14. "Ci sono degli uomini giù."

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Autumn

L'uomo con gli occhi blu sedeva dove era seduto precedentemente Harry, sfogliando un libro da leggere, mentre Raine sedeva ai piedi del letto, le gambe che le tremavano, facendo muovere l'intero letto. All'inizio pensavo di poterlo affrontare, lasciar passare, perchè la povera bambina doveva essere nervosa, ma, andiamo, quante ore di tremolio poteva sopportare una persona?

"Bimba." esclamai, posando una mano sulla sua spalla per placarla. Lei spalancò gli occhi, impaurita immaginavo, mentre indietreggiava.

"Non ho intenzione di farti del male." la rassicurai, sospirando frustrata.

"Perchè no, allora?" domandò lei e non riuscii a respingere il sollievo che mi attraversò al pensiero che mi credeva. Spostai lo sguardo da lei all'uomo con gli occhi blu -Tomlinson, credevo l'avesse chiamato Harry- per accertarmi che fosse ancora perso nel suo libro, invece che a prestare l'attenzione alla nostra conversazione segreta.

"Ti dirò un segreto, okay?" lei annuì, avvicinandosi leggermente a me.

"Mi piaci, bimba." scrollai le spalle noncurante, facendole un piccolo sorriso.

"Tu sei Autumn Griffin e non ti piace nessuno." sussurrò lei, il suo tono che combaciava col mio. Non potei fare a meno di ridere per la verità dietro la sua dichiarazione, scuotendo la testa.

"Vedi? Dovresti sentirti speciale allora."

"Lo sono." annuì lei, il petto irrobustito da un'improvvisa ondata di orgoglio, creato dalla mia semplice constatazione.

"Andrai molto lontano, bimba, me lo sento."

"Come te?" il suo giovane viso si illuminò di speranza, come se io fossi il suo sogno, un obiettivo che tutte i giovani puntavano ad arrivare. Una fitta di tristezza mi attraversò, mentre pregavo che lei sfuggisse al destino che mi aspettava.

"Per favore, no. Non diventare mai come me, bimba. Tu sei meglio di questo." lei aggrottò la fronte, le labbra strette, mentre apriva la bocca, prima di chiuderla di nuovo.

"Ma tu sei una leggenda, tutti ti ricorderanno."

"Mi ricorderanno come quella che ha distrutto le loro famiglie, portato via tutto quello che hanno mai amato, lasciandoli soli con loro lutto eterno. Mi ricorderanno, ma vorranno che non lo facessero, vorrannon non avermi mai incontrata. Che tipo di ricordo è questo, Raine?"

"Ma tu fai questo per la tua gente, per tenerli al sicuro."

"Nessuno è mai al sicuro da me. Io sono una sciagura, una nave che affonda e mi porto tutto con me, perchè voglio il dolore."

"La fai sembrare come tu fossi diventata la cosa peggiore."

"Lo sono."

"Allora perchè sei così?" la domanda mi colse completamente di sorpresa, e potei giurare di vedere il più piccolo di tutti i ghigni formarsi sulle labbra di Tomlinson.

"Io...sarebbe completamente inverosimile se ti dicessi che non lo ricordo più?"

"Vuoi essere come sei?" no.

"È più facile."

"Allora perchè non posso diventarlo, se è così facile come lo fai sembrare?"

"Perchè la parte semplice non è sempre giusta."

"Allora perchè tu la fai semplice, se sai che è sbagliata?"

"Gesù Cristo, Raine, sei testarda." mi stofinai le tempie esasperata, ricevendo in risposta una leggera scrollata di spalle.

"Sto solo provando a capire." disse, mentre io scuotevo la testa per la sua immortale curiosità.

"Beh, non c'è molto altro che posso dirti e tutta questa conversazione mi sta mettendo fame, quindi che ne dici se andiamo a trovare qualcosa da mangiare?"

"E come esattamente pensi di farlo con quelle?" inidicò le manette che mi tenevano bloccata al letto e il mio disprezzo nei confronti di Styles tornò a galla.

"Figlio di puttana." sibilai, alzando gli occhi al cielo irritata. La risata di Tomlinson riempì l'aria, mentre si sollevava dalla sua sedia, avvicinandosi alla credenza appostata al muro.

"Qualcosa di divertente?" lui scosse la testa, continuando a ridere, che ovviamente mi fece assolutamente incazzare, ma non potevo mostrargli mi fosse entrato sottopelle. Provare sentimenti, qualsiasi fosse il sentimento, induceva sempre alla debolezza.

"Sapevo che non vedeva l'ora di attaccarti al suo letto." pensai di aver sentito, prima recuperare delle patatine e gettarla a Raine. Lei se le portò al naso, torcendo i lineamenti dal disgusto, prima di mettermele sotto al naso. Odoravano di formaggio putrefatto e dubitavo che fossero mangiabili.

"Già, sto bene." annunciai.

"Sì, anch'io non ho così tanta fame." replicò Raine, gettando le patatine a Tomlinson, che scrollò le spalle e le divorò in mezzo minuto. Prima che potesse deglutire per bene, all'esterno scoppiarono delle urla, e io riconobbi una in particolare.

"Louis, vieni alla clinica, ci sono degli uomini giù!" quello era Harry. La sua voce era provata, devastata anche, e, di nuovo, qualcosa di sconosciuto si formò dentro di me, ricordandomi della mia umanità in fin di vita. Tomlinson -o Louis, come l'aveva chiamato ora Harry- spalancò gli occhi, prima di fissare me e poi la porta. Raine si alzò dal suo posto sul letto, gli occhi già carichi di lacrime, mentre la sua piccola figura tremava all'orribile pensiero di suo padre ferito.

"Hey, bimba." la chiamai immediatamente, riportando la sua attenzione su di me.

"Vieni qui e lascia che ti racconti una storia, così quel Tomlinson può andare ad aiutare tuo padre, va bene?"ofrii, annunendo in modo incoraggiante a Louis, che imprecò tra i denti e uscì correndo dalla stanza, chiudendo dietro di sè la porta. Raine si sedette tremante dove era prima, ma il suo spirito era svanito, la sua luce si era affievolita e mi trovai a ricordare le volte quando ero piccola come lei, così innocente e ignara dei veri colori del mondo, ingannata dal pensiero di essere al sicuro, finchè non arrivò quel giorno, quando l'uomo si traformò in un mostro inumano, che uccideva, massacrava e torturava per soddisfare i suoi bisogni basilari. Il giorno in cui avevo perso tutto quello che ero e per cui ero cresciuta. Il giorno in cui avevo perso me stessa agli occhi di coloro che mi fissavano affamati, promettendomi che io sarei stata la prossima, che non c'era via di fuga ed era solo questione di tempo. Un tocco gentile, dal quale mi allontanai, mi recuperò dalla spaventosa linea di pensieri in cui ero intrappolata.

"Stai bene?" la bambina, che era un'immagine spiacevole di quello che sarei potuta essere se non fossi stata schernita dalla sanguinolente immagine di quello che era diventato il mondo, mi fissò preoccupata e mi trovai a voler uccidere tutta l'innocenza dentro di lei, a urlarle di non essere così preoccupata e pura, di essere il diavolo, di essere spietata o altrimenti l'avrebbero distrutta, come loro avevano fatto con me. Tuttavia, volevo pregarla di non perdere se stessa, perchè non poteva permettere agli altri di vincere. Nel mezzo della mia battaglia interiore, la porta venne aperta, dopo alcuni spari, e Raine corse fuori.

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Scusatemi, lavorando tanto dimentico anche come mi chiamo. 😪😪

Rupture [h.s. - italian translation]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن