9 - @caste994

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Lista 9

COME UNA CAREZZA di caste994 

L'auto viaggiava a folle velocità per la strada solitaria e nodosa, che si dipanava in quel deserto composto di poche rocce rossastre erose dal vento e sparuti arbusti coraggiosi

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L'auto viaggiava a folle velocità per la strada solitaria e nodosa, che si dipanava in quel deserto composto di poche rocce rossastre erose dal vento e sparuti arbusti coraggiosi. Il conducente si grattò per un attimo la sua fronte rugosa, mentre nel cielo rimbombavano i suoni di tuoni preceduti da saette di luce. La notte era scura per sua stessa natura ma quella, se possibile, lo era ancora di più; le stelle, insieme alla luna, proprio non si vedevano, e questo poteva significare una sola cosa, pensò Brandon, mentre con una mano si sistemava il suo ciuffo brizzolato.

La pioggia non era mai stato un problema, anzi era legata ad un filo invisibile di ricordi, tuttavia, considerando dove si trovava, aveva un'unica scelta: schiacciare il pedale dell'acceleratore a tavoletta e sperare di uscire, prima che si scatenasse l'inferno, da quella zona brulla; oppure l'unica altra speranza era di trovare un riparo di fortuna, magari una di quelle vecchie autostazioni di carburanti oramai dismesse e vetuste, ora che tutti i mezzi di trasporto viaggiavano ad elettricità tramite pannelli solari.

Brandon premette ancora più a fondo il suo piede sul pedale destro nonostante la strada curvasse leggermente a sinistra, avrebbe potuto impostare il veicolo sulla modalità sportiva automatica e godersi lo spettacolo di luci e suoni, mentre pregava un dio nascosto dietro tutte quelle nubi inquinate dall'uomo, ma trovava la cosa alquanto noiosa, lui cresciuto guardando gare di Formula Uno e MotoGp quando ancora traspariva odore di ottani nell'aria.

I suoi occhi grigi e freddi come il ghiaccio saettavano di concentrazione mentre il tempo continuava a peggiorare, non aveva il finestrino abbassato ma era certo che sarebbe entrato odore di umidità, sapeva che alla prossima cittadina mancavano poco più di cinquanta chilometri, troppi prima che succedesse l'inevitabile.

Un lampo accecante colpì il suolo a pochi metri dal punto dove si trovava lui, seguito da un sordo rumore e da odore di bruciato: un arbusto aveva preso fuoco ma per fortuna non c'era molto combustibile in quel deserto infame.

In quel momento lacrime di pioggia cominciarono a cadere sul parabrezza della macchina bianca di Brandon, non era però la stessa acqua di quando era bambino, ora era acida e se non avesse trovato presto riparo, tutto il suo mezzo si sarebbe corroso e la fine sarebbe stata inevitabile.

Sui suoi occhi cominciarono a scorrere immagini precoci della sua vita: era proprio vero che a un passo dalla fine ogni momento veniva riavvolto come se fosse una scena di un film.

I suoi ricordi scorsero veloci ma in particolare lo colpirono quelli riconducibili alla pioggia che cadeva in quel momento.

Come quando con suo fratello Danny giocava sulla Golf del padre a quale goccia di pioggia avrebbe resistito di più nel percorrere il tragitto del finestrino zuppo di acqua ancora sana.

Oppure quando erano nella loro vecchia casa di famiglia e fuori pioveva a dirotto, e sua madre li sgridava perché ogni volta contraddicevano all'ordine imposto: non toccare con le mani i vetri che così si lasciavano impronte scomode da togliere; che poi le pulizie toccavano sempre a lei. Mentre invece loro due si divertivano a chi contaminava più finestre con le proprie impronte, ridendo di scherno alle grida della loro povera madre.

Un altro forte tuono riportò Brandon al presente, per fortuna appena in tempo per non uscire di strada da cui lentamente stava sbandando verso destra. Dopo la breve manovra vide la sua salvezza: una piccola stazione di rifornimento all'apparenza abbandonata.

Mentre parcheggiava la sua auto perlacea sotto la tettoia scrostata del vecchio benzinaio, pensò che solo un folle o un motivo urgente potessero spingere una persona ad affrontare quel deserto di riscaldamento. Lui un motivo lo aveva, arrivare nella vecchia casa di famiglia prima che venisse rettificato l'atto di vendita: voleva darle un ultimo saluto, alla casa e al fratello che aveva vissuto lì gli ultimi anni della sua vita tribolata.

Brandon terminata l'università si era trasferito e le loro vite erano corse su binari paralleli senza congiunzioni, era dispiaciuto per questo e sperava che il fratello, Danny, gli avesse lasciato un ultimo messaggio nella loro antica dimora in cui avevano condiviso un'infinità di ricordi.

Dopo un'ora, in cui Brandon aveva pensato molto al fratello recentemente scomparso, terminò il temporale all'improvviso, così come era iniziato, una condizione meteorologica causata dal nuovo clima terrestre, come i deserti crescenti e le piogge acide ormai tipiche di alcune zone; anche quello era stato uno dei motivi del suo spostamento di vita.

Ripartì, quindi, con la sola compagnia delle luci delle stelle che provavano a rischiarare inutilmente quel cielo ancora plumbeo; Brandon giunse alla sua destinazione mezz'ora dopo: una villa fatiscente di inizio ventunesimo secolo posta poco prima dell'entrata nella cittadina, una volta popolosa, ora un monumento al cemento circondato dalla brutalità ambientale.

Spenta la macchina, rimase per un attimo ad ammirarla: era una casa moderna al suo tempo, con quelle linee minimal e squadrate, con le pareti dipinte di grigio alluminio e le finestre rettangolari a doppio vetro. Poi aprì la porta laccata di bianco con le chiavi che aveva custodito di nascosto, e una volta all'interno tutto gli fu nuovamente familiare; il fratello non aveva cambiato quasi niente. I suoi occhi metallici saettarono dalla cucina al soggiorno con le lampade rotonde appese, fino alle scale di parquet di mogano.

Si mise a salirle quasi in automatico, sapeva che se c'era un messaggio, era nella loro vecchia camera con i letti a castello. Quando entrò vide che l'unica differenza erano appunto i letti che non c'erano più, erano stati sostituiti da uno singolo, ma il tappeto persiano e i quadri patchwork a tema manga c'erano ancora, come la stessa intelaiatura panna della finestra che dava, ora, verso il deserto.

Il sangue nelle vene di Brandon si ghiacciò, il vetro era pieno di goccioline cristallizzate e un'ombra umana faceva capolino nella parte bassa del quadro trasparente. Le piogge acide avevano catturato con un prodigio della scienza a lui sconosciuto, l'ultima fugace presenza di suo fratello, quell'impronta apparteneva senza dubbio a Danny. Non sapeva come mai ne fosse certo, ma un prurito lungo la parte superiore della sua schiena gli suggeriva che quella era la verità. Si avvicinò titubante, a piccoli passi, come se ogni movimento gli costasse una fatica immane, il cuore a mille. Il suo braccio si allungò, i muscoli tesi, le giunture della sua mano destra si aprirono fino a combaciare con quella impressa nel vetro. Una volta appoggiata la sua, notò come ancora una volta la sua fosse più grande di quella di Danny. Una lacrima leggera gli bagnò il viso rugoso, un sorriso mesto gli si dipinse sul volto carico di rimpianti. Scusami. Se potesse tornare indietro Brandon direbbe solo questo, quell'unica parola giusta. Suo fratello, ne era certo, capirebbe. Non servono troppe parole a volte. Una basta e avanza.

Asciugatosi con l'altra mano la faccia, si ricompose e ritornò da dove era venuto, e una volta uscito diede addio per sempre a quella casa, a tutto quel carico di ricordi che rappresentava; forse sbagliava a disfarsene ma la sua vita non era più lì da tempo. Eppure, almeno adesso il suo cuore era più leggero. Quell'impronta era stata come una carezza dall'aldilà.

 Quell'impronta era stata come una carezza dall'aldilà

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