Quinta lista: @Canadidi4

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DALLA FINESTRA

di Canadidi4

Pioveva. Di sicuro questa era la prima cosa che riuscivo a scorgere tra le tende della finestra. Cercai di scostarle ma questo mi provoco solo dolore alle mani. Avevo di nuovo disobbedito alla tutrice e come punizione mi spettava rimanere da sola nella mia cameretta "Per riflettere sulle tue azioni" aveva detto la signorina Rinaldi dopo avermi percosso le mani con quella sua bacchetta che rappresentava il terrore per tutti i bambini. Lo faceva per educarci – ripetevo nella mia mente – ma non ne ero mai del tutto convinta. La signorina Rinaldi non era cattiva, quando ci comportavamo bene regalava le caramelle ma io non avevo mai toccato nemmeno una di quelle sfere di zucchero ricoperte da quella carta colorata così lucida. Ero rimasta nella mia stanza per tutto il giorno, anche dopo che le ore di punizione erano terminate, la mia attesa rimaneva costante. Alcuni bambini credevano che io guardassi il mondo fuori da quella finestra perché mi piaceva il paesaggio, ma il motivo era un altro e aveva gli occhi castani e il naso all'insù come il mio. Attendevo giorni e giorni, mesi e anni ma lei non tornava e non sarebbe più tornata. Con l'avanzare della guerra mia madre fu costretta a portarmi in quell'istituto per proteggermi e io non dimenticavo mai quando la osservai andare via per sempre dalla mia vita da quella finestra. 

"La vedi quella finestra lì?" Mi aveva indicato prima di lasciarmi. "Sarà da quella finestra che mi vedraitornare da te." 

Non avevo dimenticato le sue parole e da quel giorno rimasi a guardare fuori dalla finestra per una settimana senza mai distogliere lo sguardo. Con il passare del tempo la signorina Rinaldi cercava di distrarmi regalandomi le caramelle, cercando di coinvolgermi nelle attività, ma io rimasi sempre legata alla finestra che per me rappresentava l'unico legame che mi legava ancora a mia madre. Rimasi per settimane ad aspettare e aspettare e più aspettavo più mia madre mi mancava assaporavo un briciolo di indipendenza. Ma lei non era lì a vedere come crescevo, lei non c'era e quella finestra rappresentava lei perché era stata l'ultima a godersi i suoi occhi mentre la fissavano con speranza. Passò un anno, due, tre e mentre crescevo cresceva la mia voglia di rivederla. La guerra era finita. Era tutto finito. Il rumore dei bombardamenti e le lacrime di noi bambini che volevamo ripararci. Era finito e io ero rimasta sola e potevo continuare a vivere. Avevo tredici anni quando la guerra finì. Tredici anni quando venni a sapere che mio padre – in quanto partigiano – era stato condotto al campo di sterminio di Trieste e lo potevo sentire nel vento mentre mi carezzava i capelli, mentre cercava di consolarmi, mentre tentava di incoraggiarmi perché la vita l'avevo davanti. Ma l'unica cosa che riuscivo a scorgere avanti i miei occhi era quella finestra. Lei lo aveva promesso. Lei sarebbe tornata. I bambini che erano cresciuti come me ritornavano dalle loro famiglie e quelli più sfortunati andavano con i loro nonni e zii. Ricordo quando Emma – il nomignolo che usavo per chiamare Emanuela la mia compagna di stanza – venne un giorno vicino a me mentre osservavo dalla finestra. Mi dedicò una carezza sulla schiena e mi sussurrò piano: "La guerra è finita. Puoi smettere di rimanere rinchiusa in questo posto. Esci fuori e guarda come è bella l'aria!" sorrise dolce.

Io la guardai con una punta di dolore ma allora non conoscevo a fondo questo sentimento per poterlo riconoscere e scossi il capo reclinano gentilmente la sua offerta. 

"La guerra sarà anche finita." sorrisi amaramente. "Ma non per tutti i cuori. C'è chi ha un cuore più leggero e riesce a cacciare facilmente le emozioni negative ma non per tutti e semplice. Fin quando non combatti la guerra nel tuo cuore per te non finirà mai. Pensi che per chi ha visto atrocità come le rappresaglie o i campi di sterminio, la guerra sia finita? Devono continuare a combattere tutti i giorni con i demoni del passato e del presente. La guerra è sempre presente e delle volte è invisibile per alcuni e altre volte si manifesta con tutte le sue atrocità. 

"La guerra è in ogni cuore" continuai. "Tutti abbiamo una nostra battaglia. La tua sarà finita o appena iniziata, oppure dovrai aspettare un po' ma per me la guerra è cominciata da quando ho messo piede in questo posto. Quando ho capito che non avrei più rivisto chi mi amava ma continuavo a nutrire una speranza ed è questa che mi ha ucciso, anche se la speranza è l'ultima a morire." 

Emma mi guardò e poi andò via come un soffio di vento. Non la vidi più. Non rividi nessuno dei miei compagni. Non rividi più quel posto né il cielo azzurro. Continuavo ad aspettare affacciata a quella finestra perché lei aveva detto che sarebbe venuta. Lo aveva promesso. Ma avevo perso la speranza e io sapevo che avrebbe mantenuto la promessa. Rimasi rannicchiata avanti la finestra per qualche giorno. Non contava la fame, la sete e la voglia che il mio corpo sentiva di vedere la luce. Lei mi mancava più dell'aria e non mi sarei mossa per niente al mondo. Arrivò. Una settimana dopo. Arrivò da lontano. Era una sagoma che si avvicinava alla struttura ormai vuota, senza più nessuno. La guardavo arrivare con il suo volto angelico e sarei corsa da lei. Avrei sceso mille piani per raggiungerla. Lei aveva un sorriso più luminoso del sole. Mio padre mi prese tra le sue braccia e scese tutti i piani per portarmi da lei. La speranza non mi aveva ucciso. Era stata la voglia immensa di rivederla. Era stata la guerra nel mio cuore che mi aveva sopraffatta. Perché quando rimani solo nel resto del mondo e non riesci ad andare avanti nella vita morirai. Perché è la barriera che ti costruisci fatta di speranza ad ucciderti. È la voglia di non volere nessuno al di fuori di chi ami già. La voglia di non accettare un amico perché ti abbatti nella tristezza. E ogni giorno pensai che noi esseri umani siamo come rose. Ci costruiamo spine intorno a noi e se nessuno ha cura di noi appassiamo. Perché la solitudine non è adatta all'essere umano, altrimenti nessun Dio sconsiderato, qualsiasi esso sia, avrebbe inventato due esseri umani piuttosto che uno. E l'amore non esisterebbe. E il mondo non avrebbe senso. Perché la vita non ha senso se il protagonista di tutta la storia sei solo tu e non ci sono antagonisti e personaggi secondari. Non c'è lieto fine né morale

Sfida di scrittura creativa 1.0 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora