38. "No, Autumn."

1.1K 48 0
                                    

Autumn

Il mio cuore martellava contro il petto, lottando contro tutto quello che vagava dentro di me. Mi sentivo più debole di quanto lo fossi prima, prosciugata dalle ferite fisiche e il buco in me che continuava a crescere, alimentato dalla rabbia, dalla confusione e dal dolore che non mi ero mai permessa di provare, fino ad ora. I singhiozzi erano diventati insostenibili, non avevo avuto chance. Non potevo più trattenerli, perchè richiedeva di essere gestiti e patiti.

"Co- cosa? Cosa vuoi dire?"

E tutto mi crollò addosso, come se la voce gentile di Harry avesse fatto scattare qualcosa dentro di me, qualcosa che avevo disperatamente provato a nascondere, qualcosa che non avevo mai voluto conoscere, qualcosa che aveva distrutto tutto il mio mondo, lasciandomi senza la speranza di poterlo ricostruire.

"Lui- mia mamma stava preparando la cena e io- io ero proprio lì, la stavo aiutando. Liam stava dormendo, lei l'aveva appena messo a letto e anch'io sarei dovuta essere a letto. Non sarei mai dovuta essere sveglia, ma l'avevo pregata di lasciarmi aiutarla con la cena e mi aveva detto che sarei potuta stare alzata solo per altri venti minuti. La porta fu aperta e- persone...soldati...così tante pistole e urla e- mi spinse sotto il tavolo e io- vidi i suoi stivali, Harry. L'ho visto, ma in tutti quegli anni ho pensato non fossero quelli. La mia mente...si rifiutava di pensare che lui potesse aver fatto ciò a lei, a me e a Liam."

"No, Autumn, solo perchè lui era lì, non significa che l'abbia fatto."

Potevo dire che voleva proteggermi da quello che ciò significava. Il peso della verità era così pesante, così incredibilmente soffocante, e non importava quanto duramente entrambi volessimo che fosse falso, non lo era. La verità era che mio padre aveva ucciso mia madre e io avevo vissuto sapendolo. Ma avevo chiuso gli occhi, mentre le immagini di quella notte e ogni singolo giorno da allora veniva rimpiazzato dietro le mie palpebre, facendomi annegare nel dolore, aggiungendo alla nitidezza di ciò nuoveverità scoperte.

"Lui mi fa delle cose, Harry. L'ha sempre fatto. E lui- lui mi ha incasinato la testa e mi ha fatto dimenticare. Conosco le sue tecniche, so c- come tortura la gente. E la mia mente era troppo debole per affrontare la verità, quindi io semplicemente- ho chiuso tutto fuori. Ma l'ho visto, nei miei sogni, e sta tornando tutto. Oh Dio, Harry, lui- lui continuava a chiamarla traditrice. Era così forse, così pieno d'odio e aveva il suo volto tra le mani, e continuava a sbatterle la testa contro il muro. Lei-"

C'era così tanto sangue. Troppe voci che urlavano. Ossa che si rompevano, cuori in frantumi, bambini schiacciati. E io ero proprio nel mezzo di tutto ciò, paralizzata dalla paura, vincolata dall'impotenza. Non c'era niente che potessi fare, niente che avrei potuto fare, per non finire come il mostro non umano che era mio padre, o come una gentile, innocente donna come mia amdre. Non avrei potuto cambiare come erano andare le cose, che era troppo per la mia mente da elaborare, da sostenere per la mia coscienza.

"Autumn, hey, shh." aprii gli occhi e lui era lì. Non ero più quella bambina spaventata. Non ero più nella mia vecchia casa. Non stavo più osservando l'omicidio di mia madre. Ero stesa sul letto di sua madre, con le sue gambe su entrambi i miei fianchi e le sue mani che mi accarezzavano le guance, il suo volto a pochi centimetri di distanza dal mio. Allargai il petto, prima che imperterriti singhiozzi mi scuotessero. Non riuscivo a ricordare l'ultima volta che avevo pianto, ma non sembravo essere capace di fermarmi.

"Oh Autumn." affondò la testa nel mio collo, mentre la mia era sul suo petto. Una mano stringeva la mia testa e l'altra mi accarezzava la schiena, e solo allora realizzai che stavo tremando violentemente. Sollevai le braccia poco collaborative, avvolgendole intorno alla sua vita e mi strinsi a lui, come se la mia vita dipendesse da ciò. E forse era così.

"Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto."

Lo strinsi ulteriormente, piangendo, assorbendo la sua fraganza, il calore del suo respiro, la morbidezza dei suoi capelli e la fermezza delle sue braccia. Mi teneva sana. Mi impediva di svanire nei resti della donna che sarei dovuta essere.

Bussarono alla porta ed entrambi facemmo finta di niente, ma bussarono di nuovo e la preoccupazione per il suo campo lo sopraffece, perchè si allontanò, stringendomi il volto tra le mani e asciugando delicatamente le lacrime. Era così vicino che pensavo mi avrebbe baciata. Ma guardò solo le mie labbra, prima di incrociare il mio sguardo e staccarsi completamente. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli, prima di aprire la porta.

"Scusa se ti disturbo mentre dormi, amore, ma Rick mi ha dato queste medicine extra e ho pensato che lei ne avesse bisogno. Come sta?"

"Siamo svegli, entra."

La grande figura di Harry si spostò dalla porta, rivelando sua madre e io quasi mi trovai di nuovo in una pozzanghera di lacrime. Lei era un costante, straziante ricordo di tutto quello che avevo perso. Di tutto quello che potevo e avrei dovuto essere, se non fosse stato per quella brutale perdita.

"Oh buongiorno, Autumn. Come ti senti oggi?" domandò, avvicinandosi e posando le medicine sulla sedia di legno. Poi si chinò, strofinando le labbra sulla mia fronte, proprio come faceva mia madre. Faceva tanto male, pensavo che non sarei stata capace di trattenere l'urlo di pura agonia. Si allontanò e mi sorrise con calore, aspettando la mia risposta.

"Sto bene. Grazie." annuii, forzando le mie labbra a curvarsi in un piccolo sorriso.

"Sono a malapena le cinque del mattino, cosa ci fate alzati?" guardò prima Harry, poi me. Lui scrollò le spalle mentre io silenziosamente mi ristendevo sulla schiena, affondando sotto le lenzuola.

"Hai avuto un altro incubo?" spalancai gli occhi mentre incrociavo il suo sguardo preoccupato. Mi sorrise tristemente, dandomi un colpetto sulla testa.

"Ho dormito con te, Autumn. So cosa succede. Va tutto bene."

"M-mi dispiace." la mia voce uscì sorprendentemente tremula, mentre su di noi calava un'aria impacciata.

"Mettiamo un po' di cibo nel tuo sistema e poi prendi quelle medicine, magari dopo vedi se riesci a dormire, va bene?"

"Mrs. Styles, non deve-"

"Shh, sono Anne, bambina. E faccio quello che devo, tu sei come la figlia che non ho mai avuto. Potrei abituarmi a del tempo tra femmine."

Spostai lo sguardo da lei su Harry, che sorprendentemente già mi stava guardando con notevole simpatia e un piccolo, incoraggiante sorriso. Fui attraversata da un'ondata di qualcosa che non riuscii a determinare, ma ragazzi era travolgente. Dovetti guardare altrove. Presto, fui nutrita da Anne, mentre Harry e lei parlavano della recente avventura di Raine. Risero, sorrisero e scherzarono e, ad un certo punto, mi sembrò di appartenere a ciò.

Rupture [h.s. - italian translation]Where stories live. Discover now