50. "Te."

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Autumn

La mia testa continuava a martellare, sebbene non mi sembrasse di starmi aggrappando alla vana minaccia di rimanere cosciente ogni volta che respiravo. Stringevo la mano di Anne nella mia, nel tentativo di tenerla al caldo, comoda e vicina. Il più vicina possibile potesse essere in quello stato che mi era dolorosamente familiare.

Harry non mi aveva rivolto neppure una parola nelle ultime ore, da quando se ne era andato Liam. Mi sentivo nauseata ogni volta che si incrociavano i nostri occhi e riuscivo a vedere che tentava di tutto per far sì che non riaccadesse. Le lacrime si erano formate nei mie occhi, ma non piansi. Il dolore aveva preso il sopravvento su ogni aspetto della mia esistenza e non riuscivo più a contraddistinguere quale fosse fisico e quale no. Semplicemente, faceva male tutto e desideravo poter scambiare i posti con Anne. Sembrava così riposata, così in pace, come se non dosse affrontare nulla di quello che stavo attualmente subendo. Stava solamente affrontando una malattia che la mangiava, che portava via pezzi di lei, finchè non fosse diventata poltiglia. Non sapevo chi delle due stesse soffrendo di più. Speravo fossi io.

Posai le labbra sulla sua guancia, nel tentativo di misurare la sua temperatura corporea; una tecnica che mia madre mi aveva insegnato una volta. Un'altra ondata di dolore mi sopraffece, mentre mi sforzavo di non pensarci. Sospirai sollevata quando sentii la sua temperatura abbassarsi lentamente. Spostai lo sguardo, posandolo per sbaglio su Harry, che ora era talmente accigliato che avreste potuto pensare che le sue rughe tra le sopracciglia fossero permanenti. Sembrava perso nei suoi pensieri, avrei voluto chiedergli cosa gli passasse per la mente. Ma non lo feci.

"Di cosa si trattava questa volta?" disse lui, proprio quando mi obbligai a non guardarlo a lungo perchè faceva male. Tutto sembrava far male.

"Cosa?"

"Il tuo incubo. Di cosa si trattava?" per la prima volta in quella che mi sembrava da una vita, Harry mi guardò. Mi guardò veramente, e non la parte mostruosa di me che lo perseguitava. Ma me. La vera me. La versione a cui cercavo disperatamente di aggrapparmi.

"Te." risposi con sincerità, guardando il suo cipiglio farsi più profondo, prima di rilassarsi.

"Me?"

"Sì. Sembrano essere sempre collegati a te, in un modo o nell'altro."

"Stai cercando di incolparmi per questo? Sarei responsabile de-"

"No, Harry. Non sto provando a fare niente. Non sto facendo niente."

"Sai qual è la cosa divertente?" sbuffò, ridacchiando sarcasticamente prima di guardare altrove. Mi mancarono subito i suoi occhi. Non parlai, aspettai che continuasse.

"Pensavo avrei voluto farti qualcosa. Non so. Urlarti addosso. Farti del male. Sbatterti fuori. Pensavo che non avrei voluto avere niente a che fare con te. Pensavo che non sarei stato capace di guardarti."

"Posso andarmene, se vuoi che lo faccia. Posso-"

"Dio, vorrei che fosse così. Vorrei poterti lasciare andare. Vorrei poter superare questo senza di te, ma non penso di riuscirci. Io- io ti odio. Cazzo, pensavo davvero che ti avrei odiata, ma tutto quello che io- ma sembro aver bisogno solo di te. Io- io non so cosa cazzo sto facendo. Non so perchè sono tanto stronzo con te, o perchè non lo sono. Non so niente e tu, rimanendo qui, aiutandomi con lei, mi stai mandando in tilt il cervello. Ma non penso di poter stare qui, rimanere qui e- e vedere tutto questo senza te qui. Dio. Ho bisogno di te e mi odio per questo. Mi odio per il fatto che non ti odio. Ha senso almeno?"

All'improvviso buttò tutto fuori. E iniziò a piangere. Harry piangeva, guardandomi come un bambino perso in cerca di risposte da un mondo che non riuscivo ancora a capire. Forse, era davero perso senza sua madre, senza l'immagine che aveva stretto così teneramente di me. Doveva essersi perso. E avrei voluto poterlo trovare. Avrei voluto avere tutte le risposte al mondo, ma non le avevo. Quindi mi alzai, ignorando il lieve capogiro mentre mi avvicinavo a lui. Circondai la sua spalla con un braccio e, quando non si tirò via, lo circondai anche con l'altro, facendo aderire la sua schiena al mio petto e nascondendo il mio viso nel suo collo mentre lo stringevo a me.

Piangeva, tremava, sussultava e, nel mentre di tutto ciò, posò le sue mani sulle mie e le strinse. Non sapevo se avesse bisogno di me o avesse bisogno semplicemente di qualcosa che lo tenesse ancorato a terra, ma lo accettai. Sarei stata qualsiasi cosa avesse avuto bisogno che fossi, finchè non avesse più necessitato di me.

Le lacrime testarde che avevo trattenuto così a lungo, alla fine iniziarono a colare lungo la mia pelle e su di lui. Ed ero grata che si potessero dissolvere nelle sue, perchè questo era il suo momento. E sebbene l'avessi distrutto io continuamente, questa volta volevo solo provare ad aggiustarlo. Perchè persone come Harry non erano fatte per essere spezzate. I suoi pezzi erano troppo preziosi, troppo unici e se si fosse spezzato, cosa avrebbe lasciato a quelle persone meno umane come noi? Niente. Se Harry so fosse spezzato, allora noi non avremmo avuto assolutamente niente. Allora io non avrei avuto assolutamente niente. E tutto quello che volevo era lui.

Il suono del suo pianto mi spezzava il cuore. Mi distruggeva assolutamente, ma ero grata che mi permettesse di essere lì a stringerlo, perchè Dio solo sapeva quanto sarebbe dovuto essere stato disgustato dal mio tocco. Volevo solo che lui sapesse che c'ero per lui. E non sapevo se fosse di conforto o terrificante. Non ebbi il tempo di pensarci, perchè Anne iniziò a muoversi, mormorando debolmente, prima che inizasse ad aprire gli occhi.

Harry si allontanò dalla mia presa prima che potessi lasciarlo andare, alzandosi e inginocchiandosi accanto sua madre, prendendole la mano mentre si asciugava con furia le guance. Poteva permettersi di essere vulnerabile solo davanti poche persone e, questa volta, non riusciva a superare il fatto che non fosse riuscito a trattenersi. Non singificava nulla. Non si fidava ancora di me. Non gli importava più. Avevo comunque ucciso suo padre e qualcosa dentro dilui. Non sarei potuta essere altro.

MI avvicinai ad Anne, ricevendo un piccolo sorriso mentre alzava la mano. Mano che strinsi immediatamente,mentre la guardavo e forzavo un sorriso, sebbene tutto quello che volessi fare era piangere ancora.

"Ci hai spaventati a morte, Anne." risi, smettendo di paingere. Harry strinse ancora più forte la sua mano, portandosela alle labbra e dandole un bacio coscienzosamente.

"Grazie." mormorò Anne, ampliando il suo sorriso. Scossi la testa leggermente, incapace di parlare. MI guardò, poi abbassò lo sguardo su suo figlio, prima di allontanare la sua mano dalla mia presa per passargliela tra i capelli. Nuovamente, un'altra ondata di dolore mi sopraffece, mentre ricordavo mia madre fare la stessa cosa. Deglutii, allontandomi per dare loro il tempo insieme di cui avevano bisogno. Uscii dalla stanza e aspettai che Harry mi fermasse. Aspettai nella speranza che potesse importargli di nuovo di me. Ma non lo fece. Non poteva.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora