21.

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Dopo la colazione mi vesto per uscire con Gordon. Indosso un paio di jeans e un maglione, il mio stile semplice è notevolmente in contrasto con ciò che metto solitamente quando salgo sul palco, ma quello fa parte del personaggio, non di ciò che sono ogni giorno.

Dopo aver guidato per qualche isolato giungiamo nel parcheggio del supermercato. Ho bisogno di comprare parecchie cose, penso che passerò più tempo a casa ora che ne ho il motivo. Recupero un carrello che, già dopo un quarto d'ora, è pieno. Decido di andare alla cassa, per oggi può bastare. Non so nemmeno se riuscirò a incastrare tutte queste buste nel baule della macchina.

Non ho mai fatto la spesa con Gordon, tranne qualche commissione per la nonna malata. È un gesto semplice e normale, ma per me è una bellissima novità. Ripenso all'anziana signora che lo ha cresciuto e mi si stringe il cuore: lei lo ama più di qualsiasi cosa e quando ha scoperto di essere malata il suo primo pensiero è andato al nipote che sarebbe rimasto solo al mondo senza nessuno che si prendesse cura di lui.

Gordon avrebbe potuto cavarsela anche al tempo ma la signora voleva restare per lui, perché era un ragazzo complicato che aveva bisogno di affetto, che non aveva nessuno, eccetto me, su cui fare affidamento.

«Come sta tua nonna?» chiedo improvvisamente. Un'emozione che non riesco a capire gli balena per un attimo negli occhi.
«Sempre meglio, le cure le fanno effetto» dice senza troppo entusiasmo. È preoccupato per qualcosa ma non voglio chiedergli cosa, quando sarà il momento me lo dirà lui stesso. Ho imparato col passare del tempo, che costringerlo a sputare ciò che gli passa per la testa è inutile, anzi, controproducente.

«Bene, sono contenta, l'importante è questo. Avresti fatto qualsiasi cosa per lei» lo vedo irrigidirsi, probabilmente è un argomento che gli fa male o lo turba in qualche modo.

Per un attimo mi balena in mente l'idea che lui abbia fatto qualcosa di molto brutto per potersi permettere quelle cure davvero troppo costose, ma scaccio il pensiero dalla mente. Ancora non capisco come abbia fatto ma sicuramente avrà lavorato instancabile giorno e notte per quella donna che gli ha fatto da madre e da padre.

Carichiamo le buste della spesa in macchina e ci dirigiamo di nuovo al mio appartamento. Voglio sistemare tutte le cose che abbiamo comprato prima di andare all'Energy.

Sto prendendo tempo, e sembrerò ridicola, lo so, ma l'idea di presentare Gordon a tutti mi mette ansia. Forse perché so che è come mettere in comunicazione due mondi lontani e diversi, mischiare il mio passato con il presente e forse futuro. Sono però sicura che in quel locale di pazzi scatenati, nessuno mi giudicherà o mi crederà pazza. Forse Bruke, ma solo per il fatto di non avergli confidato tutta la storia prima.

Quando arrivo all'Energy sono tesa come una corda di violino. La maggior parte di loro sa che uscivo con Ryan e nessuno, a parte Liam, sa del ritorno di Gordon nella mia vita.

Quando entriamo tutti salutano, intenti nel loro lavoro e non notano la presenza del mio accompagnatore. Bruke alza lo sguardo e nei suoi occhi leggo la rabbia per non aver detto nulla. Lo squadra da capo a pieni, riconosco quello sguardo indagatore, e Gordon certamente non passa inosservato con la sua bellezza. Si avvicina e ho paura di quello che sta per dire.

«Eh, ciao, piacere di conoscerti... tu devi essere Ryan» a quel nome Gordon si irrigidisce e anche io. Grandioso. Lei è giustificata dal fatto che io non gliene abbia parlato, ma ciò non rende la situazione migliore. Nota l'imbarazzo che si è creato e capisce di aver fatto una gaffe.

«Ehm no, non sono Ryan, sono più uomo, più bello e meno bamboccio. Piacere Gordon» risponde lui cercando di sdrammatizzare e allungando la mano verso di lei per presentarsi. Sta scherzando, ma non troppo. Trattengo a stento un sorriso, forse non andrà così male. Noto l'espressione interrogativa sui volti di tutti, quel nome è nuovo per tutti tranne per Liam.

Mi volto a guardarlo e sul suo viso leggo la confusione: dopo quello che gli ho raccontato non si aspettava che venissi qui con lui. Gli sorrido sperando di fargli capire che va tutto bene e che gli spiegherò non appena ne avrò la possibilità, e lui ricambia ma qualcosa lo turba. É importante per me avere l'appoggio del mio migliore amico.

I ragazzi si presentano con la solita cordialità e ho l'impressione che Gordon si trovi stranamente a suo agio in questo gruppo di matti.

Non è mai stato un tipo di compagnia, piuttosto un lupo solitario, cresciuto troppo in fretta e spesso con amici sbagliati e la sua musica; grazie al cielo aveva capito da solo e prima che fosse troppo tardi con chi aveva a che fare.

Non è mai stato abituato all'idea di gruppo o di famiglia, forse perché l'unica persona a lui cara era sua nonna. E me, quando sono entrata a far parte della sua vita. Ricordo però di averlo visto giocare a biliardo con dei ragazzi al Red Bob, forse quelli erano suoi amici o forse solo gente che aveva incontrato al bar.

In compenso è sempre stato circondato da ragazze; è un ragazzo bellissimo e il fatto che suonasse la chitarra in molti locali lo rendeva una sorta di idolo agli occhi delle più giovani. Ha sempre approfittato di questo fatto, ma non dopo avermi conosciuta. Tutto il mondo era scomparso nell'istante in cui i suoi occhi avevano incontrato i miei.

Afferro uno strofinaccio e cerco una scaletta per pulire i vetri e in quel momento qualcuno mi cinge la vita.
«Mi sembri di buon umore, splendore» mi dice Liam all'orecchio. Pensavo fosse Gordon ma non rimango troppo delusa dalla sorpresa.

«Sì, beh, sono successe diverse cose» rispondo generica. Non scenderò nei dettagli di cosa è successo.

«Oh, lo vedo ma non capisco. Cosa siete adesso?» chiede. E lo capisco, dato che era rimasto al fatto che eravamo amici. Cosa siamo adesso? Non lo so nemmeno io.
«Stiamo insieme di nuovo, credo.» Sono titubante sulla risposta.

Lui mi ha detto che mi ama e io anche ma non abbiamo deciso di stare insieme. Probabilmente è scontato per entrambi, è così evidente il nostro legame, ma non ci siamo definiti. Odio le etichette, sia chiaro, voglio essere libera di essere semplicemente me stessa.

Liam annuisce e in quel momento vedo Gordon che mi osserva. Che ci osserva e non sembra per nulla contento. Deve aver ricollegato il nome di Liam con le magliette che si trovavano a casa mia e il malinteso che c'era stato la prima notte che abbiamo dormito insieme. Sta cercando di capire se Liam sia una minaccia o meno e dovrò spiegarli la situazione prima che possa incenerirlo con lo sguardo.

«Credo non sia contento di vederti con me» attacca Liam come se mi avesse letto nel pensiero. Il tono con cui lo dice cela tristezza e lo conosco troppo bene per non sapere a cosa sta pensando: crede che lo lascerò da parte ora che sono tornata con Gordon, ma ciò non accadrà.
«Non preoccuparti, ci farà l'abitudine.» ribatto con noncuranza sorridendogli.

🍬SPAZIO AUTRICE 🍬

Eccoci giunti alla fine del ventunesimo capitolo di Energy.
Hanna, dopo alcune compere al supermercato, si reca con Gordon all'Energy; inizialmente la confusione la fa da padrone, ma chiariti i malintesi, viene accolto calorosamente. Sembra non gradire però il rapporto della sua ragazza con Liam.
Riuscirà ad abituarsi alla loro amicizia?
Hanna sarà in grado di fargli cambiare idea riguardo a Liam?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now