42. "Tu sapevi?"

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Harry

"Che diavolo? Cosa vuol dire che sai?" mi allontanai, sentendo il mondo intorno a me girare, deformandosi in un grande bozzolo di tradimento, che stavo provando estremamente duramente a trattenere, ma non riuscivo a sopportarne ancora.

"Calmati, non è come pensi." disse con calma, con troppa calma, a tal punto che nessuno avrebbe mai immaginato che questo riguardasse l'assassinio di suo marito. Mi alzai in piedi, lottando contro la prosciugante sensazione che non avrebbe lasciato la mia figura. Anche lei si mise dritta, sospirando.

"Ti va di spiegare? Da quanto lo sapevi? Tu sapevi? Te l'ha detto? Prima che a me? Come cazzo è successo?"

"Stavo passando la nottata con lei. Era il secondo giorno da quando era ritornata e stava abbastanza fuori di sè. Stava avendo un incubo, penso riguardasse tuo padre. Si picchiava, urlava e piangeva. Non potevo svegliarla. Alla fine, continuava a ripetere quanto fosse dispiaciuta. Ripeteva il tuo nome, in continuazione. 'Harry. Mi dispiace così tano, Harry. Non lo sapevo. Avrei voluto fossi io. Avrei voluto fossi io, Harry.' ancora, ancora e ancora. Era...non sapevo cosa fare. Non sapevo cosa farne e lei non era nelle condizioni per parlarne, per essere lasciata da sola, per venire a termine con quello che aveva fatto. Quindi me ne sono stata a distanza, perchè non ero sicura e non è qualcosa di cui puoi parlare facilmente, Harry. Solo tu ora hai confermato i miei sospetti. Non lo sapevo. Lei non me l'ha detto. Non c'è nessun tradimento."

Spostò lo sguardo altrove, sebbene la sua aura si fosse notevolmente affievolita. Avevo bisogno di tempo per processarlo. Sentivo il mal di testa iniziare a sbattere alla nuca, diffondendosi lentamente lungo il cranio. Mi strofinai le tempie, chiudendo gli occhi. Non sapevo cosa avrei dovuto fare con tutto ciò. Non mi era mai stato insegnato ad amare qualcuno nonostante avesse fatto qualcosa di orribile. In realtà, non mi era mai stato insegnato ad amare qualcuno in generale.

"Perchè non sei arrabbiata? Questo non...ti spezza il cuore?" avevo bisogno di sapere se stessi esagerando. Avevo bisogno di sapere se avevo il diritto di provare tutto ciò che mi satva divorando.

"Harry, perdere tuo padre è stato....è stata la cosa più straziante che avessi mai dovuto affrontare. Onestamente, non pensavo che avrei superato la prima settimana. Ma l'ho fatto, perchè avevo te. E anche tu avevi me, se non potevi avere tuo padre. Ma Autumn non aveva nessuno. Sua madre era stata massacrata, proprio davanti ai suoi occhi. Le persone non reagisco a cose del genere nello stesso modo. E in aggiunta suo padre aveva giocato con la sua mente, a suo proprio beneficio. Lei non aveva nessuno a proteggerla. Nessuno a dirle che poteva essere tante cose oltre a quel mostro in cui suo padre stava provando a trasformarla. Lei non aveva nessuno a darle una qualsiasi ragione per andare avanti. Io- quando l'ho sentita dire il nome di tuo padre, quanto l'ho sentita confessare tutto quello che aveva fatto, pensavo che avrei voluto ucciderla. Ma non l'ho fatto. Non volevo ucciderla. Voelvo stringerla ed esserci per lei, ciò di cui aveva sempre avuto bisogno. Questa Autumn non è quella che è stata catturata e portata qui. Lei non è quella che si rifutava di darti qualsiasi informazione e minacciava di uccidere te e tutti noi con te. E sicuramente non è quella che ha ucciso tuo padre. Non posso incolparla per quello che il mondo l'ha resa, perchè saresti potuto essere tu o sarie potuta essere io. Noi avevamo l'un l'altro, noi siamo stati fortunati. Lei no."

Sollevò lo sguardo, che assomigliava al mio, ed era carico di lacrime trattenute, il suo petto che si muoveva con pesantezza al costante ricordo della nostra perdita. Scossi la testa, stringendola nel mio abbraccio e ondeggiando leggermente. Le baciai la testa in segno di scuse. Volevo scusarmi per il mondo crudele che aveva trasformato Autumn in quello che era diventata. Volevo scusarmi per lei, che aveva perso il marito, quando non avrebbe mai dovuto vivere qualcosa di simile. Volevo scusari per non esserci stato più spesso, per non aver preso il suo dolore in considerazione, troppo afflitto dal mio. Volevo scusarmi per non averla ringraziata, per essere stata il genitore che avrebbe dovuto essere, perchè probabilmente non sarei stato così senza di lei.

"Hai ragione. Ti voglio bene."

"Ti voglio bene anch'io." sospirò, stringendomi forte, e potei sentire alcuni pezzi ritornare al proprio posto dentro di me. Rimanemmo l'uno nelle braccia dell'altro per un po', bisognosi di quel conforto silenzioso, la rassicurazione che alla fine della giornata almeno avevamo l'un l'altro. Alla fine, mi allontanai, baciandola sopra la testa e dandole una leggera strizzata alla mano. Sorrise un po', ma potevo dire che la nostra precedente conversazione aveva un peso su di lei.

"Cosa pensi di fare ora?" chiese, passandosi una mano sotto gli occhi per rimuovere qualsiasi traccia delle lacrime.

"Non lo so. Ho bisogno di un po' di tempo per superare tutto. Penso passerò la notte nella mia stanza e poi vedremo come mi sentirò domani mattina."

"Vuoi che venga con te, o che stia con lei?"

"Puoi fare quello che vuoi. Io non posso...pensare a lei. Non ora."

"Va bene, amore. Vado prima da Rick, perchè abbiamo delle cose di cui discutere riguardo la clinica e poi forse andrò a casa. Lei non sta ancora abbastanza bene da poter rimanere da sola."

"Dio, mamma. Ora capisco perchè papà ti amava così tanto." la strinsi in un altro abbraccio, bisognoso di sentire quel senso di familairità che solo lei poteva offrire. Era il mio unico genitore da così tanto tempo, a volte quando la perdita di mio padre sembrava svanire dalla mia mente, sembrava come se avessi avuto sempre solo lei. E io ne ero eternamente grato. Rise contro il mio petto, dandomi un'ultima pacca sulla schiena, prima di allontanarsi.

Con l'animo leggermente più alleggerito e un cuore spezzato, mi incamminai verso la mia stanza. Erano passati giorni da quando non dormivo più con Autumn e, sebbene potessi sentire il buco nel petto crescere lentamente, mentre la distanza tra di noi aumentava, non riuscivo ancora ad affrontarla. Avevo paura di tutto ciò che avrei potuto vedere nei suoi occhi, di vedere quelli senza vita di mio padre. Avevo paura che tutto ciò che avrei provato sarebbe stato odio. Perchè non potevo odiarla. Potevo solo amarla. Ma stasera non era la sera giusta per farlo.

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now