The one with the photograph

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La luce del mattino iniziava a filtrare nella stanza, complice la tapparella che la sera precedente Fabrizio aveva dimenticato di abbassare.

E dire che erano automatiche, sarebbe bastato premere un pulsante. Però, insomma, c'erano state delle cose che avevano distolto la sua attenzione.

Si coprì gli occhi con una mano e si girò trattenendo un lamento. Non aveva più l'età per dormire a terra e, per quanto il tappeto del suo salotto fosse comodo, non lo era così tanto da poterci dormire sopra.

Accanto a lui, Ermal dormiva ancora profondamente.

I ricci gli coprivano gli occhi e le labbra erano leggermente aperte. Un accenno di barba dava al suo viso qualche anno in più, ma agli occhi di Fabrizio lo rendeva anche terribilmente sexy.

Fabrizio lo osservò per un momento, ricordando con il sorriso sulle labbra ciò che era successo la sera precedente.

Ciò che Fabrizio mai avrebbe pensato potesse accadere tra loro.

***

Erano passate settimane prima che Ermal riuscisse a trovare un momento libero per andare a casa di Fabrizio.

Tra i suoi mille impegni, era già tanto riuscire ad avere il tempo di respirare.

Fabrizio non aveva preso bene la lontananza degli ultimi mesi - e in realtà nemmeno Ermal - e non aveva fatto altro che tempestare il suo compare di messaggi e telefonate in cui gli chiedeva di andarlo a trovare.

Sentiva il bisogno di averlo vicino, di vederlo in casa sua, tra le sue cose. Forse era proprio per quello che, dall'ultima volta che Ermal era stato lì, Fabrizio aveva riempito la casa di foto e di oggetti che gli ricordavano lui.

Era stato così bello vederlo a casa sua, quella sera di agosto, mentre cercava di capire come funzionavano le luci dello studio, che aveva sentito il bisogno di avere un pezzetto di Ermal sempre lì, anche quando lui non c'era.

Ma avere delle foto sparse per casa non significava avere Ermal, e questo Fabrizio lo aveva capito bene e faceva i conti con quella consapevolezza ogni giorno di più.

Quando Ermal finalmente gli aveva detto che avrebbe potuto prendersi un paio di giorni di pausa e andare a trovarlo, Fabrizio si era sentito come se stesse di nuovo respirando a pieni polmoni.

Era un po' come se senza Ermal avesse vissuto a metà e finalmente, dopo la sua telefonata che annunciava il suo arrivo, avesse ripreso a vivere davvero.




"Vedila così: se mai la tua carriera finisse, potresti fare il cuoco."

Fabrizio rise per la battuta di Ermal e disse: "Non esagerare."

"Non esagero. Sono solo sincero" disse Ermal, alzandosi da tavola e posando il piatto vuoto sul ripiano della cucina.

Fabrizio abbassò lo sguardo imbarazzato.

Aveva difficoltà ad accettare i complimenti senza imbarazzarsi, e se i complimenti arrivavano da Ermal era ancora più difficile.

Da quando si conoscevano, aveva sempre messo Ermal su un piedistallo. Si era quasi imposto di vederlo come qualcuno di inarrivabile - forse per evitare di illudersi che prima o poi avrebbe ricambiato i suoi sentimenti - e quindi gli risultava difficile accettare i suoi complimenti.

Era un meccanismo di difesa, qualcosa che gli consentiva di tenere le distanze quel tanto che bastava a non sperare che tra loro le cose sarebbero cambiate.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now