27. "Saluta Autumn."

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Autumn

Le sue labbra saccenti mi baciavano soddisfando ogni mio bisogno. Le sue mani circondavano il mio corpo, gran parte del suo peso giaceva tra le mie gambe, mentre il suo petto continuava a scontrarsi con il mio, recandomi brividi ogni singola volta. In qualche modo i suoi capelli erano scivolati oltre la bandana che, solitamente, li tratteneva indietro, e mi solleticavano la fronte. Non aveva bisogno di dire una parola, onestamente, la sua voce sarebbe stata annientante; carica di lussuria, bisogno e disperazione.

Pensavo di essere finita, di aver perso ogni attaccamento umano, ma con lui, così incredibilmente vicino e vulnerabile, potevo sentirmi oltre il mio limite di tolleranza. Riuscivo a percepirlo, tutto quello che offriva con il suo semplice tocco o un semplice sguardo nei suoi occhi. Era impossibile tenerlo fuori. Vicino a lui ero debole, facilmente distruggibile, non protetta, ma pronta. E, in qualche modo, lungo il percorso, aveva fatto sì che mi stesse bene così. Nonostante non capissi il concetto di fiducia, sapevo che se gli avessi dato tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno per distruggermi, lui comunque non l'avrebbe fatto. Lui era quasi troppo buono per vivere tra tutte queste persone a malapena umane che ci circondavano.Non era fatto per vivere in un mondo così fottuto, falso e devastante. Meritava un mondo che fosse puro quanto lo era lui, ma era qui, in disordine con la meno umana di tutti.

Sapevo che meritava di meglio, sapevo a cosa avrebbe portato ciò, ma, essendo la stronza egoista che ero, non riuscivo a lasciarlo andare. Lui mi ricordava lei; la ragazza lontana nei miei ricordi, colei che sognava tanto, che era capace di ridere senza provare un peso sul petto, obbligandola a smettere. La ragazza che era capace di amare, come se fosse la cosa più facile e naturale di tutte. La ragazza che voleva soltanto crescere, sposare un uomo che sarebbe stato un soldato per suo padre, avere bambini e crescerli diversamente rispetto al mondo in cui avrebbero vissuto. Quella ragazza era così innocente, ingenua, quasi assurda, a pensare che l'avrebbero lasciata diventare ciò che avrebbe voluto essere. Lei avrebbe dovuto sapere che nessuno era fatto per essere aggiustato in quel mondo. Lei avrebbe dovuto sospettare la distruzione di massa dentro di sè, nell'anima, che passava attraverso le sue vene, che diffondeva il suo veleno, finchè non sarebbe rimasto nulla. Lei avrebbe dovuto saperlo. Come io avrei dovuto sapere allora che Harry non avrebbe potuto assolutamente rimanere.

E quasi mi spostai, mi allontanai dal suo sotterfugio, ma lui era così buono, e io ero improvvisamente così debole, che non riuscii a farlo. Mi guardava negli occhi, prendendosi il labbro inferiore tra i denti, facendomi quei suoi sorrisetti, prima di baciarmi di nuovo e, per ora, volevo stringerlo finchè non ci fosse stato nient'altro di lui da stringere. Per ora, volevo amarlo, per la mia sanità e, magari, la sua. Volevo lasciarlo che mi amasse, perchè, cazzo, come potevo non farlo?

Fummo interrotti da qualcuno che bussò alla porta. Lui gemette sulla mai bocca, alzandosi per aprire la porta e passandosi una mano tra i capelli disordinati. Mi guardò per un secondo, prima di aprire la porta, imprecando tra i denti quando sua madre lo superò ed entrò nella stanza.

"Pensavi che potevi sparare una cosa del genere e andartene via? Ha! Riprovaci, Harold."

"Mamma-"

"No, cosa intendevi dire che non è più una prigioniera? E da quando vieni alla mia festa in maschera?"

"Mamma, se potessi ascoltare-"

"Se questo era uno scherzo, non ti parlerò mai più, okay? Non puoi scherzare su questo, sai quanto significhi per me."

"Lo so, mamma, ma-"

"No, niente ma. Ho visto Raine mentr evenvio qui e mi ha detto che hai promesso di portarla, e di portare Autumn? Quindi non solo è fuori dalla prigione, ma verrà alla mia festa in maschera? Cosa diavolo sta succedendo qui?"

Lui rimase sul ciglio della porta, incrociando le braccia al petto con un ghigno divertito sulle labbra, mentre aspettava che sua madre finisse il suo frenetico sfogo.

"Hai finito?" chiese poi Harry, dopo che sua madre smise di andare avanti e indietro. Lei sospirò a lungo, annuendo debolmente.

"Okay, bene. Ora saluta Autumn e poi possiamo parlare." gli occhi verdi di sua madre si spalancarono mentre si voltava verso di me, prima di sollevare una mano per salutarmi.

"È bello rivederti." ridacchiai, alzandomi dal letto per rimanere a una distanza appropriata da Harry.

"Merda, hai sentito tutto, non è vero?" annuii, incapace di trattenermi dal ridere.

"Linguaggio, mamma." disse Harry, avvicinandosi a lei e stringendola tra le braccia, prima di baciarle la fronte.

"Perchè è qui?" sussurrò sua madre, i suoi occhi ancora leggermente spalancati.

"L'ho liberata. È stato un errore riportarla là, quindi ho rimediato." il suo sguardo lasciò sua madre, per incrociare il mio, sussurrando delle scuse, al che io annuii, facendogli un piccolo sorriso.

"Ma è sicuro, vero? Non stai facendo niente di stupido, vero?" lei si voltò tra le sue braccia, prendendogli il volto tra le mani.

"So cosa sto facendo, mamma." sussurrò. Lei si allontanò dalle sue braccia, fissandolo dubbiosa.

"Sembri diverso."

"Hmm?"

"Sembra che tu...brilli, o qualcosa del genere. Sembri più leggero, più felice. Sei innamorato, ragazzo?" lui spalancò spaventato i suoi smeraldi verdi, mentre poneva fine all'abbraccio di sua madre. Se non l'avessi conosciuto meglio, avrei potuto dire che ciò che lei aveva detto fosse il suo più profondo segreto, quel segreto che non era ancora disposto ad ammettere, neppure a se stesso. Ma non poteva essere così.

"E ora che tu vada." scherzò Harry, alzando gli occhi al cielo. Lei guardò entrambi, prima di avvicinarsi a me.

"È un bravo ragazzo, non ferirlo." sussurrò, prendendo il mio volto tra le mani, come aveva fatto con Harry. Non stava giudicando, nè era severa. Era una semplice supplica, impaurita per il suo unico figlio. E mi trovai a sentire la mancanza di ciò che una volta avevo, desiderando, per la prima volta dopo infiniti anni, poter aver avuto una madre, magari come lei. Io annuii debolmente, forzando di sorridere con le mie labbra secche.

"Non sei malvagia come loro ti fanno sembrare." disse, lasciando il mio volto. Ritornò dal suo amato figlio, baciandogli le guance, prima di salutarmi e uscire dalla stanza in fretta così come ci era entrata. Harry si avvicinò subito a me, posando una mano sulla mia guancia, a cui mi appoggiai, chiudendo gli occhi per affogare nel suo incantevole tocco.

"Mi dispiace per lei."

"È deliziosa." avevo la gola secca, il cuore che batteva impazzito, il petto che sembrava chiudersi.

"Stai bene?"

Non riuscivo a ricordare quando fosse l'ultima volta che mi fosse stata fatta questa domanda, così teneramente, così premurosamente, come se importasse. Come se io avessi importanza. Non sapevo cosa fosse, ma mi venne da piangere per la perdita che non avevo mai pianto, per ciò che l'uomo aveva fatto a quella ragazza che avevo ucciso dentro di me. Per l'uomo che ero incapace di amare a pieno, per l'uomo che non sarebbe mai stato davvero mio, per l'uomo che avrei dovuto uccidere, ma ero troppo debole per farlo. Per la donna che voleva proteggere suo figlio dal diventare ciò che ero io, per l'uomo che avrebbe dovuto uccidermi, ma che invece mi amava. E per l'uomo che avrebbe dovuto amarmi, ma invece mi aveva distrutta. Mi venne da paingere per mia madre, per me stessa, per Harry, per tutta la sua gente e per la mia. Mi venne da piangere, ma non ci riuscivo, perchè lui mi baciò di nuovo, questa volta un po' più delicatamente, con passione e sentimento, e io mi dimenticai perchè volessi mai piangere.

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now