13. "Non ti ho ucciso."

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Autumn

Il giorno successivo fui svegliata da frenetici colpi alla porta. Mi ci volle un momento o due per realizzare dove fossi, con chi fossi. Un basso gemito scappò dalle sue labbra mentre si alzava dalla sedia scomoda, rubando un'occhiata nella mia direzione, prima di dirigere la sua attenzione a chiunque avesse disturbato il suo sonno. Appena la porta fu aperta, entrò Raine, ma stava piangendo con foga. E non sapevo il perchè, ma sentii qualcosa dentro di me agitarsi, una brutta sensazione alla bocca dello stomaco.

"Styles, papà ieri sera non è tornato a casa. È stato fuori in missione per giorni e- molte persone sono ritornate, ma non lui. So cosa significa questo, ma non può essere. Non può essere vero. Lui non può essere morto, Styles. I-Io non ho nessun altro." i lineamenti di lui erano carichi di dolore, i suoi occhi brillavano per l'emotività mentre lentamente si metteva in ginocchio, le sue braccia che trattenevano la bambina a breve distanza, come se la stesse tenendo paintata a terra. Rimase in silenzio, incapace di consolare il suo improvviso dolore. Aggrottai la fronte confusa, notanto come il suo dolore si proiettava su di lui, che era molto, molto più frote, ma non quando si parlava di cose simili. Era distrutto quanto lei e fui sbalordita dalla situazione. Lui aveva perso un soldato, non sarebbe dovuto importare tanto. Non avrebbe dovuto preoccuparsene. Non avrebbe dovuto turbarlo come in realtà faceva. Edera esattamente per questo che io non ero più capace di provare qualcosa, ti indeboliva, permetteva di entrare a tutti coloro che puntavano alla tua distruzione, rendendo il loro lavoro più facile. Proprio in quel momento, lui poteva essere facilmente massacrato. Io potevo facilmente farlo fuori ora, solo che non volevo farlo.

Perchè non volevo distruggerlo?

Perchè quella lina tra nemico e me stessa si era dissolta in quelle che potevano solo essere chiamate ingiustificate, irrazionali, inutili emozioni?

Emozioni che io non mi permettevo, nè ero capace, di affrontare.

Mi alzai lentamente dal letto, guardando la figura della bambina tremare per il continuo pianto che riempiva l'aria, mentre gli occhi di lui rimanevano fissi per terra, nascondendo quella debolezza che l'aveva sopraffatto, tentando di trattenere la facciata indifferenza che doveva mantenere.

"Potrebbe non essere morto ancora." dissi debolmente.

"Non farlo. Non darle false speranze. È troppo crudele, perfino per te." la sua voce era carica di amarezza, odio e rabbia; i suoi occhi si erano rabbuiati per via delle travolgenti, contrastanti emozioni che si permetteva di provare, mentre si alzava dalla sua posizione seduta, nascondendo la bambina dietro di sè, come se quello avrebbe allegerito il suo dolore in qualche modo, proteggendola dall'ignoro o, forse, da me.

"Puoi almeno andare a cercarlo. Chiedere a quelli che erano con lui nella missione, sono sicura che non è stato lasciato indietro da solo. Se ti importa della bambina quanto fai vedere, allora puoi almeno metterci un minimo sforzo." lui mi fissò, la testa inclinata leggermente di lato, la fronte aggrottata, mentre tentava di risolvere il mistero che dovevo essere per lui.

"Perchè ti importa?"

"Non mi importa."

"Giusto. Già." alzò gli occhi al cielo, prima di voltarsi ed accovacciarsi davanti a Raine, che tirò su col naso e si asciugò gli occhi, nel tentativo disperato di sembrare composta. Non potei fare a meno di sorridere debolemente alla vista del suo coraggio, incantata dalla sua forza, e anche dall'innocenza.

"Lo dirò a Louis e a Zayn e andremo a cercarlo. Ma non voglio che te ne vada a zonzo, non è sicuro, bimba."

"Ma è mio padre, Styles."

"Puoi chiamarmi Harry, sai."

"E tu puoi smetterla di chiamarmi bimba, sai." lui ridacchiò, scuotendo la testa per la sua testardaggine, e il mio sorriso si ampliò, per qualche ragione.

"Okay, Raine, io ti chiamerò col tuo nome e tu mi chiamerai col mio."

"Posso darlo." il suo viso si illuminò leggermente, quasi nessun segno della sua crisi precedente, tranne per le lacrime secche sulle sue guance.

"Hai qualcun'altro con cui puoi rimanere?" lei scosse la testa, confermando che suo padre era letteralmente tutto quello che aveva.

"Cosa faccio con te, Raine." Harry si strofinò la fronte, sospirando esausto.

"Può stare qui, sai, con me."

"Già, bel tentativo, Autumn." sbuffò lui, scuotendo la testa.

"Non me la prenderò con la bambina." la indicai, vedendo il suo cipiglio approfondirsi leggermente. "Nessuna offesa, bimba." dissi, lei annuì, ma i suoi occhi rimasero fissi in quelli di Harry.

"Non la lascerò con una prigioniera, che è conosciuta per uccidere chiunque che le sia vicino senza pietà."

"Non ti ho ucciso." incrociai le braccia al petto, come se fosse una ragione plausibile per far sì che si fidasse di me.

"Oh, cara, non avresti potuto neppure se ci avessi provato." sollevò un sopracciglio in segno di sfida, le labbra curvate in un ghigno sicuro di sè, come se stesse sottovalutando tutto quello che rappresentavo. Io fui leggermente eccitata dal trovare qualcuno che mi sfidava.

Sollevai il mio corpo dal suo letto, rendendo ogni movimento lento, intimidatorio e leggermente imprevedibile. I miei piedi si muovevano silenziosamente sul pavimento di legno, mentre mi avvicinavo a lui, un sorriso saccente sulle mie labbra e sui suoi lineamenti scomparvero tutte le emozioni. Riuscii quasi a vedere il sangue scorrere più velocemente, il suo cuore pompare, un improvviso calore prendere possesso del suo corpo, mentre gli posavo entrambe le mani sul petto, portando la bocca al suo orecchio.

"Non sottovalutare i tuoi nemici, Styles, che sicuramente verrai ucciso un giorno." sussurra, sentendolo deglutire sotto il mio tocco infuocato.

"Non lo farò, se non lo farai nemmeno tu, Griffin." la sua voce era così bassa, così riservata e rauca. Poi si allontanò, il suo ghigno crebbe, e io abbassai lo sguardo, notando delle manette intorno ai miei polsi, prima di essere bloccata velocemente al letto, la mia mano bloccata vicino a un palo di metallo del letto. Ero troppo scioccata per reagire, mentre camminava verso la porta.

"Figlio di puttana!" urlai a un Harry altamente divertito, cosa che amplificò la mai furia.

"Hey, hey, linguaggio, abbiamo una bambina qui." si portò un dito alla bocca, mordendosi il labbro inferiore come se fosse offeso dalle mie maniere, prima di ridacchiare.

"Dirò a Tomlinso di stare qui con voi, mentre io e Malik andremo a cercarlo. Tienila sotto controllo, Raine." si era voltato verso la porta mentre parlava, le sue parole non erano dirette a nessuno in particolare. "E non pensare troppo a te stessa." con quello, portò i suoi feroci, misteriosi occhi nei miei, il suo ghigno non scomparve mai. "Capito, Raine?" i suoi occhi ancora non si allontanarono dai miei, mentre Raine sussurrava un entusiasta "Capito!". Appena se ne andò, Raine si sedette sulla sua sedia, le braccia incrociate al petto, una smorfia sulle sue labbra. Potevo dire volesse sembrare intimidatoria, dura, ma non riuscii a fare a meno di ridere per la sua postura esagerata.

"Non ridere di me, posso essere abbastanza pericolosa, se voglio." mi minacciò, intensificando le mie risa, mentre lei sbuffava infastidita, alzando gli occhi al cielo.

"Le donne di questi tempi."

Rupture [h.s. - italian translation]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن