68. Ero arrabbiata.

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Autumn

Ero arrabbiata. La rabbia divampava dentro di me tutto il tempo, lacerandomi, squarciando tutto ciò che c'era di buono o intero, battendo contro la cassa toracica e desiderosa che la sentissi. E lo feci. La sentivo tutte le volte che il nome di mio padre si propagava nel campo, creando ondate di dolore irragionevole in me, un senso di solitudine, come se solo ora avessi perso entrambi i miei genitori. Come se lui non avesse mai fatto niente per meritarsi quel titolo. Lo provavo ogni notte, svegliandomi poi al suono delle urla, che non sapevo se appartenevano a me o a mio fratello, perchè i nostri incubi si sovrapponevano alla nostra realtà e, onestamente, non riuscivamo a dire cosa fosse peggio. Lo provavo ogni volta che un soldato parlava di attaccare un altro campo, perchè quel campo mi ricordava Harry e, anche quello, mi faceva provare un sacco di cose, ma, soprattutto , rabbia.

Ero così fottutamente arrabbiata, tutto il tempo, e le mie ossa si piegavano sotto tutta quella presione, i muscoli dolevano, indeboliti da tutto quello che stava ruggendo dentro di me, ed ero certa di star affrontando una rabbia repressa, problemi col paparino e un cuore spezzato che non voleva guarire.

Quindi quando Niall mi parlò del funerale dell'uomo che aveva distrutto la mia vita, feci tutto il prossibile per non sfondargli il cranio e poi, magari, urlargli piangendo quanto erano stati terribili i miei anni con lui e quanto non sarei mai stata bene a causa di quello che aveva fatto e della persona che era. Che era anche la persona in cui temevo di trasformarmi, era la mia paura più grande al mondo.

E quando Liam venne a piangere da me perchè l'aveva ucciso, quasi gli dissi che se avessi potuto, l'avrei ucciso continuamente, ogni volta pensando a un modo diverso, più doloroso, per fargli patire la bruttezza che aveva diffuso nel mondo. Dopotutto, era stato lui a creare il mostro che dovevo domare, con cui dovevo vivere. Quasi gli dissi che quell'uomo aveva distrutto il mio cuore quando ero ancora troppo giovane per capire cosa si provasse ad avere un cuore spezzato. Aveva ucciso mia madre, mi aveva allontanata da mio fratello e trasformata in qualcosa che non avrei mai voluto essere. Quell'uomo aveva fatto del male ad Harry, in troppi fottuti modi, e la morte era il male minone che meritava. Anche l'essere morto non meritava. Ma non dissi nulla; mi morsi le labbra e fui forte, provando a surrare cose che assomigliavano a delle condogliane e a delle scuse.

E quando Niall se ne andò e la macchina per le spedizioni tornò vuota, senza nessun corpo nascosto a pregarmi di ritornare a casa o un bigliettino a ricordarmi il tempo che avevo passato senza Harry. Quando i soldati iniziarono a ribellarsi contro me e Liam, aumentandogli quel senso di rimorso e distruggendolo ulteriormente, perdendo un pezzo di sè. Quando Liam mi disse che aveva sognato nostra madre, quando io non la vedevo nei miei sogni da quando era stata uccisa, sebbene la mia vita fosse iniziata e finita con lei. Ci provai. Provai a non essere arrabbiata con loro, col mondo, con Harry e con me stessa. Ma era come se riuscissi a riempirsmi solo di calda, rossa, rabbia senza limiti e avevo paura se mi fossi lasciata andare, allora non sarebbe rimasto nulla di me. Non sarebbe rimasto nulla da provare.

Ma quando cinquanta soldati si radunarono per creare una sommossa non autorizzata nel campo di Harry e noi riuscimmo per poco a catturarli ai confini, mi ci volle un po' a sentire oltre i colpi che risuonavano nelle mie orecchie e Liam che mi chiedeva di smettere di sparare, perchè si erano già precipitati via. Mi ci volle ancora più tempo per far smettere alle mie mani di tremare e di respirare, per smettere di sentire il cuore stretto dal panico, come se stessi perdendo tutto il controllo.

E poi le mani di Liam mi toccarono, spazzando via il tocco di Harry, mentre cercava di calmarmi, di dirmi di non aver paura della pistola o di me stessa, e mi spinsi contro Liam con così tanta violenza che potei quasi sentire le ossa spezzarsi. Presi una macchina e ritornai al campo, desiderosa di non voltarmi indietro, perchè andarsene faceva sempre un male boia, e in uno di quei giorni sarei volutamente semplicemente rimanere lì, finchè Harry non fosse venuto a prendermi e mi avesse portata a casa. Aspettavo che una forza mi facesse cambiare strada. Aspettavo che un corpo colpisse la macchina con così tanta forza che non avrei potuto far altro che tornare indietro da esso. Aspettavo le sue luci nello specchietto retrovisore e il motore della sua macchina nelle mie orecchie. Aspettavo uno scontro, il dolore, l'oscurità e il panico. Aspettavo qualcosa che assomigliava molto ad una fine. Come annegare nell'infinito. Ma non successe nulla. Il mondo non finì, nè successe a me. All'universo non interessava ricongiungerci o tenerci separati. L'avevamo fatto noi.

Tornai a casa e c'erano troppe persone. Troppe mura. Troppi ricordi di me nella versione che odiavo. Quindi urlai e ruppi qualsiasi cosa che mi faceva sentire meno a casa e più a qualcosa a cui non appartenevo. Tra tutto, proprio mentre sbattevo la mano contro lo specchio con quel fottuto riflesso di una donna che non riconoscevo, fui stretta tra le braccia di Liam.

La rabbia era ancora bollente, desiderosa di uscire e di ammirare la distruzione che portavo ovunque con me. Quindi lottai contro Liam e, per un momento, non mi importò neppure il dolore che gli avrei causato. Ma lui sibilò, ovviamente addolorato, e mi disse di smetterla, e, finalmente, lo feci. Così fece qualsiasi cosa.

Non ero più arrabbiata; solo stanca. Quindi stese entrambi sul letto, con la mia testa sul suo grembo. Mi tolse con cura le schegge di vetro dalla mano, bendando la ferita. E appena quel dolore diminuì, arrivò quello al cuore e iniziai a piangere. Era da un mese che non mi permettevo di piangere o di sentirne la necessità. Quella fu la notte in cui Liam smise di piangere, promettendomi che sarebbe stato un fratello migliore, un uomo forte e che ci sarebbe stato finalmente per me.

Sentivo il bisogno impellente di dirgli che non avevo bisogno che lo fosse, che stavo bene. Ma la mia mente era esausta e il mio cuore non ce la faceva più, mi sentivo debole, quindi annuii, sprofondando su di lui e permettedogli di stringermi, promettendomi che domani mi sarei ripresa. Che avrei voluto esistere, senza contare sulla presenza confortante di qualcuno. Mi sarei concessa una vita che andava oltre il singolo individuo e avrei trovato un senso di integrità in questo. Perchè magari questo era l'unico modo per me per ritornare da Harry e chi una volta ero con lui. Non potevo portare tutto questo con me. Non era giusto nei suoi confronti e lui non avrebbe mai lasciato che trascinassi ciò da sola.

Anche Harrt aveva i suoi fantasmi che doveva scacciare. Doveva liberarsi di tutte le impronte del passato, di tutte le ferite che non erano mai davvero guarite del tutto. Dovevamo prenderci cura di noi stessi, per essere capaci di prenderci cura l'uno dell'altro. Dovevamo imparare a lavorare da soli e insieme, e tutto quel che c'era nel mezzo. E ora sembrava ancora che non ci stessimo riuscendo bene. Mi sentivo morta.

Quindi, magari domani, mi sarei svegliata e avrei lavato via la stanchezza di oggi, sena aver paura di spazzare via altre tracce di Harry, perchè lui sarebbe stato sempre lì, dentro di me, da qualche parte. Forse avrei inspirato e non avrei sentito i polmoni crollare sotto il peso del profumo di Harry. Forse non sarei più stata arrabbiata e amareggiata. E forse niente di tutto questo succederà. Magari mi ci vorrà un po' di più per superare qualcosa di tanto affascinante quanto me ed Harry e quello che eravamo insieme. Magari le mie ferite erano un po' più profonde di quel che mi piaceva pensare, magari non ero ancora forte abbastanza. Non lo sapevo davvero. Ma per quella notte, stretta a Liam, chiusi gli occhi e semplicemente respirai, sincronizzandolo al suono del battito di Harry, che ancora risuonava nella mia testa, finchè non riuscii a trovare il mio ritmo. Una versione di me che non era stata colorata dall'esistenza di Harry. E poi, tornai da lui. Una parte di me l'avrebbe sempre fatto.

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Scusate eventuali errori, manco da un po' su questa storia e non ho riletto il capitolo (spero di farlo a breve). Ad ogni modo la storia sta volgendo al termine, spero mi accompagnerete come avete sempre fatto!

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now