogno perché adesso non sarei così a pezzi, se avessi avuto la consapevolezza di vivere in un mondo profondamente ingiusto probabilmente ora lascerei la mia mente in pace. Invece no, col cazzo : mi spremo le meningi, aggrotto la fronte - tipico atteggiamento che mi fa sembrare un sessantenne - , mi mangio le unghie e ripeto cose senza senso.

Non sono pazzo semplicemente dovevo capire che cosa fosse successo quella sera di metà estate mentre ero andato a vedere un'innocua partita di basket del mio quartiere. Ogni volta che partecipavo ad un evento sociale un qualsiasi fattore - che poteva essere dal traffico in autostrada al postino amico di mamma che mi fermava sempre a chiacchierare sulla sua vita discutibile - mandava a rotoli la mia serata facendomi pensare: "Ma perché non sono rimasto a casa a rispettare la mia legge dell'asociale sociopatico che mi sono affibbiato quando avevo cinque anni?"

Fatto sta che quella sera manco ci tornai a casa. Steso come una sardina prima di essere sbudellata, gli arti invisibili avvolti da apparecchi strani che appena cercavo di muoverli sentivo un "tic tic tic!" che in quella precisa circostanza voleva dire: "Non ti muovere se vuoi restare vivo un altro giorno" e una profonda emicrania. Dannazione , non riuscivo a pensare.

«Beh, sei ridotto malaccio» una voce femminile e carica di un forte senso dell'umorismo mi fece voltare, lo sguardo ancora mezzo perplesso per tutta quella situazione. Grazie a questo cambio di prospettiva potei notare che ero in una grande stanza grigia, la puzza di malato mischiato alla plastica dei guanti inebriava l'aria, ed io ero tentato di alzarmi ed andarmene via. Insomma dai era solo uno dei miei tanti sogni!

Mi ero addormentato dopo aver letto quel libro imperdibile sui due ragazzi che si odiavano e amavano alle stesso tempo, la mia testa si era fatta pesante, il sonno mi aveva portato via ed ora la mia immaginazione lottava per farmi svegliare di nuovo, perché oggettivamente quel libro era davvero imperdibile.

«Anche tu non scherzi» ribattei pungente guardandola con ostilità.

La verità è che c'era un motivo per cui non avevo amici: ero pessimo nelle relazioni, se la persona non mi piaceva abbastanza annuivo passivamente a tutto quello che faceva ed aspettavo l'increscere di un profondo sentimento d'astio nei miei confronti, se invece questa persona mi andava a genio mi sentivo miseramente inferiore: balbettavo, sputavo mentre parlavo, arrossivo nelle situazioni più inappropriate, inciampavo nel nulla. Una causa persa, lo diceva anche mia madre.

Sfida di scrittura creativa 1.0 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora