20. "I sentimenti sono per i deboli."

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"Di cosa ridi?" domandò, il suo sguardo duro che guardava davanti a sè.

"Non sono affar tuoi." risposti freddamente, i miei occhi che imitarono i suoi. Lui inclinò brevemente la testa di lato, prima di guardare avanti, le guance che arrossivano, probabilmente per la rabbia.

"Harry, grazie a Dio, sei vivo!" la voce troppo eccitata di Louis echeggiò nello spazio, prima di correre verso Harry e stringerlo in un forte abbraccio.

"Gesù, Louis, levati, stai facendo peggio!" esclamò Harry, gemendo addolorato. Louis si allontanò velocemente, i suoi occhi frenetici che scannerizzavano Harry in cerca di ulteriori danni.

"Scusa, scusa, già, stai bene?"

"No, grazie a te."

"Ho detto che mi dispiace, quante volte devo scusarmi per questo?"

"Finchè le mie ferite non guariscono e potrò respirare col naso!"

"Aspetta, cos'è successo tra voi due?" interferii, ricevendo un'occhiataccia da entrambi, prima che Harry alzasse gli occhi al cielo, guardando altrove.

"Harry non è riuscito a gestire un paio di guardie, quindi sta dando la colpa a me"

"Un paio di guardie il cazzo, Louis." ruggì Harry, voltandosi furiosamente verso di me. "Ce n'erano almeno sei ed io ero solo, perchè questo codardo qui non era dell'umore, quindi non se la sentiva di combattere."

"Non è vero, tu eri semplicemente troppo testardo per ammettere che avevo ragione!"

"Riguardo cosa?" chiesi confusa, guardandoli entrambi.

"Te!" entrambi urlarono nello stesso momento. Io sussultai, chiudendo le labbra per rimanere in silenzio.

"Ad ogni modo, vai a fotterti, Louis." sibilò Harry, superandolo senza guardare una volta indietro. Io fissai con perplessità Louis, che aveva sollevato le mani in aria mentre si allontanava. Una volta ripresami, corsi per raggiungere Harry.

"Perchè litigavate per me?" chiesi, dopo un lungo momento di silenzio.

"Non importa."

"Mi devi almeno questo."

"Non ti devo un cazzo,Griffin." non sapevo perchè, ma l'utilizzo del cognome mi fece sentire distanziata, chiusa fuori, e non mi piacque esattamente. Velocizzai il passo, parandomi davanti a lui e poggiando una mano sul suo petto per fermarlo. Lui guardò la mia mano e poi i miei occhi, prima di scacciarla via.

"Non toccarmi." ordinò, i suoi occhi rabbuiati per la rabbia.

"Perchè stavate litigando, Harry?"

"Non sono affari tuoi." utilizzò la mia risposta contro di me e io immediatamente mi infuriai per il suo atteggiamento spavaldo.

"Sei un presuntuoso, arrogante, stupido, fastidioso figlio di puttana!" affondai un dito nel suo petto, al che lui non reagì in nessun modo.

"Non iniziare una battaglia che non puoi finire, bambola." risi amaramente, portando il mio sguardo nel suo.

"Vuoi davvero batterti con me quando stai così?" indicai le sue molteplici ferite. Lui si allontanò, rimuovendosi lo stracio a cui era appeso il braccio, prima di mettersi in posizione di combattimento.

"Non ho intenzione di battermi con te quando sei ferito, Harry, questo è-" prima che potessi finire la mia frase, ricevetti un pugno allo stomaco.

"Che cazzo?!" e un altro schiaffo in viso. Aveva quel ghigno saccente sul viso, mentre aspettava una mia mossa. Tentati di dargli un pugno in viso, ma lui lo evitò con grazia, poi un altro allo stomaco, al che lui sobbalzò all'indietro. Dire che fumavo dalla rabbia, sarebbe stata un'attenuazione. Lo portai a pensare che stessi per dargli un pugno con la destra, che lui, ovviamente, evitò, ma poi gli diedi un pugno con la sinistra nel fianco. Lui sbuffò dal dolore, creando un ghigno vittorioso sulle mie labbra. Tentò di dare diversi pugni, che evitai con successo, dandogli un altro gancio sinistro nel tentativo di evitare di colpire il suo lato destro.

"Quale diavolo è il tuo problema?" ruggì, la mano che appena catturò le mie, impedendole di abbattersi su di lui, di nuovo.

"Al momento, tu." la mia voce era priva di emozioni, mentre lo attaccavo di nuovo.

"Sei stata addestrata per essere così, o sei semplicemente una stronza normalmente?" vidi solo rosso alla menzione dei suoi consistenti insulti, mentre avvolgevo la gamba intorno alla sua, facendolo cadere sulla schiena, con il mio corpo proprio sopra al suo. Un flashback della notte precedente mi si parò davanti agli occhi, alimentando la mia rabbia, solo che ora le posizioni erano invertite.

"L'offesa verbale è indice di debolezza, paura di fallire e avvicinamento alla resa." sogghignai orgogliosa, le mani che gli tenevano fermo il collo a terra.

"Non provi neppure un po' di colpa quando guardi qualcuno negli occhi, prima di tagliargli la gola?"

"I sentimenti sono per i deboli."

"Quindi non provi niente?" la sua voce era strozzata, la vista annebbiata dalla mancanza di ossigeno, ma riusciva ancora a guardarmi dritto negli occhi, possibilmente oltre essi.

"No."

"Come fai a sapere che sei viva allora?" alzai gli occhi al cielo, ma riuscii a sentirlo sotto la mia pelle. E io notai di essere penetrata nella sua.

"Normalmente questa merda psicologica funziona?"

"Sì, il più delle volte."

"Patetico."

Ma, improvvisamente, mi fece mulinare, in un unico movimento, portando il suo corpo sopra il mio, mentre mi bloccava a terra, il più aggressivamente possibile, senza procurarmi nessun danno fisico. Mi fissò come se fossi troppo bella per essere ferita, sebbene non avessi idea del perchè qualcuno mi guardasse in quel modo.

"Non provi felicità, tristezza, rabbia o amore? Non hai provato niente la notte scorsa?" i suoi occhi erano speranzosi, incerti, e mi trovai ad annegare in essi.

"Porca puttana, sono abbastanza incazzata ora, ma quest'è tutto."

"Quindi non senti questo?"

E portò le sue labbra sulle mie, baciandomi teneramente e, allo stesso tempo, con passione.

E per sua sorpesa, e mia, non potei fare a meno di ricambiare il bacio.

Rupture [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora