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Trascorro gran parte della notte a rotolarmi nel letto, a fissare il soffitto senza che l'ombra del sonno si posi sulla mia mente costantemente impegnata a formulare ipotesi. Vorrei che il materasso mi inghiottisse e mi risputasse quando tutta questa merda sarà finita, quando il mio ragazzo sarà libero e io sarò tornata a vivere la mia vita normalmente. Ma nessuno, a parte me, è in grado di risolvere la situazione e questo pensiero mi assilla, un chiodo fisso che martella nella mia testa incessantemente, facendo un sacco di rumore.

Riesco ad addormentarmi soltanto rileggendo la lettera di Gordon un'altra volta, stringendola al petto e immaginandolo accanto a me ad accarezzarmi la testa. Ricordo quanto mi piacesse quel semplice gesto, le sue dita che scorrevano tra i miei capelli e sulla mia nuca, lasciandomi dei piccoli brividi in tutto il corpo. Adoravo addormentarmi così e lui continuava finché non avvertiva il mio respiro farsi più pesante.

Quando mi sveglio il sole è già alto nel cielo, i raggi attraversano la mia stanza colpendomi la faccia. Mi stiracchio e ripenso al sogno strano di stanotte: io e il mio ragazzo seduti su un dondolo ad osservare due bambini che giocavano in giardino.

Il maschio sembrava più grande della femmina, gli occhi grigi e vispi erano in netto contrasto con i cappelli mori. Lei invece aveva due occhioni acquamarina e i capelli scuri le ricadevano in morbide onde sopra le spalle. Si somigliavano molto, erano fratelli ma ciò che più mi aveva sconcertato era la somiglianza che questi avevano con me e Gordon, non proprio come la nostra versione bambina ma piuttosto come la nostra fusione. Erano i nostri figli, senza ombra di dubbio. E noi sembravamo così felici, rilassati, i problemi lontani dal quel momento di idilliaca pace. Così diverso dalla realtà con cui anche oggi dovrò fare i conti.

Mi alzo e preparo un paio di uova strapazzate con del bacon e una tazza di caffè. Quel sogno mi è entrato nella mente e faticherà ad uscirne. Sembrava così vero da lasciarmi senza parole ma con mille pensieri.

Mi manca Gordon e ho voglia di vederlo, nonostante siano passati solo un paio di giorni dalla mia visita in prigione. Non posso passare una vita senza di lui se già dopo quarantotto ore sono ridotta in questo stato.

Controllo il telefono e come al solito trovo il Buongiorno di Liam a cui non rispondo. Mi fa male. Mi fa male tenerlo fuori dalla mia vita, escluderlo dalle mie scelte, dalle mie ipotesi, dalle mie indagini. Ma Gordon è in prigione anche per colpa mia, per averlo coinvolto nella mia già abbastanza incasinata vita. E non ho bisogno di fare del male ad altre persone a cui voglio bene. Non sarebbe giusto e non potrei mai perdonarmelo. Così visualizzo il messaggio e infilo il telefono in tasca.

I primi giorni era venuto a trovarmi a casa ma non avevo aperto la porta. Aveva passato la notte sdraiato davanti al mio uscio e il giorno dopo mi aveva supplicato di lasciarlo entrare. Avevo pianto come mai avevo fatto in tutta la mia vita ma avevo resistito finché lui non se ne era tornato a casa. I singhiozzi avevano superato porte e muri, ed erano giunti alle sue orecchie sommessi ma udibili. E sono sicura che in quel momento anche lui aveva versato qualche lacrima.

Non aveva mai smesso di mandarmi messaggi però, non era uno che si arrendeva tanto facilmente. E questo mi faceva sperare che forse, una volta finita tutta questa faccenda, avremmo potuto ricominciare ad essere amici come siamo sempre stati, lasciandoci alle spalle tutto. Perché anche se non glielo avevo detto lui sapeva. Sapeva che lo stavo proteggendo contro la sua volontà che non avrei mai permesso che gli succedesse qualcosa.

Mi accomodo sul divano con una coperta sulle gambe, la pigrizia si è ormai impadronita di me. Rileggo il biglietto che lo sconosciuto mi ha recapitato a casa e sono curiosa di sapere quale sarà la sua prossima mossa.

Cosa è che dovrebbe tornare a posto? Quale è il mio posto? Sicuramente quella è la frase che più mi lascia perplessa, quella su cui dovrò concentrare la mia attenzione. Ma non ho altri indizi, niente da cui poter far partire le mie ricerche, nessuna traccia che possa farmi capire di chi si tratta. Oltre a quelle poche, semplici parole, il foglio è completamente bianco, non un segno, una sigla, una firma. Sono in mezzo all'oceano e non c'è nemmeno una boa a cui aggrapparsi.

Tutta la mia sanità mentale è legata alla lettera di Gordon. Quella fottuta lettera che ho letto ormai un'infinità di volte e che conosco a memoria, parola per parola, ogni singolo carattere tracciato dalla sua calligrafia sottile e minuta. E la rileggo ancora una volta e poi un'altra ancora e un'altra finché non mi addormento di nuovo, cullata dalle sue dolci parole.

Una volta sveglia noto una cosa a cui mai prima d'ora avevo prestato attenzione. Ogni paragrafo della lettera è diviso con precisione, quasi Gordon volesse evidenziare la separazione tra un concetto e l'altro. Le lettere iniziali dei paragrafi sono grandi rispetto alle altre maiuscole all'interno del corpo della lettera.

La mia mente sta cominciando a lavorare e quasi come se lui fosse qui ad incitarmi a continuare noto altri piccoli dettagli. Quanto sono stata stupida e cieca fin'ora: abbiamo visto un film insieme in cui veniva utilizzata questa tecnica per far passare messaggi cifrati, letto storie e libri che utilizzavano il medesimo codice.

E quasi per caso, disponendosi in ordine davanti ai miei occhi, mi accorgo di una frase, che si forma leggendo di seguito le parole all'inizio di ogni paragrafo:

I
Tuoi
Genitori
Volevano
Pagarmi
Per
L'incendio
Ma
Io
Non
Ho
Accettato

Rimango un attimo interdetta a quelle parole ma non può essere un caso il fatto che formino una frase di senso compiuto.

I tuoi genitori volevano pagarmi per l'incendio ma io non ho accettato

E mi bastano queste poche parole per farmi sorridere. Perché sapevo che questa lettera non poteva essere una semplice lettera d'amore. Perché so che il mio uomo è molto furbo oltre ad essere incredibilmente bello e affascinante. Perché, anche se so che queste dolci parole sono vere, sapevo che non avrebbero potuto essere solo questo. Perché io e lui ci capiamo a distanza, senza parlare, con uno sguardo o un pensiero.

E con quel leggere tra le righe intendeva esattamente e letteralmente quello perché la risposta a tanti dei miei interrogativi era lì, tra le righe di quella lettera che ho letto troppe volte, sotto i miei occhi dal momento in cui ne sono entrata in possesso. E nessun agente si è accorto di questo piccolo grande suggerimento che è riuscito a comunicarmi.

Ma quando finalmente riesco a metabolizzare quelle parole, una furia cieca si abbatte con tutta la sua forza su di me. I miei genitori hanno tentato di corrompere il mio ragazzo, il quale, indubbiamente ha rifiutato. Per quale cazzo di motivo hanno deciso di intromettersi di nuovo nella mia vita? Sono arrabbiata. Anzi no. Incazzata come una bestia. E so che non riuscirò più a rispondere di me dal momento in cui quella furia cieca si abbatterà con tutta la sua violenza su di me.

🎸SPAZIO AUTRICE 🎸

Eccoci giunti alla fine del quarantesimo capitolo di Energy. Ricordatevi di lasciare una stellina se la storia vi piace!
Hanna passa un altra notte senza il suo ragazzo e alcuni ricordi bussano alla sua porta. Dopo un'illuminazione si accorge però che la lettera contiene un messaggio cifrato, i suoi genitori hanno a che fare con l'incendio dell'Energy. Per Hanna si apre una pista ma la rabbia ha la meglio sulla ragione.
Cosa ha intenzione di fare Hanna?
Come reagirà?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon