The one where they got interrupted

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Ormai aveva perso la cognizione del tempo.

Fissava il mare da minuti, forse ore, e non aveva più la minima idea di cosa succedesse attorno a lui.

L'unica cosa a cui riusciva a pensare era Ermal.

La decisione di fare vacanze separate - pur avendo entrambi l'estate quasi completamente libera da impegni - non era stata presa a cuor leggero. Anzi, avevano ragionato parecchio su come gestire quella situazione, su come comportarsi ora che stavano insieme (anche se in realtà nessuno a parte loro ne era a conoscenza) e che finalmente avevano entrambi del tempo libero per concedersi una vacanza.

Alla fine, nonostante a entrambi dispiacesse prendere quella decisione, avevano scelto di non trascorrere le vacanze insieme.

Ermal era partito prima per gli Stati Uniti con suo fratello, poi era stato in Grecia con degli amici, mentre Fabrizio aveva deciso di dedicarsi alla sua famiglia trascorrendo le vacanze in una graziosa villetta in Sardegna, insieme ai suoi figli ed estendendo l'invito anche a Giada.

I bambini erano stati subito felici di passare le vacanze insieme a entrambi i genitori, anche se Fabrizio e Giada avevano messo le cose in chiaro fin da subito spiegando che passare le vacanze insieme non significava che sarebbero tornati a vivere tutti sotto lo stesso tetto.

Insomma, entrambi avevano deciso di organizzarsi separatamente, anche per preservare la loro relazione di cui - così credevano loro - nessuno sapeva nulla.

Ma dopo quasi un'intera estate passata a vedersi e sentirsi solo grazie a un telefono, la situazione aveva iniziato a diventare insopportabile. Ed era stato in quel momento che Ermal aveva deciso di raggiungere Fabrizio.

"Non è poi così strano che qualcuno vada a trovare un amico in vacanza, no?" aveva detto durante una delle loro telefonate.

E così Fabrizio ne aveva parlato con la sua famiglia. Giada aveva risposto tranquillamente che per lei non c'era nessun problema, la casa era grande abbastanza per tutti, e i bambini avevano accolto la notizia con gioia.

Ed ecco che in quel momento Fabrizio se ne stava a fissare il mare, in attesa che Ermal arrivasse.

Era teso, agitato come lo era stato poche volte prima.

Sapeva che non lo avrebbe potuto salutare come meritava e come avrebbe voluto - sarebbe stato difficile spiegare la situazione alla sua famiglia - e non aveva idea di come avrebbe fatto a resistere alla tentazione di buttarsi tra le sue braccia.

Sospirò abbattuto e si voltò per rientrare in casa, e a quel punto lo vide.

Ermal se ne stava appoggiato allo stipite della porta a vetri che conduceva in giardino, e lo fissava sorridendo.

"Da quanto sei qui? Non ti ho sentito arrivare" chiese Fabrizio rimanendo immobile.

Ermal fece qualche passo verso di lui, tenendo le mani affondate nelle tasche dei jeans. "Qualche minuto. Sembravi così concentrato, non volevo disturbarti."

"Ma smettila" disse Fabrizio raggiungendolo e gettandogli le braccia al collo.

Lo strinse a sé, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo mentre Ermal gli stringeva i fianchi.

Gli era mancato così tanto.

Gli era mancato il suo profumo, il suo sorriso, la sua risata. Gli era mancato persino il suo modo esagerato di offendersi per ogni minima cosa.

"A che pensavi?" chiese Ermal a bassa voce, ancora stretto a lui.

"A te."

Ermal lo strinse un po' di più e chiuse gli occhi mentre il suo profumo gli invadeva i polmoni.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsWhere stories live. Discover now