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La mattina arriva troppo velocemente e una sensazione di ansia e di panico mi attanaglia lo stomaco, ma si placa subito dopo quando sento il suo respiro caldo sulla guancia.

Per un attimo ho temuto che fosse tutto un sogno, che tutta la fatica fatta per portarlo in salvo, la mia quasi morte per scoprire la verità, fossero frutto della mia pazzia. Troppe mattine mi sono svegliata convinta di essere tra le sue braccia, per poi ricordarmi con amarezza quanto fossi lontana dalla realtà.

Ma il suo corpo sotto il mio è una certezza, le sue braccia che mi stringono al suo petto sono la mia ancora, tutto il mio mondo. Per la prima volta dopo giorni, ho dormito bene, senza fare incubi o bei sogni che mi lasciassero con l'amaro in bocca. E oggi la realtà è migliore di qualsiasi altra cosa. Qualche mattina fa avrei dato tutto per vivere in una delle mie visioni oniriche, mentre ora non vedo l'ora di cominciare la giornata al fianco di Gordon.

So che la mia mente ha bisogno ancora di riposo, di tranquillizzarsi e trovare la pace che negli ultimi tempi ho perduto, ma per quello ci vorrà tempo e pazienza, l'aiuto dei miei amici e del mio ragazzo.

Mi prendo qualche momento per osservarlo da vicino, per riempirmi la testa della sua immagine da sostituire a quella della paura: la carnagione ambrata, i capelli scuri spettinati e un velo di barba a segnare la mascella già pronunciata sono le cose che noto immediatamente. Gli occhi guizzano sotto le palpebre chiuse, e mi domando cosa stia sognando.

È oggettivamente bellissimo e trasuda fascino da ogni poro. Ancora mi chiedo cosa lo abbia spinto a mettersi con una come me, al tempo. Ero goffa, per nulla femminile, bruttina e senza un briciolo del carattere che ho ora. Mentre lui era esattamente così, come in questo istante, bello e dannato con tutti i demoni che si portava dentro. L'idolo e il sogno di ogni ragazza, che desiderava salvarlo dal buio e rubarne il cuore. Ma al tempo lui ci aveva già visto lungo.

Lo guardo dormire, il sonno ancora pesante: ma tutto ad un tratto l'espressione da distesa muta in una contratta, i suoi occhi fremono sotto le palpebre chiuse e contornate dalle ciglia lunghe e folte. Le labbra si increspano e la fronte si corruccia mentre lacrime salate cominciano a rigargli le guance.

Ed è questo che lui dovrà affrontare nei prossimi giorni: gli incubi che lo divoreranno, con gli scenari più macabri e cruenti. Dovremo aiutarci a vicenda per trovare la pace in tutta questa confusione, per mettere in ordine i pensieri e le paure. E io sono qui per lui, lo sarò sempre.

Lo scuoto piano afferrandolo per una spalla, cercando di non spaventarlo ulteriormente, gli accarezzo la testa e le mie labbra sfiorano la sua fronte. Gli bacio la punta del naso, gli occhi umidi per le lacrime, le guance. Passo le mie dita sulla sua nuca, tra i capelli.

Inizialmente non sembra avvertire la mia presenza o riconoscermi ma poi improvvisamente spalanca gli occhi rossi e lucidi dal pianto. È spaventato, disorientato, lo vedo guardarsi in giro in preda al panico.

«Ti stava uccidendo, ti toccava dappertutto e io ero lì e non potevo fare nulla, potevo solo guardare» comincia a delirare e capisco immediatamente che si sta riferendo a Ryan e a quello che sarebbe successo ieri se non fosse intervenuto Liam.

Continuerà a sentire il senso di colpa per avermi messo in una brutta posizione ma quello che non sa, è che l'avrei fatto in ogni caso, con o senza la sua approvazione. Vorrei poter aprire la sua testa e mettergli dentro i miei pensieri, fargli capire il mio punto di vista.

«Era solo un sogno, è tutto finito, guardami» gli sussurro piano cercando di tranquillizzarlo e girandogli delicatamente il viso per incrociare il mio sguardo ai suoi occhi persi. Il petto comincia ad alzarsi e abbassarsi a un ritmo normale e non forsennato come pochi secondi fa. Studia il mio viso e mi getta le braccia al collo, come in cerca di conforto, di protezione.

Vorrei rassicurarlo, fargli capire che è tutto finito, che siamo al sicuro. Lo stringo forte, proprio come lui ha fatto con me questa notte e cerco di salvarlo, questa volta dai suoi mostri che cercano di portarmelo lontano.

«Ho sempre una strana sensazione, Hanna, come di non poter mai tirare un sospiro di sollievo. Ho una fottuta paura di perderti di nuovo, di sentirti lontana di non poterti proteggere come vorrei. Voglio non avere tutti questi problemi, voglio poter sapere che sei al sicuro senza per forza esserti appiccicato. Ma non posso, perché ho questa percezione che possa succederti da un momento all'altro qualcosa di brutto» e intuisco quanto questo vada ben oltre un semplice incubo. Perché quando ti svegli da un incubo la realtà è sicurezza; così invece non c'è nessun tipo di sollievo, solo dubbio e incertezza.

«Non mi succederà nulla e in ogni caso supereremo ogni cosa insieme» cerco di rispondere, anche se nemmeno io so come replicare alle sue parole. Non posso fare a meno di pensare a quello che mi ha detto. Ha la sensazione di perdermi di nuovo? Nonostante tutto quello che abbiamo passato, che siamo riusciti a sconfiggere? Ha intenzione di lasciarmi di nuovo per tenermi al sicuro? Non glielo permetterò. Probabilmente ciò è dovuto agli eventi delle ultime settimane e sono sicura che il tempo riuscirà a cucire le nostre ferite.

«Su, andiamo a fare colazione ora» propongo dopo svariati minuti passati in silenzio. Mi sollevo dal letto e i muscoli indolenziti si fanno sentire con una fitta di dolore che percorre tutte le mie gambe. Ora che ho abbassato la guardia, sento la stanchezza e la tensione che ogni mia fibra ha accumulato in questi giorni. Il mio corpo è a pezzi esattamente come la mia testa. Cammino a piedi nudi sul pavimento freddo e giungo in cucina, dove preparo il caffè con il bollitore.

«Ehi, amore, cosa è questo? Lo hai perso tu?» mi chiama Gordon, con un bigliettino in mano davanti all'uscio d'ingresso. Il sangue si gela nelle mie vene e a passi svelti mi dirigo verso lui.
Gli strappo il bigliettino dalle mani e lo leggo con il cuore in gola. Ho già vissuto questa scena, quando lui era in prigione e spero che non sia quello che temo.

Ci vediamo.

Cosa diavolo è? Il mio cuore martella nel petto e il mio cervello affaticato cerca di trovare una spiegazione plausibile a quel fottutissimo pezzo di carta. Poi riesco a ricordare: Liam mi ha portato a casa la macchina ieri sera lasciando le chiavi sotto il vaso davanti all'ingresso. Deve aver fatto strisciare il bigliettino sotto la porta, e quando siamo tornati, presi dalla foga del momento, lo abbiamo ignorato completamente. Sì, deve essere andata così.

«Nulla di che, non ti preoccupare» gli rispondo accartocciando il bigliettino e baciandogli la punta del naso. Mi fissa con aria interrogativa, poco convinto della mia reazione, ma non fa domande e si limita ad annuire.

«Andiamo all'Energy oggi?» propone tutto ad un tratto. Il mio viso si illumina in un sorriso sincero: ho bisogno di tornare in quel posto e poterlo fare con lui mi riempie il cuore di gioia. Non vedo l'ora di poter finalmente riabbracciare tutti ora che siamo usciti dall'incubo dell'ultimo periodo. Finalmente, mi sento pronta.

SPAZIO AUTRICE

Eccoci giunti alla fine del cinquantesimo capitolo di Energy.
Gordon ha un nuovo nemico da combattere: gli incubi dovuti al senso di colpa, ma Hanna è pronta ad aiutarlo. Trovano un bigliettino fatto scivolare sotto la porta ed Hanna, dopo la tensione iniziale, capisce di tratti di Liam. Insieme decidono poi di tornare all'Energy.
Come sarà l'accoglienza?
Il bigliettino era davvero di Liam?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now