The one where they write a song (again)

863 69 28
                                    

Ermal aveva capito che la pausa non sarebbe durata a lungo nel momento esatto in cui era sceso dal palco del suo concerto in Canada e la pausa era effettivamente iniziata.

Lui non era in grado di stare lontano dal palco, dallo studio, dalla musica. Aveva bisogno costantemente del contatto con il suo pubblico, di far sentire a chi lo seguiva i suoi pensieri trasformati in canzoni. E tutte quelle cose non poteva farle se era in pausa.

Quindi non era poi stata una sorpresa se, in un caldo pomeriggio di luglio, si era ritrovato nel suo studio a Milano.

Sentiva la mancanza di quel posto quasi quanto sentiva la mancanza di casa ogni volta che era in tour, ma era una sensazione totalmente diversa.

La nostalgia di casa era un leggero fastidio allo stomaco, un piccolo pensiero in un angolo del cervello, qualcosa di non troppo invasivo che però gli ricordava quale fosse il posto a cui apparteneva davvero.

La nostalgia del suo studio, della sua musica, era tutt'altro. Era una morsa dolorosa che gli stritolava il cuore, una voce nella testa che gli diceva continuamente di tornare a comporre.

Quindi non c'era da sorprendersi se nel bel mezzo della sua pausa aveva deciso di tornare a lavorare.

La vera sorpresa era che, dopo appena mezz'ora, qualcuno si fosse presentato nello studio e quel qualcuno fosse Fabrizio.

Erano passati almeno tre mesi dall'ultima volta in cui si erano visti, e gli impegni di entrambi li avevano costretti anche a sentirsi meno. Quindi Ermal era visibilmente stupito di trovarselo davanti.

"Che ci fai qui?" disse mentre si spostava di lato e gli permetteva di entrare nello studio.

"Che c'è? Non posso avere voglia di vedere un amico? E poi scusa, Renga può stare qua e io no?" rispose Fabrizio.

Ermal ignorò la battuta che Fabrizio aveva fatto sul suo amico, consapevole che se si fosse permesso di dire qualcosa sarebbe scoppiato un dramma. Chiuse la porta e lo invitò a proseguire lungo il corridoio, fino ad arrivare a una piccola sala relax con un divano, un tavolo e una piccola cucina, in cui Ermal aveva dormito spesso nei giorni in cui le idee per le canzoni erano così tante da non potersi permettere di tornare a casa.

"Dico solo che potevi avvertirmi. Ci saremmo visti a casa mia, oppure in qualche locale."

Fabrizio si strinse nelle spalle. "Mi piace stare qui. È dove abbiamo registrato la nostra canzone, è un posto speciale."

Ermal sorrise al ricordo di loro due, ormai quasi due anni prima, che registravano quella canzone senza minimamente aspettarsi le conseguenze.

Prese due birre dal frigorifero e ne porse una a Fabrizio, poi si sedette di fronte a lui.

"Come sapevi che ero qui?" chiese curioso.

"Sono passato da casa tua. Quando ho visto che non eri lì, questo è stato il primo posto in cui ho provato a cercarti. È la tua seconda casa."

Ermal posò le labbra sulla bottiglia e tirò giù un sorso, più per evitare di parlare che perché avesse sete.

Il fatto era che non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe potuto evitare di dire a Fabrizio che la sua seconda casa - dopo Bari, dopo la sua famiglia - era lui.

Si era affezionato a Fabrizio così velocemente e così intensamente, da non accorgersene nemmeno. Ed era stato incredibilmente semplice lasciarlo entrare nella sua vita, anche se lui era quello che prima di permettere a qualcuno di conoscerlo davvero si faceva mille paranoie.

Con Fabrizio, invece, era stato tutto più semplice.

Ermal sospettava che in parte fosse perché lo stimava artisticamente fin dai tempi di Pensa. Lo aveva sempre seguito, era stato un suo fan e, per quanto sembrasse assurdo, quando si erano presentati durante il festival del 2017, a Ermal sembrava già di conoscere Fabrizio da una vita.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now