Quarta lista: @scriVisse

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REQUIESCAT IN PACE.

di scriVisse

Che siano piante, animali o uomini, non ha importanza.

Per quanto lo si voglia intensamente negare, c'è un'unica certezza che accomuna tutti in questa vita ed è la sua fine.

La morte non si cura di aspetto o carattere, è insensibile a credenze religiose, valori personali o etici e non è certo possibile corromperla con denaro, carisma o talento. Quando è tempo, lei sopraggiunge imparziale e inarrestabile. Le suppliche e le lacrime non la toccano, perché la sua missione è prendersi chi deve, uno alla volta, senza intoppi.

La sua è una legge crudele, eppure indispensabile, che non conosce eccezioni.

È un mistero tramandato, che in molti hanno cercato di spiegare. I più visionari hanno persino tentato di imbrigliarla, ma alla fine rimane una forza che non può essere soggiogata.

Per quanto profondi, non erano stati questi i pensieri di Melissa, quando aveva chiuso gli occhi per non riaprirli più. Bloccata nel suo stesso corpo, anche se troppo giovane per andarsene in un letto d'ospedale, c'era solo sofferenza e rabbia nel suo cuore. La morte per lei era semplicemente un'ingiustizia e niente più.

Mentre i suoi genitori le auguravano a malincuore un riposo eterno e pacifico, ogni gemito e lamento era una maledizione che lanciavano verso la sua dipartita prematura. Dopotutto, è così che succede: quando un amore ti viene strappato, si è dilaniati dalla perdita e quel vuoto pare incolmabile.

Nonostante ciò, al termine dei tipici rituali dei vivi, utili a placare i loro timori e a permettere di dire addio a chi la morte si è preso, tra le tombe tornava sempre a regnare il silenzio.

I funerali di Melissa non avevano fatto eccezione. L'avevano adagiata nella sua bara, con un vestito semplice ma decoroso. I capelli raccolti in uno chignon alto e le labbra dipinte seppur livide e fredde, da cui non sarebbe uscito più alcun suono.

Avevano sigillato il sarcofago, chiuso la porta del sepolcro e ognuno se n'era andato via, con la propria dose di malinconia e tristezza addosso.

I fiori erano ancora freschi quella notte, quando la luna piena illuminò il cognome inciso sul marmo pregiato, troneggiante l'ingresso della cripta dei Walker. L'aria era fresca e tutto il cimitero sembrava avvolto da un alone argentato. Solo il canto delle civette, si permetteva di rompere la pace dei defunti.

Ci si può aspettare di tutto da un essere vivente, ma quell'imprevedibilità non è fatta per appartenere a un corpo destinato a dormire per sempre, mentre si consuma lentamente.

Proprio per questa ragione, nella pace mortifera di quel luogo, ciò che accadeva rientrava nell'inspiegabile. Di colpo, una delle falangi delle dita di Melissa ebbe un sussulto, le ciglia tremolarono e la pupilla cominciò a muoversi sotto alla palpebra.

Una scarica elettrica invisibile parve attraversarle il corpo e fu come se un meccanismo spento ripartisse di soprassalto. Gli occhi e la bocca si sbarrarono, ogni singolo muscolo si tese, obbligandola a una rigidità epilettica per diversi minuti. Nel frattempo, i nervi sembravano trasmettere solo un dolore lancinante, proveniente da ogni singolo centimetro di epidermide. Nonostante questo, però, i suoi polmoni non si riempirono, non si sentì il cuore tamburellarle nel petto e, l'essere non vivente, rimase tale.

Quando finalmente i muscoli si sciolsero e il dolore si attenuò, poté finalmente tornare stesa sul morbido velluto della sua bara. A occhi sbarrati fissava il buio e con la bocca impastata e il corpo ancora rigido riusciva solo a produrre qualche gemito e spasmo.

Sfida di scrittura creativa 1.0 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora