The one with the elevator

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Ennesimo ascensore.

Ennesima foto di Ermal, scattata allo specchio come una ragazzina vanitosa.

Fabrizio lo fissò mentre si aggiustava i capelli e poi sorrideva al suo riflesso, il telefono in mano pronto a catturare l'immagine.

Non poté evitare di sbuffare contrariato. E no, non solo perché era stufo di vederlo continuamente farsi selfie idioti in ogni ascensore che vedeva.

Il motivo del suo disappunto, in realtà, era un altro.

Il motivo del suo disappunto era lo sguardo ammiccante che riservava allo specchio, il sorrisetto provocante, il pollice della mano libera infilato in tasca e il braccio teso in cui si vedevano chiaramente sporgere le vene.

Ecco per quale motivo Fabrizio era infastidito.

Perché amava ogni singolo dettaglio di quel corpo e odiava che qualcuno che non fosse lui potesse godere di quell'immagine. Soprattutto odiava che Ermal fosse così terribilmente insicuro del suo aspetto quando erano soli, ma che poi si pavoneggiasse in quel modo sui social, atteggiandosi come il classico sbruffone che sa di essere attraente.

E poi, più di tutto, odiava il fatto che vederlo in quel modo - mentre si atteggiava da gran figo e si scattava foto - lo stesse eccitando come se fosse un ragazzino che vedeva per la prima volta un film porno.

Ermal scattò la foto e poi si infilò velocemente il cellulare in tasca.

Aveva sentito Fabrizio sbuffare, sapeva che qualcosa non andava e voleva capire assolutamente quale fosse il problema.

"Che succede?"

Fabrizio scosse la testa e si mise a fissare il display sopra la pulsantiera, controllando a che piano fossero. Era incredibile quanto andasse lento quell'ascensore, nonostante fosse piuttosto nuovo. Ed era assurdo che Ermal abitasse all'ultimo piano e che dovessero metterci così tanto ogni volta che volevano uscire.

"Niente, Ermal."

"Sì, invece. Qualcosa non va."

"Non è niente" insistette Fabrizio.

In fondo sapeva che non aveva motivo di infastidirsi così tanto per uno stupido selfie e non voleva nemmeno iniziare quella conversazione. Sapeva che nell'istante in cui avrebbe parlato con Ermal, si sarebbe sentito improvvisamente stupido.

"Bizio, ti conosco fin troppo bene."

"Tu hai vagamente idea di cosa provochi con quei selfie?" disse Fabrizio voltandosi verso di lui.

Ermal inclinò la testa guardandolo curioso.

Non era del tutto cieco di fronte alle attenzioni di una generosa fetta del suo pubblico, sapeva benissimo che genere di commenti provocavano certe sue foto. Eppure non riusciva a capire dove volesse arrivare Fabrizio.

"Certo che sai cosa provochi, non sei stupido" si rispose da solo Fabrizio distogliendo lo sguardo.

"Bizio, non capisco il problema."

Fabrizio si voltò nuovamente verso di lui, con uno sguardo duro e la mascella serrata. Poi disse: "Il problema è che con me fai sempre quello insicuro, quello che si sente in imbarazzo per un complimento, quello che quasi sembra a disagio a spogliarsi quando facciamo l'amore. Ma se si tratta di fare una foto da sbattere sui social, ecco che esce un Ermal sicuro di sé e senza alcun problema a mettersi in mostra."

Ermal fece per replicare, ma rimase in silenzio appena Fabrizio - dopo una brevissima pausa - riprese la parola.

"Ah, e poi sai qual è l'altro problema? Il fatto che quel sorrisetto ammiccante che di solito usi con me, lo usi con altrettanta facilità quando fai una foto per i tuoi fan. Gli stessi fan che tu dici che vuoi che ti seguano solo per la tua musica. Se vuoi che ti seguano solo per la tua musica, che bisogno hai di fare il marpione in questo modo?"

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now