The one with the colors

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Le palpebre che si abbassavano e restavano chiuse sempre più a lungo, furono il primo segnale che l'adrenalina era passata e la stanchezza stava prendendo il sopravvento.

Avevano passato giorni veramente intensi a Lisbona, a stento avevano avuto il tempo di mangiare e dormire con tutte le interviste e le prove di mezzo, e ora che era finito tutto sembrava quasi strano poter tirare un sospiro di sollievo. E allo stesso tempo era triste pensare che dopo dieci giorni di convivenza quasi forzata, avrebbero dovuto tornare alle loro vite che, per quanto simili, erano distanti l'una dall'altra.

Forse era quello che li aveva spinti a bere così tanto quella sera, a lasciarsi andare ai festeggiamenti anche quando in realtà non c'era poi molto da festeggiare.

Forse era la consapevolezza che il giorno seguente avrebbero dovuto salutarsi che aveva spinto Fabrizio a continuare a invitare Ermal nella sua stanza per continuare a bere. Forse era per lo stesso motivo che Ermal aveva accettato l'invito.

Volevano semplicemente passare ancora un po' di tempo insieme, godersi quel che rimaneva di quel viaggio.

"Cazzo, sono esausto. Mi sembra di sentire solo ora tutta la stanchezza accumulata in questa settimana" disse Ermal a un certo punto, mentre se ne stava accasciato su una poltroncina nell'angolo della stanza.

Fabrizio, sdraiato sul letto, annuì e si stropicciò gli occhi con una mano. "Ti capisco. Penso di non essere mai stato così stanco."

"Forse dovrei tornare in camera mia" disse Ermal alzandosi e barcollando leggermente, più per la stanchezza che per l'alcol bevuto fino a poco prima.

"Forse dovresti restare qua, invece. Non sei nemmeno in grado di reggerti in piedi" disse Fabrizio soffocando una risata.

Ermal sorrise. Doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto fermarsi lì, passare altro tempo con Fabrizio, soprattutto dopo che ormai era diventato palese che per lui provasse qualcosa di molto più profondo di ciò che si ostinava a dire davanti alle telecamere.

Era qualcosa di cui si era reso conto solo nelle ultime settimane, in particolare nei giorni trascorsi a Lisbona, ma probabilmente si portava dietro quei sentimenti da molto più tempo.

E in quel momento - con i sensi offuscati dalla stanchezza, dall'alcol e dalla malinconia - l'unica cosa che voleva era stare con Fabrizio, godersi ogni attimo accanto a lui, anche a costo di rischiare di rovinare tutto.

Perché lo sapeva che se avesse deciso di restare lì, avrebbe davvero rischiato di rovinare il loro rapporto e non ci sarebbe stato modo di tornare indietro.

Sapeva che se fosse rimasto lì, prima o poi tutto ciò che provava sarebbe uscito dalle sue labbra.

Ma quella sera, Ermal aveva voglia di rischiare quindi guardò Fabrizio per un attimo e, in attesa di una conferma, disse: "Sicuro che non ti scoccia se resto qui?"

Fabrizio scosse la testa. "Ma figurati. E poi non sarebbe la prima volta."

Ermal sorrise al ricordo della prima - e, fino a quel momento, unica - volta in cui avevano dormito insieme.

Sanremo. La sera dell'accusa di plagio.

Anche quella sera Ermal aveva barcollato, quella volta sotto il peso dell'ansia e della rabbia, con la testa che gli girava e lo stomaco in subbuglio. E anche quella sera Fabrizio gli aveva proposto di fermarsi a dormire nella sua stanza.

Fabrizio lo avrebbe fatto ogni volta che fosse stato necessario.

Si sentiva troppo protettivo nei confronti di Ermal per abbandonarlo, anche in un momento banale come quello, in cui l'unico ostacolo per arrivare alla sua stanza sembrava essere il sonno arretrato e un po' di ebbrezza.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now