The one with the shirt

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"Ma che ti sei messo?"

Ermal aveva alzato lo sguardo e aveva fissato Fabrizio attraverso lo specchio. "Una camicia."

"Lo vedo. Ma è una camicia un po' di merda, scusa se te lo dico."

"Ha parlato il pescatore."

Era iniziata così l'eterna lotta che aveva per oggetto una delle camicie più eccentriche che Fabrizio avesse mai visto addosso a Ermal.

Di colore verde acido, con dei fenicotteri rosa stampati sopra.

Fabrizio l'aveva trovata da subito orribile, al contrario di Ermal che sembrava indossare quella camicia ogni volta che era insieme a lui e solo con lo scopo di infastidirlo.

Più volte, Fabrizio gli aveva chiesto per quale motivo non indossasse mai quella camicia ai concerti o a qualche evento, visto che la considerava così bella. Ed Ermal, con un sorrisetto strafottente stampato in faccia, rispondeva sempre: "So quanto ti piace, quindi la indosso solo per te."

Simpatico come sempre, insomma.

Per mesi, Fabrizio aveva osservato quasi disgustato Ermal che si ostinava a indossare quella camicia. Che poi, Fabrizio era consapevole che Ermal avrebbe potuto indossare qualsiasi cosa ed essere comunque l'uomo più bello che avesse mai visto, ma che quella camicia fosse orrenda restava un dato di fatto.

E così, dopo mesi in cui i suoi occhi erano stati obbligati a vedere quella cosa, aveva preso la sua decisione: in un modo o nell'altro, quella camicia doveva sparire.





Milano non era poi così male quando Fabrizio era con lui, Ermal doveva ammetterlo.

Riusciva a sentire quella città di nuovo parte di sé, riusciva a considerarla casa se Fabrizio era con lui.

Fabrizio allo stesso modo, aveva iniziato ad amare Milano più o meno dal momento in cui Ermal era entrato nella sua vita e da quel momento non gli era mai sembrata cupa e grigia come invece la descrivevano in molti.

Anzi, ogni volta che stava a Milano insieme a Ermal, sembrava splendesse sempre il sole. Anche nelle giornate di pioggia.

Quell'appartamento ormai era diventato un po' anche suo, e non solo perché Ermal gli aveva dato una copia delle chiavi e Fabrizio aveva lasciato un paio di magliette in fondo a un cassetto. Era diventato suo perché tra quelle mura, Fabrizio si sentiva a casa. Con il profumo di Ermal nei polmoni, Fabrizio si sentiva a casa. E anche con le orrende camicie di Ermal riposte ordinatamente nell'armadio, Fabrizio si sentiva a casa.

Anche se ancora non si era abituato all'orrenda camicia con i fenicotteri.

"Ma che palle, Ermal. Te la devi mettere ogni volta che mi vedi?" disse Fabrizio una mattina, vedendo che Ermal aveva deciso di indossare proprio quella camicia.

"Non ti piace?" chiese Ermal, pur sapendo benissimo che Fabrizio odiava quella camicia.

"Sembri Magnum P.I., ma più gay" constatò Fabrizio.

Ermal gli lanciò un'occhiata e fece per ammonire Fabrizio per quella pessima battuta, che altro non era che un luogo comune nemmeno poi così veritiero. Ma per una volta cercò di reprimere la sua vena polemica e di stare al gioco.

"Ma dai, è veramente difficile sembrare più gay di Magnum P.I.!"

"Te ci riesci piuttosto bene, soprattutto quando hai quella camicia orrenda addosso."

Ermal rimase un attimo in silenzio, quasi stesse riflettendo su cosa dire. Poi rispose: "Forse potresti darmi un buon motivo per toglierla."

Fabrizio scosse la testa. "Non ti conviene."

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now