34. "Basta."

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Harry

Il peso che giaceva sulle mie spalle si faceva sempre più pesante ad ogni funerale a cui avevo dovuto assistere. Con ogni uomo, donna o bambino che avevo dovuto vedere sotterrare sotto strati di terra, sapendo che tra qualche settimana non sarebbe rimasto niente eccetto un ammasso di ossa irriconoscibili e un persistente dolore.

Con tutti i genitori in crisi, che non sarebbero mai dovuti essere quelli a sotterrare i propri figli. Con ogni donna singhiozzante, che aveva perso il marito e doveva riprendersi per i figli orfani. Ad ogni urlo, lacrima, sussurro. Ad ogni dolore ripetitivo, perdita familiare, il peso sulle mie spalle si intensificava, finchè non riuscii più a portarlo.

Dicevo poche parole di condoglianze ad ogni funerale, tenevo la testa alta, tenevo le spalle pesanti dritte, tentavo di essere il leader che sarie dovuto sempre essere. Riuscivo a vedere le accuse negli sguardi tristi che mi permettevo di incrociare. Riuscivo quasi a vedere le loro dita lottare per rimanere ferme, invece di essere puntate contro di me. Sentivo tutto ciò che erano incapaci di dire.

Questa è tutta colpa tua.

L'abbiamo perso a causa tua.

Non ti perdonerò mai.

Perchè, Harry?

Ci saresti dovuto essere tu.

Una settimana dopo, con Zayn che insisteva per presentarsi almeno all'ultimo, sotterrammo l'ultimo dei ventitrè uomini che avevamo perso quel giorno.Non avevo fatto nient'altro che partecipare ai funerali, andare alla ricerca di provviste e andare di pattuglia. Non avevo dormito per tutta la settimana, rinunciandoci dopo la prima notte senza riposo, decidendo che tenermi impegnato era più semplice rispetto al vivere un altro incubo. Non riuscivo a ricordare l'ultimo pasto che avessi mangiato. Ero assolutamente prosciugato mentre ritornavo nella mia stanza, di ritorno da un altro giro di ricerca di successo. Per qualche ragione, vivere come se niente fosse cambiato non mi sembrava giusto. Era come se non potessi dormire, mangiare o sorrisere anche un po', perchè lei non era più qui, ed anche quello era per colpa mia. Sembrava sbagliato, così incredibilmente sbagliato. Come se in qualche modo stessi tradendo il poco tempo che abbiamo passato insieme, raggirando il dolore che avrebbe dovuto divorarmi per il resto della mia vita.

"Dove stai andando, amico?" inclinai la testa di lato, trovando Louis al mio fianco, i suoi occhi blu che brillavano alla luce della luna.

"Non lo so, andrò di pattuglia, penso."

"Di nuovo?" sospirò a fondo e sapevo di star per ricevere un'altra delle sue ramanzine.

"Non di nuovo, Louis."

"Lascia che vada io di pattuglia, hai bisogno di riposare, Harry."

"Sto bene."

"Sì, te l'ho sentito dire centinaia di volte."

"Nonostante ciò non smetti mai di chiederlo."

"Perchè non stai bene."

"Sto bene."

"Harry, non pensare che non riesca a vedere cosa sta succedendo. L'ho notato da quando se ne è andata."

"Non farlo, Louis."

"No, Harry, vai di pattuglia e ti metti in prima linea e mi spaventa un sacco. Lottavi per te stesso, lottavi per la tua vita, ora semplicemente- te ne vai lì fuori e aspetti che ti prendano. Quasi brami che ti uccidano, Harry, cosa diavolo è successo?"

"Non è successo niente, semplicemente non vedo più da quel punto di vista."

"Riguardo cosa?!" urlò, accellerò il passo, sopraffatto dalla rabbia.

"Riguardo questo. Tutta questa merda. Riguardo me."

"Cosa dovrebbe significare?"

"Perchè io sono qui e loro no? Perchè non sono stato ucciso? Perchè lei si è dovuta mettersi avanti a me, svanendo lei stessa nel processo? Cosa mi rende così fottutamente speciale?"

"Quindi cosa, decidi di farti uccidere perchè sei sopravvissuto? Come potrebbe la tua morte aggiustare qualcosa?"

"Forse metterà le cose in equilibrio. Forse allora Dio porrà fine alla sua vendetta e sarà meno arrabbiato con noi, e il mondo acquiserà un po' di senso." ero imperturbato da tutto, intoccato dalla sua rabbia e da tutte le altre cose. Ero diventato completamente insensibile.

"Qual è il problema con il cazzo di mondo?"

"Forse sono io." scrollai le spalle debolmente. Lui si fermò davanti a me, tenendomi per le spalle.

"Ascoltami, figlio di puttana, il mondo andrà a puttane che tu ci sei o meno. Non adularti, Dio o chiunque sia non si preoccupa per te. Non sei così importante per i grandi lassù. Sei importante per i pochi di noi quaggiù e in nessun modo permetterò che vai sprecandoti, non sotto il mio fottuto sguardo, Harry, mi hai sentito?" il mio freddo, duro sguardo rimase fisso nel suo, nascondendo tutte le possibili risposte.

"Mi hai sentito, cazzo, Harry?" ruggì, scuotendomi nella speranza che mi liberasse da qualsiasi cosa si fosse impossesato di me.

"Lasciami andare, Louis." sibilai, digrignando i denti.

"Cazzo, ascoltami!" mi diede un pugno sulla guancia destra, facendomi inciampare, ma velocemente mi ripresi.

"Non lotterò contro di te, Louis."

"Sì, lo farai." un altro pugno arrivò sulla mia guancia buona, poi un calcio allo stomaco, che mi fece indietreggiare.

"Bast!" urlai, mentre ci vedevo rosso, il sangue ribolliva per la rabbia e davo un pugno al naso di Louis. Sentii il suono delle ossa rompersi, ma ero troppo preso per analizzare quello che stava succedendo. Stavo assolutamente fumando dalla rabbia, mentre colpivo prima una guancia di Louis, poi l'altra. Avvolsi il braccio intorno al suo collo, trattenendolo così che non potesse muoversi e portandolo a terra.

"Non riesco a respirare." tossì, ma io avevo dimenticato chi fosse, avevo dimenticato per cosa stessi combattendo. Non riuscivo a vedere oltre la furia che mi divorava, dentro e fuori.

"Smettila di provare fottutamente ad analizzarmi. Smettila di agire come se sapessi cazzo, quando non sai. Smettila di agire come se ti importasse, perchè a nessuno dovrebbe mai importare. Mi hai sentito? Basta!" ad ogni parola carica d'odio, corrispondeva un colpo a Louis, che ora sputava sangue e tossiva con forza. Spalancai gli occhi, mentre mi rendevo conto di tutto. Lui era Louis. Il mio migliore amico. Cosa avevo fatto?

"Oh Dio. Oh Dio, Louis, mi-" alzò una mano insaguinata per fermarmi, accovacciandosi sul fianco e sputando altro sangue.

"Tu- tu hai bisogno che ti porti da Rick?" scosse la testa mentre io me ne rimanevo in piedi, incapace di credere alla quantità di danni che gli avevo procurato. Pensai di sentire la voce di Niall in lontananza, seguito dal rumore di passi, prima che si accovacciare accando a un Louis sanguinante.

"Cosa diavolo è successo qui?" domandò, guandando prima un Louis muto e poi me.

"Io- mi dispiace. Mi dispiace." corsi via da loro e da tutto quello che avevo fatto. E mi trovai a correre verso casa di mia madre, per la prima volta da quel giorno, bussando una volta, prima che aprisse la porta. Lei spalancò leggermente gli occhi, forse stavo messo male quanto quello che provavo. Bene.

"Avevi ragione, ho sbagliato. Sono così fottutamente stanco, mamma, non so cosa sto facendo." quando il mio sguardo si posò su di lei, osservandola a fondo, realizzai quanto mi fosse mancata. Realizzai quanto semplice poteva essere perdere anche lei. Realizzai quanto fossi vulnerabile quando si trattava di lei.

E improvvisamente, scomparvero tutte le maschere e collassarono tutti i muri, e iniziai a piangere. Lentamente, silenziosamente, all'inizio, poi mi sopraffece, mi divorò, mi privò di tutta la forza, mentre mi sgretolavo tra le braccia di mia madre.

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now