The one with "C'è posta per te"

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Ermal sbuffò cercando di ricacciare indietro le lacrime, mentre si toglieva la giacca che aveva indossato per la trasmissione.

Quella serata era stata più intensa di quanto avrebbe mai immaginato. Aveva cercato di nascondere le sue emozioni, all'inizio, di mostrarsi impassibile di fronte alle telecamere, ma poi si era reso conto di non riuscirci. Quando la vista aveva cominciato ad offuscarsi sotto il peso delle lacrime che tentavano di uscire, aveva capito di non potersi trattenere. Così aveva ironizzato davanti a tutti, ammettendo di essersi commosso e di aver dovuto ingoiare qualche lacrima.

In realtà, non era solo quello.

Non c'era stata solo commozione in quelle lacrime che aveva trattenuto.

C'erano stati anche i ricordi che lo avevano colpito al petto con la potenza di un pugno, e la rabbia che lui da sempre collegava a quei ricordi.

E ora, che finalmente era solo nel suo camerino, poteva finalmente smettere di trattenersi.

Dopo l'ennesimo sbuffo, si lasciò cadere sul piccolo divanetto del camerino e finalmente permise alle lacrime di uscire.

Vedere un uomo amare così tanto la propria moglie e le proprie figlie - proprio come l'uomo che aveva fatto quella sorpresa alla sua famiglia poco prima - gli faceva ricordare che tipo di uomo avrebbe voluto che fosse suo padre. Gli faceva ricordare quanto invece suo padre fosse stato diverso, quanto poco amore avesse dato a sua moglie e ai suoi figli.

Vedere quel tipo di amore in una famiglia gli scaldava il cuore, lo riempiva di gioia, ma allo stesso tempo non poteva evitare di provare rabbia e tristezza perché lui un amore del genere negli occhi di suo padre non l'aveva mai visto.

Si prese la testa tra le mani, mentre le lacrime continuavano a scendergli lentamente sulle guance.

Ormai completamente isolato dal mondo e chiuso in un'enorme bolla formata dai suoi pensieri, nemmeno si accorse che qualcuno stava bussando alla porta del suo camerino.




Fabrizio aveva perso di vista Ermal da parecchi minuti ormai.

L'aveva visto andarsene in fretta verso i camerini, senza dire una parola, e non aveva nemmeno fatto in tempo a fermarlo.

Sospirò mentre si avvicinava al camerino e chiudeva la mano a pugno, pronta per bussare alla porta. Sentiva che qualcosa non andava, che c'era un motivo se Ermal se n'era andato di corsa in quel modo ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.

Bussò un paio di volte senza mai ricevere risposta, ma Fabrizio era certo che Ermal fosse lì. Riusciva a vedere la luce filtrare da sotto la porta.

"Ermal, sei qui?" chiese appoggiando la mano sulla maniglia e abbassandola.

Aprì la porta lentamente, senza sapere come comportarsi. In fondo, Ermal non gli aveva detto che poteva entrare. Anzi, non aveva detto nemmeno una parola da quando si erano allontanati dalle telecamere.

Quando Fabrizio mise piede nella stanza, si rese conto che Ermal non lo aveva nemmeno sentito entrare.

Se ne stava seduto sul divano, con la testa tra le mani e lo sguardo rivolto verso il basso.

Richiuse la porta dietro di sé e si avvicinò lentamente.

"Ermal, tutto ok?"

Solo in quel momento, il più giovane si accorse che Fabrizio era entrato nel suo camerino.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now