54. "Non scappiamo più."

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Harry

Si era allontanata dal mio abbraccio. Liam se ne era andato. Eravamo stesi sul letto, faccia a faccia, senza toccarci. Le sue mani erano sotto la sua testa, mentre le mie erano poggiate nello spazio tra di noi. Le dita dei suoi piedi fremevano, sfiorando di tanto in tanto le mie gambe, ma velocemente li spostava intimidita. Ma i suoi occhi. Quelli stringevano i miei. Non li avevo mai visti così scoperti. La sfumatura verdognola in essi era diversa, illuminata dai fasci di luce che entravano attraverso i buchi nella porta e le attraversavano per fino la schiena. Sembravano il più bel tramonto, dipinto da tutto quell'arancione, giallo, rosso e viola. Solo che i suoi erano anche un po' verdi, come quel sole che si posa su una foresta deserta. O forse stava aiutando due o tre alberi a crescere, proprio agli angoli dei suoi occhi, prima che tutti quei colori entrassero in contatto col bianco.

Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto. Lei era bellissima. Quasi non vedevo tutte le provocazioni della vita su di lei; tutte le cicatrici, le ferite e le pugnalate. Tutto ciò l'aveva tenuta unita. Tutto ciò l'aveva distrutta. Tutto ciò l'aveva resa quella che era; ogni piccolo pezzo, tutto quello che amavo così tanto, faceva un po' male.

"Ti amo." sussurrai, la voce rauca e contenuta, mentre quelle parole sconosciute si formavano sulla mia lingua, finchè non uscirono. Finalmente. Abbassò lo sguardo, e immediatamente mi mancarono i suoi occhi. Mi mancava lei, ed era proprio lì.

"Ti amo anch'io." disse lei, così a bassa voce che pensai non volesse che lo sentissi. Ma lo sentii. E il mio cuore iniziò a martellare, distruggendosi e aggiustandosi allo stesso tempo.

"Ancora non so cosa fare, Autumn."

"Va bene." le tremò la voce e incrociò di nuovo i miei occhi, solo che ora i suoi erano carichi di lacrime. E lo odiavo. Odiavo assolutamente ciò che le avevo fatto.

"No, non va bene, Autumn. Ma sta andando tutto a puttane e- io sono responsabile di questo campo, di quelle persone là fuori. Loro contano su di me. E potremmo entrare in guerra in qualsiasi momento con tuo padre. E non- non posso pensarci. Non riesco ad elaborare tutto. Mia madre era malata, stava morendo e tu le hai salvato la vita. Lo so. Non posso ringraziarti abbastanza per quello o ripagarti, ma hai ucciso anche mio padre, Autumn. E tutto da allora sta venendo giù a rotoli. Hai tagliato l'ultimo filo che mi teneva attaccato a una vita comune, al mio vecchio me. E forse lui  avrebbe potuto perdonarti. Forse lui avrebbe potuto amarti ciò nonostante. Ma io non posso. Mi dispiace."

Crollò, strizzando gli occhi come se stesse cercando di scappare da quell'agonia. Inspirò, lentamente, aprendo e chiudendo le mani, prima di riaprire gli occhi. Erano più spenti ora, più vuoti, senza lacrime nascoste, ma anche senza parole taciute.

"Capisco. Dispiace anche a me."

"Ci andrai piano con me? Darai tempo? Darai a me tempo?"

"Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, Harry."

"Non voglio perderti. Non voglio."

"Non voglio perderti neanch'io."

Nel frattempo eravamo riusciti a farci strada l'uno nelle braccia dell'altro, con le sue dita strette sul mio petto, e le mie mani che la stringevano. Aveva il viso sepolto nel mio collo, mentre il mio era tra i suoi capelli, e mi sentii al sicuro. Non avevo più paura. Non di lei. Non per lei. Non avevo puara perchè la amavo, e, per la prima volta da quando mi ero innamorato di lei, sembrava giusto. Facile, quasi. E non lo era nient'altro.

"Hai avuto qualche altro incubo la notte scorsa?"

"No."

Parlavamo sussurrando, come se stessimo dicendo i nostri più profondi, oscuri segreti e al mondo non fosse permesso sentirli. Come se, se avessimo parlato ad alta voce, allora sarebbe andato oltre il bozzolo che avevamo creato intorno a noi e saremmo stati obbligati a concederci a un mondo per il quale non ci tenevamo. E non volevamo quello. Questo era giusto. Questo era sicuro. Questa era casa.

"Si farà buio presto. Ho delle ronde oggi."

"Magari posso venire con te? Se va bene."

Mi allontanai, solo un po', prendendo il suo volto tra le mani, sfiorando con le dita ogni suoi lineamento, che sarei riuscito a tracciare anche ad occhi chiusi. I suoi occhi ora erano un po' più scuri, sebbene ci fosse un singolo raggio di luce che la colpiva proprio in mezzo agli occhi, riducendo la pupilla nera e rendendoli di un castano un po' più mielato. I suoi occhi erano così calorosi, così gentili.

"Certo che va bene. Ti amo." annaspò, mentre i suoi occhi incrociavano i miei, come alla ricerca di tracce di esitazione o incertezza, ma non ce n'erano. Se c'era una cosa che sapevo con sicurezza, era quello.

"Io amo te.

"Penso sia la prima volta che lo diciamo, senza che nessuno dei due scappi." rise un po', mentre le mie labbra si curvavano in un sorriso così grande che quasi faceva male.

"Non scappiamo più, va bene?"

Circondò il mio collo con le sue braccia, avvicinando il mio viso al suo, e non pensavo potessi avvicinarmi ulteriormente. Era come se stessimo respirando la stessa aria. Per la prima volta, camminavamo paralleli, senza scontrarci o allontanarci. E in quel momento, volli versare tutta la mia esistenza in lei e vivere attraverso di lei. Quindi poggiai le mie labbra sulle sue, senza baciarci veramente, sfiorandosi semplicemente. Stando semplicemente lì.

Aveva lo stesso sapore della prima volta che ci eravamo baciati. Sembrava fosse passata una vita. Non eravamo gli stessi allora. Non eravamo più gli stessi ora. E probabilmente ogni singolo suo bacio ci avrebbe trasformati in un'altra versione di noi stessi. E saremmo sempre stati innamorati. Ci saremmo sempre amati.

"Non scappiamo più, Autumn."

Poteva essere una promessa. O una supplica. Magari entrambe.

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now