10.

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Le sue labbra che sfiorano la mia pelle calda, il suo corpo muscoloso a contatto con il mio. Le sue braccia che circondano la mia figura, il suo respiro che mi solletica il collo. Mi perdo a fantasticare mentre il viaggio continua silenzioso verso il mio appartamento.

Quando giungiamo a destinazione una brutta sensazione si fa strada dentro di me. Non voglio che se ne vada e che mi lasci sola. Mi è mancato e, sembrerò stupida, ma ora che è qui sto meglio.

Dopo quello che è successo stasera, lui è l'unica cosa che mi fa sentire al sicuro, che mi permetterebbe di chiudere gli occhi senza timore. Così, con innocenza, chiedo:
«Vuoi salire? Cioè, ti va di restare un altro po'?» non voglio dare l'impressione sbagliata, non voglio sembrare una ragazza bisognosa d'affetto o disperata. Ma in questo momento voglio che lui resti con me. Ho paura di cosa risponderà, temo mi respinga memore di come l'ho lasciato in passato.

Ma mi stupisce e dopo aver annuito con vigore aggiunge con un sorriso:
«Resto volentieri un altro po' Hanna, se per te non è un problema.»
Sono sollevata al pensiero che lui non voglia andarsene, che abbia capito le mie intenzioni e non mi abbia giudicato per questo.

Quella che pensavo fosse freddezza in realtà credo fosse solo imbarazzo per quella situazione inaspettata. La sua espressione é più distesa, e gli occhi sono ancora dolci, come quelli del ragazzo che ho conosciuto e amato. Ora che lo vedo qui davanti a me, capisco quanto sia stato stupido da parte mia lasciarlo andare. Se potessi tornare indietro nel tempo, lo inviterei a fuggire con me.

Noto le sue nocche ferite e il sangue sulla maglietta. Lui vede la mia faccia apprensiva e le infila in tasca.
«Vieni in bagno, te le disinfetto»
«No, non è necessario sto bene, davvero»
«Sempre il solito testone, non farti pregare, per favore.» È sempre stato testardo e cocciuto come un mulo, aspetto che ci accomunava e spesso ci faceva discutere, ma allo stesso tempo ci univa quando ci trovavamo d'accordo su un argomento.

Abbassa la testa e mi segue in bagno. Si siede su uno sgabello e io, con un batuffolo di cotone, gli disinfetto le ferite. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, a quando, nel bagno di sua nonna, gli fasciavo le nocche distrutte dopo una rissa.

Gordon ha perso entrambi i genitori in un incidente quando aveva sette anni. È cresciuto con la nonna che ha fatto del suo meglio per farlo diventare un bravo ragazzo ma è sempre stato una testa calda e io ogni tanto dovevo medicargli le ferite. Quelle sere restavo a dormire con lui e cercavo di tranquillizzarlo.

Era un ragazzo buono, solo un po' irruento e incompreso. I miei genitori non volevano che stessi da lui a dormire, ma non potevano venirmi a cercare per tutta New York. Non volevano nemmeno che stessimo insieme, ma per ben due anni lui è stato il mio ragazzo. Ed eccoci qui ora: una spogliarellista e un musicista che ha appena fatto a botte con un uomo che ha tentato di aggredirmi.

La situazione è così assurda, eppure io sono contenta di essere qui con lui.
«A che pensi?» chiede lui quasi leggendomi nel pensiero.
«Pensavo a tutte le volte in cui hai fatto a botte.»
«Hai molto da pensare» risponde lui ridendo. Rido a mia volta e finisco di pulirgli le ferite. Non ha perso quella sua aria da cattivo ragazzo, pericoloso e allo stesso tempo terribilmente attraente.

«Vuoi fare una doccia?» chiedo notando il suo viso sudato.
«Se non ti dispiace, volentieri»
Lo lascio da solo nel bagno e vado a cercargli una maglietta da indossare. Ho qualche vestito di Liam che lascia qui per quando litiga con suo padre e non vuole tornare a casa. Il che capita molto spesso. Prendo una t-shirt e un paio di boxer e li appoggio sul bordo del lavandino. Mentre sto per richiudere la porta dietro di me, Gordon fa capolino da dietro la tenda della doccia.

«Non credo mi vadano bene i tuoi vestiti» esclama divertito.
«Non sono miei, sono di Liam, ti andranno bene» rispondo senza pensare. Cazzo. Perché non penso prima di aprire bocca? E quando mi giro, come sospettavo, vedo il sorriso morirgli sul viso.
«Merda no Gordon, non è come pensi»
«No Hanna, va bene così non ti preoccupare» stampa sulla faccia un sorriso forzato e scompare di nuovo nella doccia. In un anno di lontananza una persona avrebbe tutti i diritti di ricostruirsi una vita ma non voglio che lui creda che l'ho dimenticato.

Sono una perfetta scema. Ho rovinato tutto. Il suo umore e quella specie di rapporto che stavamo costruendo. Mi odio. Mi odio così tanto.
Mentre mi autocommisero sul divano, Gordon esce dal bagno. Nonostante mi sia lavata appena finito lo spettacolo voglio togliermi l'odore che quel grassone mi ha lasciato addosso.

«Vado a lavarmi ma ti prego non andartene» gli chiedo.
«Non mi muovo da qui» mi sorride.
«Comunque Liam non è il mio ragazzo» aggiungo prima di chiudere la porta.
«Mi fa piacere» lo sento sussurrare.

Lavo via lo sporco che mi sento addosso, strofino per cercare di cancellare l'immagine indelebile di quell'uomo che mi ha aggredito e che continuo a vedere ogni volta che chiudo gli occhi. Mi asciugo velocemente ed esco con una certa fretta dal bagno.

Spero che Gordon sia ancora sul mio divano e abbia mantenuto la parola. Non so cosa sento, ma credo che mi farebbe male sapere che mi ha abbandonata di sua spontanea volontà stavolta.

«Ho preparato un paio di sandwich se non ti dispiace, scommetto che muori di fame» solo ora mi accorgo che sono davvero affamata e il mio stomaco brontola.
«Oh grazie, non dovevi disturbarti, li avrei preparati io»
«L'ho fatto con piacere.»

Mangiamo e per un momento non mi sembra essere cambiato nulla dall'ultima volta che abbiamo passato del tempo insieme. Non accenna nulla riguardo al fatto che io ora faccia la spogliarellista per vivere, che abbia un appartamento tutto mio e che i miei genitori non abbiano ancora tentato di cercarmi.

Ho intenzione di spiegarglielo e di farmi raccontare qualcosa di lui ma per il momento va bene così. È la prima volta che ci vediamo dopo un anno e spero non sia anche l'ultima. Ci tengo a recuperare un rapporto con lui.

«Credo di dover andare, grazie di tutto» esclama Gordon, alzandosi dal divano.
«No, non andare, ti prego, resta» non mi interessa se sembro patetica, ma in questo momento non mi va di restare sola.

«Cosa?» chiede lui visibilmente disorientato.
«Resta con me questa notte» replico abbassando lo sguardo, imbarazzata.
«Va bene» acconsente senza obbiettare con un sospiro. Rimango stupita da questo atteggiamento, non chiede spiegazioni e non tenta di rifiutare. L'episodio di stasera deve essere una motivazione abbastanza valida per non chiederne altre.

Ci sdraiamo nel letto e restiamo per un tempo indefinito a fissare il soffitto. Comincio a sospettare che non sia stata una buona idea chiedergli di restare. L'imbarazzo è palpabile. Ma poi improvvisamente lui mi abbraccia e mi tira a se e una scarica di brividi mi pervade tutto il corpo. Tra le sue braccia, con la testa appoggiata sul suo petto mi sento libera e serena.

Riesco ad addormentarmi con lui che mi accarezza la schiena e il suo alito che sa di menta che mi sfiora la guancia.

🌍SPAZIO AUTRICE 🌍

Eccoci giunti alla fine del decimo capitolo di Energy.
Hanna sembra contenta della presenza di Gordon, a tal punto da chiedergli di restare per la notte. Sarà lo shock per l'aggressione o lo avrebbe fatto in ogni caso?
Gordon non se lo lascia ripetere due volte ed é felice di passare del tempo con lei, nonostante la confusione iniziale. Prova qualcosa per Hanna? O è solo gentilezza nei confronti di una ragazza sola e impaurita? Cosa pensa di Liam invece? Ha creduto alla storia che non fosse il suo ragazzo?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now