22⭐ - @AlbiLanza

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LISTA 22

LA GROTTA DEL DEMONE di AlbiLanza

Una goccia d'acqua lontana, un brivido di freddo

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Una goccia d'acqua lontana, un brivido di freddo... la donna si svegliò. L'oscurità l'avvolgeva, a malapena tenuta a bada da una pietra luminosa che teneva in mano.
La sua schiena poggiava sulla dura roccia, il suo corpo era scosso dai tremiti, la sua testa doleva, era così stanca... ma l'oscurità minacciosa la costrinse ad alzarsi in piedi.
Il silenzio, la pietra acuminata che la circondava, l'umidità, il buio... era in una caverna.
Per quanto si interrogasse, non riusciva a ricordare come fosse arrivata lì. Il suo cuore batteva impazzito, le ombre ignote sembravano voler mangiare la flebile luce che stringeva in mano. Esitante, cominciò a seguire la parete.
I suoi vestiti erano strappati, i muscoli le dolevano... un sentimento le opprimeva il petto.
Seguiva quel muro con passi incerti, secondi divennero minuti, minuti mutarono in ore. Si arrovellava, si sforzava, ma solo ricordi confusi si agitavano nella sua mente.
Per quanto ancora avrebbe continuato a camminare? Non saliva, non scendeva... in che posto si trovava?
Camminava e camminava, le sembrava di impazzire. Non aveva fame, non si sentiva assetata... poteva solo avanzare in quel silenzio opprimente.
Forse davvero era impazzita, ma le sembrava che parlare in quel silenzio fosse impossibile. La sua gola si rifiutava di emettere suoni. Invece i suoi pensieri erano così vividi... la tormentavano animando il buio, obbligandola a vivere in un'eterna paura.
Si fermò per riposare. Un sonno agitato la colse, muovendo ricordi nella sua mente,
Sua madre, suo padre, i suoi fratelli... i loro volti si mescolavano, le loro voci si sovrapponevano spensierate.
Dolcissimo calore allentò la morsa della paura sul suo cuore. Sentiva nostalgia, desiderava così tanto rivederli... ma si risvegliò tornando a quella fredda realtà
Riprese a camminare nel silenzio, ma una strana sensazione di urgenza sorse. Aveva dimenticato qualcosa di importante.
Ora ricordava i nomi dei suoi fratelli, le loro abitudini... il profumo della primavere mentre lavorava nei campi.
Una luce lontana attirò la sua attenzione. Aumentò il passò, speranzosa.
Continuava a camminare, ma la luce sembrava sempre così lontana. Nuovi ricordi di una donna ammantata di nero.
Esplorava il villaggio con il terrore negli occhi, indietreggiava dinanzi alle premure degli abitanti. La donna corse via, scomparendo.
La luce si fece sempre più forte... dovette chiudere gli occhi. Quando li aprì rimase attonita: stava su una collinetta, all'orizzonte intravedeva un villaggio.
Il sole le feriva gli occhi, dovette aspettare molto tempo prima di riabituarsi. Alle sue spalle c'era ancora il cunicolo lungo il quale aveva camminato.
Un corvo gracchiò attirando la sua attenzione, volteggiando si poggiò a terra davanti a lei.
- Hai camminato nell'oscurità... per quale fine? -
La donna indietreggiò sorpresa, sentendo il corvo parlare. Non sapeva cosa rispondere, ma quella domanda agitò altri ricordi.
Demoni dall'aspetto terribile apparvero in una tranquilla giornata di primavera. Deformi, ghignavano mentre banchettavano con la morte e il sangue, seguendo le direttive di quella donna ammantata. Sentiva le loro risate mentre fuggiva nella foresta... finché non dovette fermarsi sfinita.
Rabbia, frustrazione e terrore... tutti erano stati massacrati.
Una leggenda parlava di una caverna nelle profondità della foresta, dove si diceva abitasse un antico demone in grado di esaudire ogni desiderio.
Sconvolta e senza più nulla per cui vivere aveva cercato la caverna, ma esausta era inciampata cadendo in un fosso.
Ricordava il dolore della roccia accuminata che gli squarciava i vestiti e la pelle mentre cadeva... ma il suo corpo ora non doleva, le sue ferite sparite.
- Resuscita la mia famiglia, o grande demone! - si gettò a terra, pregando il corvo.
Sentiva il suo cuore scoppiare di disperazione, di furore. Tremava al solo pensiero che il demone potesse rifiutare i suoi desideri.
- C'è un prezzo -
- Qualsiasi cosa! -
- Ho bisogno di vite di egual valore -
- Cosa devo fare? -
- Lo vedi il villaggio all'orizzonte? Creature orribili lo abitano, uccidile con le tue mani -
- Ucciderle... - spaventata si alzò e si allontanò, cercando da sfuggire dallo sguardo del corvo - Come posso ucciderli? Come dei mostri avere lo stesso valore della mia famiglia? -
- Siamo ancora nella grotta. Loro non lo sanno, credono di essere libere, di poter vivere come vogliono. Credono che la loro vita abbia un valore incalcolabile, un valore tale da giustificare qualsiasi atto verso il mondo. Tali creature non hanno valore per me -
- Se non hanno valore... perché devo ucciderle? C'è altro che ti posso dare in cambio? -
- La tua vita. Muori per la tua famiglia e io la strapperò dalle mani del dio della morte -
Si abbandonò seduta, le gambe non riuscivano più a reggerla. Le urla di dolore dei suoi fratelli l'assordavano ancora. L'idea di morire l'atterriva.
- Se desideri vivere con la tua famiglia, uccidi quegli schiavi della grotta. Colleziona il loro infimo valore, così ne avrai raccolto abbastanza per salvare la tua famiglia. Basterà metà del villaggio -
La donna, senza dire una parola, si trascinò verso il villaggio.
Una brezza leggera la fece rabbrividire, i suoi vestiti strappati offrivano ben poca protezione. Il dubbio l'erodeva, costringendola a fermarsi a riflettere lungamente.
Strinse gli occhi cercando di vedere la grotta, ma vedeva solo il piacevole cielo primaverile.
Un suono attirò la sua attenzione. Un battito ritmico, un piccone su una roccia. Cercò la fonte di quel suono, finché non trovo un bambino. Con un piccone che a malapena sollevava, stava colpendo un piccola formazione rocciosa che spuntava dal terreno.
Grugnendo e sforzandosi fino allo sfinimento batteva sulle rocce.
- Cosa stai facendo? -
- Voglio uscire dalla grotta - disse mentre si riposava. Aveva uno sguardo serio, le mani gonfie dalle vesciche.
- Non è quella la strada, te la posso indicare io -
Squadrò la donna - Solo io so la strada fuori dalla grotta, ti conviene scavare con me. Sento puzza di pennuto addosso a te -
- Conosci il demone? Dice che il villaggio è abitato da mostri -
- E' abitato da sciocchi, mostruosi schiocchi. Agli occhi di un pennuto potrebbero sembrare dei mostri -
- Quindi non sono mostri? -
- Sono schiavi della grotta, puoi decidere da te se definirli mostri -
- Anche il demone ha detto che sono schiavi... ma cosa vuol dire? -
Improvvisamente la faccia seria del bambino si sciolse in un sorriso - Una bella domanda. Sai perché spacco la roccia fino a farmi sanguinare le mani? Perché non ho alternative. La grotta ci tiene prigionieri, l'unico modo per non essere uno schiavo è continuare a provare -
- Da quanto scavi? -
- Da sempre. Lascerò la grotta! Scava con me, fidati -
- No, non posso. Se voglio rivedere la mia famiglia... devo uccidere quei mostri -
Il bambino afferrò saldamente il piccone, soffocando un lamento di dolore - Fai come vuoi -
Così la donna si incamminò verso il villaggio, ripensando a tutti quei momenti che le avevano sempre riempito la vita di gioia.
I campi furono in vista, figure irriconoscibili ne lavoravano la terra. Viscidi tentacoli, centinaia di occhi, strani arti... l'orrore la paralizzava.
Non trovava la forza per avvicinarsi, per compiere la sua missione. Familiare, un corvo gracchiante si poggiò sulla sua spalla.
- Vedi? Orribili schiavi della grotta. Ne lavorano la terra e sacrificano gli animali per prolungare la loro contorta esistenza. Lo senti il loro sguardo? Seguono le tue forme, sbavando per il banchetto del piacere -
- Mi uccideranno loro! Io non... -
Le parole le morirono in gola. Emettevano orribili suoni mentre la guardavano, alcuni iniziarono ad avvicinarsi.
- Colleziona il loro valore strappando i loro cuori -
- Non posso farcela! -
La donna corse a perdifiato, allontanandosi da quel luogo terrificante. Quando i suoi polmoni sembravano pronti a scoppiare, si fermò.
- Quindi rinunci al tuo desiderio? O mi darai la tua vita? -
- Ho paura di morire, di uccidere, di vivere... non riesco a fare nulla! -
- Tu hai un certo valore, posso scambiarlo con cose di egual valore -
- Potresti darmi il coraggio di uccidere quei mostri? -
- La paura mai più ti ghermirà e controllerà, ma costerà molto -
- Cosa vuoi in cambio? -
- Non provando mai più paura, disprezzerai grandemente l'ordine naturale delle cose. Non ci sarà più un posto per te nel ciclo naturale delle vita, in quanto perderai la capacità di capire quale sia il tuo posto. In cambio chiedo la tua fertilità -
- E' un prezzo assurdo! -
- Questo è il prezzo. La paura stabilisce il ruolo del predatore e della preda: rinunciando a essa rinunci all'armonia della vita, quindi perderai il diritto di coltivare la vita stessa -
Pensò a lungo, ma la solitudine e il terrore che ancora l'assaliva erano troppo dolorosi. Così accettò.
Il corvo spalancò il becco gracchiando con una potenza sconvolgente. Come se il suono emesso dal corvo la stesse mutando: i suoi muscoli tremavano e lo stomaco si torceva. Sentiva il suo sangue ribollire spazzando via ogni forma di paura.
Il dolore scomparve, ora il suo pensiero era limpido. Realizzò che da sola non sarebbe riuscita a uccidere tutti, aveva bisogno di aiuto.
- Puoi aiutarmi ad ammazzarli? -
- Il valore sarà dimezzato. Dovrai ucciderli tutti -
- Accettò -
Di nuovo il corvo gracchiò, il terreno iniziò a tremare. Crepe e spaccature fecero eruttare la terra tutt'intorno a loro. Mostri iniziarono a sorgere, gridando e ridendo.
La donna non provava più paura e sentiva dentro di lei che avrebbero seguito ogni suo ordine. Li osservò, disgustata dalle loro forme.
Mostri per uccidere mostri, sembrava quasi un segno del destino.
Non esitò a dare l'ordine, a seguirli per accertarsi che facessero un buon lavoro.
Gli orribili abitanti di quel villaggio scappavano emettendo suoni che ferivano l'udito, le loro interiore coprivano il terreno in un disgustoso banchetto infernale.
Eppure qualcosa non quadrava... perché non si stavano difendo? Perché le loro urla erano così dolorose? Non era paura, non era rimorso... infreddolita raccolse un telo nero per coprirsi.
Quando fu avvolta dal telo, si congelò paralizzata da una rivelazione indicibile. Una rivelazione che esplose nella sua mente quando uno di quei mostruosi abitanti si fermò a fissarla.
Nei suoi cento occhi vedeva paura, le sue cinque braccia deformi tremavano. La sua vista si fece offuscata, gli occhi della donna cercarono di mettere a fuoco la scena che aveva davanti... la creatura che prima la fissava stava scappando arrancando nelle sue tre gambe.
Tre gambe... forse due. Cinque braccia... guardando meglio ne aveva solamente due. I suoi occhi erano due.
La donna iniziò a ridere, realizzando l'orribile massacro che aveva compiuto e capendo che mai avrebbe potuto rivedere la sua famiglia... mai avrebbe potuto prendere quella ragazza che piangendo e urlando stava scappando in cerca di una grotta per esaudire i suoi desideri.
Delirante si strappò i capelli mentre uno stormo di corvi gracchianti le turbinava intorno, una risata terribile e oscena riempì ogni suo pensiero.
Era tutto un incubo... doveva essere solo un sogno. Doveva... essere... un incubo.
Davanti alla donna tutto l'orrore era scomparso... stava solo la sua famiglia sorridente.
- Benvenuta nella grotta, schiava -

  

  

Sfida di scrittura creativa 1.0 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora