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Odio aspettare. Sono la persona meno paziente che conosco e qui, in questo momento, il tempo passa troppo lentamente. Non so cosa intendesse l'agente con "pochi minuti" ma mi sembra di essere in questo posto da un'eternità. La sedia su cui sono seduta è terribilmente scomoda e non riesco a trovare una posizione in cui riesco a rimanere per più di due minuti.

Fisso l'orologio a muro appeso sulla parete davanti a me e persino le lancette sembrano procedere con un ritmo meno incalzante del solito. Ho aspettato questo momento da troppi giorni per poter restare ferma a lasciare che i minuti passino così lentamente. Sono impaziente, fremo dalla voglia di vederlo e portarlo a casa con me, lontano da questa brutta faccenda. Sono esausta, ma la notizia del suo imminente rilascio mi ha svegliata improvvisamente.

Liam è tornato a casa una ventina di minuti fa: ci ho messo del tempo a convincerlo ad andarsene, non voleva lasciarmi qui da sola ma poi la stanchezza ha avuto la meglio. Oltretutto non sono proprio sola. Insomma, sono in una caserma dopotutto. Si è comunque reso utile andando a prendere la mia auto a casa di Ryan e sistemarla davanti al mio appartamento. Gli ho detto che sarei andata io il giorno seguente, ma non ha voluto sentire ragioni: "tu in quel posto da sola non ci torni!" aveva tuonato minaccioso, e io non avevo osato controbattere. Quando ci si mette Liam è un vero testone.

Così ora me ne sto qui, in questa sala d'attesa che ultimamente ho visto quasi più volte del salotto di casa mia.
"Ma quanto ci mettono!" dico dando voce ai miei pensieri. Mi sto irritando, ma nulla potrebbe togliere il buonumore, che l'imminente vista del mio ragazzo mi ha fatto venire. Imminente si fa per dire.

«Stia tranquilla, avrà un mucchio di scartoffie da firmare» mi risponde un'agente donna di colore, seduta ad una scrivania. Nonostante sia dietro il vetro, deve avermi sentito, e io non posso fare a meno di abbassare lo sguardo e arrossire, imbarazzata.

«Mi scusi, volevo solo pensarlo» mi giustifico, senza alzare lo sguardo.
«Non preoccuparti, cara va tutto bene. È normale che ti manchi» dice lei strizzandomi l'occhio. Le sorrido e la ringrazio mentalmente per quell'insolita forma di consolazione.

Un paio di minuti più tardi, sento dei passi pesanti provenire dal corridoio e trattengo il respiro finché dopo pochi secondi lo vedo: è bello da togliere il fiato e io rimango imbambolata a fissarlo in tutto il suo splendore. Indossa un semplice paio di jeans chiari, strappati sulle ginocchia, un maglioncino grigio e un chiodo di pelle a completare il look.

Tiene lo sguardo fisso sull'agente che lo scorta, finché non incontra i miei occhi ed è in quel momento che accade la magia: spalanca la bocca senza schiodare l'attenzione da me. Non posso più trattenermi, gli corro incontro gettandogli le braccia al collo e lui mi stringe forte al suo petto muscoloso. Inutile dire quanto il suo tocco mi abbia fatto sbocciare di nuovo, come un fiore che finalmente trova la luce del Sole, dopo giorni di buio.

Non riesco a trattenere le lacrime di gioia e sfogo tutte le emozioni che da ormai un paio di settimane tengo dentro. Rido perché sono così contenta di averlo qui, di poterlo toccare e abbracciare. Le sue braccia sembrano volermi stritolare, e non lasciarmi andare mai più. Ed è esattamente ciò che succederà.
«Ce l'hai fatta amore mio, ci sei riuscita. Grazie piccola, grazie» mi sussurra all'orecchio, con il respiro corto e la voce tremante per tutte le emozioni che lo stanno atrraversando in questo momento.

Non riesco a rispondere, sono troppo agitata e sconvolta. Positivamente sconvolta, anche se fino a qualche ora fa ho rischiato di morire. Il suo sorriso ha spazzato via qualsiasi cosa, riportando la pace dentro di me. Ho messo in gioco la mia vita per lui e ne è valsa la pena, se questa è la ricompensa. Solo ora mi rendo conto di quanto fosse avventata la mia decisione di fare tutto da sola, lo sconsiglierei a chiunque. Sono sicura che quando glielo racconterò, sarà parecchio contrariato.

Non smette per un attimo di accarezzarmi nemmeno sul taxi verso casa; quanto a me, ho paura che lasciandolo andare anche solo per un secondo possa sparire, come se tutto fosse un sogno. È una strana, assurda paura che tutto questo non sia reale, frutto della mia immaginazione. Ma ogni volta che lo guardo e i suoi occhi pieni d'amore incontrano i miei capisco che questa è la realtà. Una meravigliosa e bellissima realtà in cui voglio abitare per il resto dei miei giorni.

Trascino i piedi sulle scale e finalmente giungo dentro il mio appartamento: mi sembra di non vederlo da un'eternità. Mi congratulo con me stessa per aver pulito la casa da cima a fondo, ha un aspetto decisamente migliore e accogliente, esattamente come volevo che fosse per lui.

«Mi è mancato questo posto. Ma niente è paragonabile a quanto mi sei mancata tu» afferma Gordon appena varcata la soglia, e mi tira a se con forza. Alzo il viso e lascio che le mie labbra incontrino le sue.
«Anche tu mi sei mancato, ti amo così tanto» sussurro appena.
«Ti amo anche io. Non immagini quanto, amore mio» risponde lui.
Il bacio da dolce diventa sempre più passionale e carico di mille emozioni e parole non dette. Non ci eravamo ancora scambiati un vero bacio, troppo presi dal ritorno a casa e dalla polizia che ci osservava.

Ci separiamo senza fiato, con i cuori scossi e in subbuglio ma finalmente in pace.
«Fatti una doccia, io intanto ordino una pizza» dice lui dandomi un bacio sulla fronte.
«D'accordo, grazie mille» rispondo senza controbattere. È la migliore proposta che avrebbe potuto farmi.

Mi dirigo verso il bagno col solo pensiero di lavare via ogni fottutissimo evento di questa giornata incredibile.
«Dopo mi racconti per filo e per segno tutto quello che è successo» esclama lui dandomi un leggero buffetto sul sedere.

Sculetto fino alla porta del bagno senza rispondergli, sicura che lui mi stia guardando il fondoschiena in questo momento. E mi erano mancati anche questi piccoli momenti stupidi, a cui non avevo mai attribuito importanza, ma che con la lontananza hanno acquisito un valore tutto loro.

Mi infilo sotto il getto della doccia bollente e sfrego con forza la pelle già arrossata dal calore. Proseguo con i capelli cercando di eliminare qualsiasi traccia delle mani e dell'odore di quello psicopatico di Ryan. Se non fosse stato per l'incontro con il mio ragazzo probabilmente sarei ancora scossa e sotto shock.

Sono contenta che Ryan si trovi in prigione e non a piede libero anche perché appena Gordon scoprirà tutta la storia darà fuori di matto. E se Ryan non fosse stato arrestato il mio ragazzo lo avrebbe ammazzato con le sue mani. Ne sono certa.

Esco dalla doccia e in quel momento Gordon fa capolino nel bagno.
«Le pizze arriveranno fra mezz'ora, posso farmi una doccia, intanto?» chiede con la solita educazione.
«Certamente, non devi nemmeno chiedere» affermo mentre lui si sta già spogliando. E la visione del suo corpo nudo è qualcosa di magnifico e spettacolare, è la bellezza della natura fatta a persona. Smetto di fissarlo per non rischiare di saltargli addosso ora, lui se ne accorge e sfoggia uno dei suoi sorrisi più affascinanti e provocatori.
«Cerca di resistere qualche altra ora, piccola» mi sussurra con voce seducente facendomi l'occhiolino. Sbuffo e alzando gli occhi al cielo torno in salotto, ma non riesco a trattenere una risata.

E sono così contenta di averlo qui finalmente, in carne ed ossa. Niente e nessuno potrà più separare due tornado come noi.

🍰SPAZIO AUTRICE 🍰

Eccoci giunti alla fine del quarantottesimo capitolo di Energy.
Dopo minuti che sembrano ore, Hanna riesce finalmente a riabbracciare Gordon e ritrovare la felicità che sembrava ormai perduta.
Come si evolverà la loro storia?
Possono finalmente tirare un sospiro di sollievo ora che Ryan è stato arrestato?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora