The one where what happens in Lisbon stays in Lisbon

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Ermal ricordava in modo piuttosto vivido la maggior parte degli episodi che aveva vissuto durante la sua adolescenza. Strano, visto che poi non ricordava nemmeno i testi delle sue canzoni. Eppure ricordava benissimo quasi ogni cosa che gli era accaduta tra i tredici e i vent'anni. Soprattutto le cose che gli erano successe in campo sentimentale, perché da ognuno di quegli episodi aveva imparato qualcosa.

Ma ce n'era uno in particolare che dopo anni ancora lo tormentava.

Aveva compiuto da poco diciotto anni e Luca - il suo compagno di banco - aveva organizzato una festa in un locale del centro di Bari perché, a detta sua, non era normale compiere diciotto anni e non festeggiare.

Ermal aveva cercato di spiegargli che per lui andava bene così, che non sentiva il bisogno di celebrare la maggiore età, ma i suoi amici non lo avevano ascoltato. Con il tempo, Ermal capì che la cosa importante per loro non era il suo compleanno ma semplicemente avere una scusa per bere e stare svegli fino a tardi.

Il locale che aveva scelto Luca era un semplice pub in cui occasionalmente qualche gruppo suonava dal vivo, quella sera però la musica proveniva da un vecchio stereo in un angolo della saletta che il proprietario del locale aveva riservato per loro.

Le ragazze, tutte compagne di scuola che Luca aveva invitato all'ultimo minuto con la promessa che ci sarebbero stati fiumi di alcol, erano visibilmente alticce e alcune di loro stavano ballando in piedi su un tavolo. Ermal le aveva guardate ridendo per un po' prima di accorgersi che Francesca - l'unica tra le presenti con cui avesse effettivamente scambiato più di un semplice: "Ciao" - se ne stava seduta da sola in un angolo.

Francesca gli piaceva fin dal primo giorno di scuola, quando erano capitati vicini di banco e lei gli aveva chiesto in prestito una penna. Però, insomma, lei era carina e simpatica e Ermal non aveva mai pensato di avere possibilità con una così.

Ma quella era la sera del suo compleanno, almeno teoricamente, e forse valeva la pena buttarsi. Se fosse andata male, avrebbe sempre potuto fingere di essere ubriaco e di non ricordarsi nulla.

Così si era seduto accanto a lei e avevano iniziato a parlare. Lei gli aveva detto che non le piacevano le feste e quando Ermal le aveva chiesto: "Allora per quale motivo sei qui?", lei aveva sorriso e aveva indicato le ragazze che ballavano sul tavolo dicendo: "Mi assicuro che tornino a casa sane e salve."

Avevano parlato tanto quella sera e poi - Ermal ancora non era sicuro di come fosse successo - si erano ritrovati a pomiciare in bagno.

Ed era tutto perfetto perché di solito Ermal era quello che alle feste suonava la chitarra mentre gli altri limonavano, mentre invece quella sera non c'era nessuna chitarra da suonare e finalmente anche lui si stava divertendo. O almeno era stato così, fino a quando Francesca si era allontanata da lui e aveva detto: "Quello che succede alla festa, rimane alla festa."

E così era stato. Il giorno seguente, Francesca sembrava non ricordarsi nemmeno di avere pomiciato con Ermal per quasi tutta la sera appoggiata al muro del bagno.

Ecco, quell'episodio aveva tormentato la mente di Ermal per anni. Lui proprio non capiva che senso avesse baciare qualcuno e poi dirgli che quell'episodio sarebbe finito lì.

Insomma, se baci qualcuno è perché ti piace. No?! Quindi perché accantonare il fatto come se fosse qualcosa di cui vergognarsi?

Per un po' di tempo, mentre stava con Silvia, non ci aveva più pensato. Silvia gli aveva dato la stabilità di cui aveva bisogno, l'aveva salvato e per anni l'aveva fatto vivere in una bolla in cui tutto sembrava perfetto.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora