35. "Ti dirò una storia."

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Harry

Con una mano mi passava le dita tra i capelli, con l'altra mi accarezzava il braccio, stringendomi nel suo abbraccio mentre mi baciava la fronte quasi a mo' di scuse. I miei consistenti singhiozzi erano diminuiti, lasciandomi con la gola secca e prosciugato di ogni forza.

"Te l'avevo detto che sarebbe successo, se avessi continuato a tenere tutto dentro. Sei così testardo, a volte, che non so neppure cosa fare con te." strofinai il viso sul suo petto, confortato dal suono del suo cuore che batteva, dal calore che mi offriva di buona lena, in contrasto al persistente freddo che era penetrato nella mia anima.

"Pensi che abbia fatto la cosa sbagliata quando l'ho lasciata andare?"

"Sì, Harry, penso davvero tu l'abbia fatto."

"Ma stavo provando a proteggerci, mamma. Se non l'avessi lasciata andae, loro ci avrebbero uccisi tutti. Io- io pensavo di star facendo la cosa giusta."

"No, amore, lei era sotto la tua protezione quanto noi. Era indifesa, spaventata e si stava riprendendo da un'infezione. È stata sparata e le hai comunque permesso di sacrificarsi per noi. Cosa ancora più importante, era innamorata e tu l'hai lasciata andare facilmente."

"Come poteva essere innamorata, mamma? Lei avrebbe dovuto uccidermi. Io sarei dovuto essere il nemico."

"Sono sicura che se lo chieda ogni giorno."

"Dovrei focalizzarmi su questo. Sul tenere al sicuro la mia gente. Sul procupare provviste e addestrare i soldati. Non doveva succedere tutto questo."

"Da quando il mondo funziona nel modo in cui dovrebbe?"

"Qualcuno può spezzarsi così tante volte, mamma, finchè non ce la fanno più. E questo...il mio mondo è andato a pezzi una volta e a malapena riesco a tenere tutta la merda insieme, non potrei affrontarlo di nuovo."

"Come stai adesso, Harry?" sollevai debolmente la testa, guardando le sue labbra curvarsi in un sorriso riconoscente, i suoi occhi che brillavano per qualcosa a cui non riuscivo a dare un nome. Con un sospiro, tornai a poggiare la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi e godendomi della felicità momentanea, prima che qualcuno bussasse alla porta. Con la poca forza rimastami, mi alzai dal letto, scuotendo la testa ai suoi tentativi di aprire la porta così che non dovessi farlo io.

Aprii la porta e una figura familiare collassò tra le mie braccia. Sollevai lo sguardo dalla figura tremante, posandolo sul volto pietrificato che collegai a Liam, il fratello di Autumn.

Aspetta, ciò significava...Autumn.

Lei tossì tra le mie braccia: le gambe giacevano flaccide dietro di lei, le braccia che si mantenevano appena a me, i suoi capelli in disordine e pieni di sangue, mentre mi nascondeva il viso. Autumn era ta le mie braccia. Lei era qui. La realizzazione che mi colpì quasi mi provocò nuove lacrime agli occhi. La girai rapidamente tra le mie braccia, trascinandola a mo' di sposa, mentre lei gemeva per il dolore.

"Attento con il lato sinistro, il proiettile è ancora dentro." la voce di Liam mi ricordò della sua presenza, mentre la stendevo sul letto di mia madre.

"Che cazzo, come fa il proiettile ad essere ancora dentro? È passata una settimana." Liam, che ci aveva seguiti, si voltò a sedersi dall'altro lato del letto, sospirando a fondo.

"L'hanno tenuta prigioniera da quando ce ne siamo andati. L'hanno torturata, colpita. Sono riuscito a malapane a tirarla fuori e non sapevo dove altro andare." spostai i miei occhi lucidi su di lei, mentre lei teneva i suoi chiusi, i suoi lineamenti quasi irriconoscibili sotto gli strati di sangue e sporcizia.

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now