The one where they meet after Ermal's tour

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Roma non gli era mai sembrata così bella come quella mattina.

Non c'era niente di diverso dall'ultima volta che era stato lì, in realtà, ma il solo fatto che avesse appena terminato un tour strepitoso e stesse andando a casa di Fabrizio lo rendeva felice, facendogli apprezzare ogni più piccolo dettaglio di quella città che ormai da tempo custodiva il suo cuore.

Era partito da Torino la sera precedente, appena terminato il firmacopie. Non poteva più aspettare.

Fabrizio gli mancava e, con tutte le polemiche scoppiate nelle ultime ore, sentiva il bisogno di avere accanto qualcuno che lo amasse incondizionatamente.

Non poteva negare di esserci rimasto male per i commenti sui social dopo che aveva annunciato il concerto a Trezzo sull'Adda.

Lo avevano accusato di avere fatto qualcosa di sbagliato - cosa che ormai avveniva sempre più spesso - quando invece lui non aveva fatto altro che cercare di andare incontro a tutte quelle persone che gli avevano fatto notare quanto fosse difficile andare a un concerto nei giorni di Pasqua.

Non aveva pensato al luogo, quello era vero. Si era soffermato su chi aveva detto di non poterci essere per colpa della data e non del luogo, e aveva cercato una soluzione che fosse comoda per più persone possibili.

Aveva fatto quell'annuncio con un enorme sorriso stampato in faccia e poi il sorriso se n'era andato a puttane nel giro di poche ore.

Come al solito aveva reagito prendendo le cose di petto, senza pensare, e aveva fatto commenti che poi si era costretto a cancellare per evitare ulteriori problemi.

Ma la tristezza, la rabbia, la delusione... quelle non le aveva cancellate.

Aveva chiamato Fabrizio la mattina dopo l'ultima data del tour. Gli aveva raccontato cos'era successo, gli aveva detto di non aver dormito quella notte.

E Fabrizio, con il tono di un genitore preoccupato, gli aveva semplicemente detto di andare da lui appena possibile.

Così Ermal l'aveva fatto.

Appena terminato l'instore a Torino, aveva inventato una scusa poco credibile con Marco e si era messo al volante.

E ora se ne stava lì, di fronte alla porta della casa di Fabrizio rigirandosi le chiavi di casa - che lui stesso gli aveva regalato qualche mese prima - senza avere il coraggio di entrare.

Voleva vedere Fabrizio. Lo voleva davvero. Ma non voleva costringerlo a farsi carico dei suoi problemi.

"Che fai? Non entri?"

Preso com'era dai suoi pensieri, non si era nemmeno accorto che Fabrizio aveva aperto la porta ed ora era davanti a lui.

Lo stava guardando sorridendo, appoggiato allo stipite della porta e con le braccia conserte.

Appena lo vide, Ermal si sentì inspiegabilmente meglio. Era come se ogni problema fosse scivolato via, relegato in un angolo in cui non poteva più preoccuparlo o farlo stare male.

Sorrise ed entrò in casa, riempiendosi i polmoni di quell'odore familiare che sentiva ogni volta che si trovava tra quelle mura.

C'era il profumo di Fabrizio, ma non solo. C'era anche qualcosa che Ermal non riusciva bene a identificare - forse era un miscuglio tra il deodorante per ambienti del salotto, l'ammorbidente con cui Fabrizio lavava il suo accappatoio e il caffè che gli faceva sempre trovare pronto ogni volta che arrivava - e che lo faceva sentire a casa, lo faceva sentire al sicuro.

"Stai bene?" chiese Fabrizio chiudendo la porta dietro di sé.

Si erano sentiti al telefono la mattina precedente, proprio poco dopo che erano scoppiate le polemiche sui social.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now