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Sono ferma in questa stanza da più di un quarto d'ora da sola. In silenzio. Mentre nella mia testa vorticano pensieri senza un'apparente logica. Fanno rumore, si accapigliano e ho quasi paura che il mio cranio possa esplodere da un momento all'altro.

La sedia è scomoda e le pareti grige emanano un odore pungente di muffa. Non so se mi stiano osservando dal grande vetro che si trova alla mia destra, non riesco a vedere attraverso, ma cerco di mantenere la calma e non destare sospetti. Ma è difficile con tutto il casino che ho dentro.

Vorrei poter dire di essere sicura che non sia stato Gordon, ma come faccio a saperlo? Non era con me quella sera. Anzi. Ricordo bene le sue pellicine tormentate dalle mani tremanti, l'agitazione della sua voce, i suoi occhi che cercavano in tutti i modi di evitare i miei.

E il dubbio mi attanaglia, lo stomaco e le viscere si restringono intorno a quell'unico pensiero, cerco di aggrapparmi alla verità che lui mi ha detto e provo con tutta me stessa a crederci fermamente. Ma ogni cosa sembra così confusa, dubito di chiunque oramai e Gordon non fa ad eccezione. Mi sono sempre fidata di lui. Ciecamente. Più di lui che di me. E in questo momento vorrei che quella sicurezza si facesse sentire, che ogni dubbio venisse spazzato via dalla certezza della sua innocenza.

Mi ha già mentito in passato ma era per una buona causa e l'ho perdonato. Non ha nulla a che fare con questa situazione. Ma il fantasma del dubbio c'è, e come un tarlo mi scava nel cervello, avvelenandomi dentro.

L'agente che poco fa si trovava sulla porta del mio appartamento entra nella stanza e si siede sulla sedia di fronte alla mia; la sua espressione seria e il cipiglio severo non fanno presagire nulla di buono. Il mio stomaco si è ristretto e non sono sicura di riuscire ad emettere suoni con la voce. Sono paralizzata davanti a quell'uomo e il suo sguardo imperscrutabile non aiuta la mia ansia.

«Lei è la fidanzata di quel Gordon?» comincia rompendo il silenzio e indicando con un cenno del mento un punto indefinito, come se lui si trovasse proprio lì. Annuisco semplicemente, senza emettere nessun suono.

«E lei dove era, signorina, la sera in cui il locale Energy è stato dato alle fiamme?» chiede intimadatorio.
«Ero a casa mia, da sola» mi affretto a rispondere.
«Mmm... è molto strano signorina, il suo ragazzo sostiene di essere stato con lei quella sera» aggiunge l'agente grattandosi il mento ispido.

Quella semplice frase mi getta nel panico ma cerco di mantenere la calma.
«Inizialmente era con me, ma poi se ne è andato» spiego, sperando che Gordon non abbia mentito al poliziotto. Non avrebbe senso raccontare bugie in questo momento e se è veramente stato lui a commettere quel crimine, merita di pagare, nonostante lo ami con tutta me stessa. I secondi di silenzio che seguono dopo sono i peggiori della mia vita.

«D'accordo, allora non ha mentito» sussurra l'agente come se parlasse con sé stesso.
Tiro un sospiro di sollievo e ricomincio a respirare, non mi ero nemmeno accorta che stavo trattenendo il fiato. Deve esserci una spiegazione a tutto questo.
«E lei cosa faceva in assenza del suo ragazzo?» incalza l'uomo.
«Ho pulito tutta la casa» rispondo convinta.

È un alibi penoso, forse avrei dovuto rispondere qualcosa di più credibile, ma era ciò che effettivamente stavo facendo.
«Alle ore ventiquattro?» chiede l'agente dubbioso, inarcando un sopracciglio. Annuisco convinta, mentre lui scrive qualcosa che non riesco a leggere sul suo taccuino.

«Ho finito con lei signorina, può andare. I suoi amici la stanno aspettando all'ingresso» aggiunge atono.
«E Gordon?» domando allarmata.
«Il suo ragazzo è in stato di fermo. Non ha confessato di aver appiccato l'incendio ma dopo la soffiata, le prove che abbiamo trovato nella sua macchina contro di lui sono abbastanza schiaccianti» chiarisce l'uomo ed esce dalla stanza lasciandomi lì da sola ad elaborare quanto appena detto.

La soffiata? Chi ha fatto il nome di Gordon? Cammino verso i miei amici fissando il pavimento bianco e asfittico, così come la mia anima imprigionata nel mio corpo. Vorrei urlare, gridare, perché in due giorni mi sono state strappate le due cose più belle e importanti della mia vita. E mentre una lacrima solitaria solca il mio viso capisco che non può essere stato Gordon.

Non può essere stato lui perché mi ama.
Non può essere stato lui perché sa quanto contava quel posto per me.
Non può essere stato lui perché aveva bisogno dello stipendio che quel posto poteva dargli.
Non può essere stato lui perché sapeva a cosa sarebbe andato incontro e non avrebbe rischiato di perdermi un'altra volta.
Non può essere stato lui perché lui è tutto per me e io sono tutto per lui.

E nonostante le prove che lo inchiodano, nonostante tutto quello che è stato trovato in quel baule, sono sicura che non sia stato lui. Potrei scommetterci ciò che ho di più caro o la mia stessa vita, ma so di per certo che c'è una spiegazione a questa fottuta situazione e che lui è innocente. Mi sento così stupida ad aver dubitato di lui. Per aver creduto anche solo per un istante che lui fosse il colpevole. Ma non è così. Ora lo so.

E non c'è nulla ora che possa farmi vacillare. Scoprirò chi è stato, con o senza l'aiuto della polizia, anche a costo di finire in prigione io stessa. Perché lo amo e lo difenderò con le unghie e con i denti, perché nessuno può mettersi contro la mia storia, niente può separarci. Perché ho subito troppo in questa vita ed é ora di tirare fuori gli attributi e dimostrare a tutti di cosa sono capace.

Quando arrivo all'ingresso della caserma il mio cuore martella nel petto, una nuova consapevolezza si è fatta strada dentro di me. Alzo lo sguardo e cammino fiera, a testa alta, con passo marziale come se volessi far tremare i muri di questo posto.

Un sorriso si staglia sul mio viso e probabilmente staranno pensando che sono impazzita, che il dolore mi sta consumando il cervello. Forse é così, forse la mia sanità mentale sta andando a farsi fottere come qualsiasi cosa nella mia esistenza, ma se loro hanno intenzione di arrendersi, io no. Non un'altra volta.

Sono cambiata, non sono più la ragazzina inesperta ed abituata a chinare il capo di fronte a chiunque. Sono una donna che ha imparato a combattere per ottenere quello che vuole, a non dare nulla per scontato, a non arrendersi di fronte a nulla. Nemmeno davanti alla polizia.

Raggiungo i miei amici i quali mi fissano cercando di capire le mie emozioni. Non sto piangendo, non sono disperata, anzi, sorrido. Mi guardano interrogativi e io semplicemente strizzo loro l'occhio per tranquillizzarli. Dopodiché esco dalla caserma senza voltarmi indietro.

🍹SPAZIO AUTRICE 🍹

Eccoci giunti alla fine del trentatreesimo capitolo di Energy.
Hanna dubbiosa, viene interrogata dall'agente ma tutto ad un tratto i dubbi su Gordon vengono spazzati via: non può essere stato lui e lei è disposta a tutto pur di salvarlo.
Che pensate del nuovo spirito di Hanna?
Ha ragione riguardo a Gordon? Fa bene a difenderlo?
Chi sarà stato?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now