The one where they talk about the interview

376 26 12
                                    

Prima di quel momento, Fabrizio non era mai stato una persona indecisa.

Piuttosto si lasciava guidare dall'istinto, magari anche sbagliando e pentendosi, ma non perdeva mai troppo tempo a rimuginare sulle cose.

Almeno fino a quel momento.

Osserva il cellulare tra le sue mani, senza riuscire a decidere cosa fare.

Vorrebbe chiamare Ermal.

Vorrebbe farlo davvero, perché sente il bisogno di chiedergli delle spiegazioni, anche se lo conosce bene e sa già cosa direbbe.

Però, al tempo stesso, non vuole dare troppo peso a quello che ha appena sentito.

Non è da lui prendersela per certe cose. Lui è il tipo di persona che si fa scivolare le cose addosso, che non dà peso a quello che sente o legge nelle interviste, che evita di arrabbiarsi di fronte a quelle che sono palesemente delle sciocchezze.

Eppure in quel momento, un po' di fastidio lo prova.

Ecco, non è arrabbiato. È infastidito.

Prova quella sensazione di malessere all'altezza dello stomaco per aver sentito qualcosa con cui non è d'accordo. Anzi, no. Non qualcosa con cui non è d'accordo, ma più semplicemente qualcosa che sa non essere vero.

Però chiamare Ermal e parlargliene che senso avrebbe?

In fondo, si tratta di cose successe anni prima. E soprattutto dirgli che è infastidito non cambierà le cose che Ermal ha detto.

Lascia cadere il cellulare sul divano, facendolo finire sepolto in mezzo ai cuscini, e reclina la testa all'indietro.

Chiude gli occhi, poi si passa una mano sulla faccia come a voler portare via ciò che prova in quel momento.

Che poi, ciò che prova di preciso in realtà non lo sa nemmeno lui.

Certo, è infastidito. Ma c'è anche qualcos'altro che non riesce a decifrare.

Delusione, forse? O tristezza? O entrambe?

Sospira rumorosamente, prima di spegnere il televisore e alzarsi dal divano.

Per un attimo prende in considerazione l'idea di andare a dormire, anche se è presto. Negli ultimi giorni non ha dormito molto, recuperare qualche ora di sonno di certo gli farebbe bene.

Ma poi si rende conto che con quello stato d'animo è improbabile che riesca ad addormentarsi. Finirebbe a rigirarsi tra le coperte per tutta la notte, quindi tanto vale rimanere in salotto.

Magari potrebbe guardare un film, o iniziare una nuova serie. Ma proprio mentre sta per decidere come occupare il tempo, il cellulare inizia a squillare.

Il suono è attutito dal tessuto del divano su cui poco prima ha abbandonato il telefono, ma comunque Fabrizio lo sente.

È Ermal che lo sta chiamando e Fabrizio sa perfettamente che non è abbastanza tranquillo da poter parlare con lui restando seduto sul divano, quindi accetta la chiamata e inizia a camminare per il salotto.

"Pronto?"

"Ehi, Bizio."

La voce di Ermal è tranquilla, eppure c'è qualcosa che non va.

Deve esserci per forza, altrimenti non lo avrebbe chiamato. Soprattutto non quella sera. Sarebbe una coincidenza troppo grande.

"Ehi. Come va?" risponde Fabrizio cercando di sembrare indifferente.

Non sa se ci riesce, però. Ermal è sempre stato molto bravo a capirlo, anche attraverso un telefono.

"Bene. E tu? Sei a casa?"

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now