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Divoro la pizza come se non mangiassi da anni, è davvero squisita ed era proprio ciò che ci voleva dopo una giornata come questa. Anche Gordon mangia con appetito, la mensa della prigione non dev'essere il miglior posto in cui consumare un pasto. Parliamo poco durante la cena, la fame ha il sopravvento su qualsiasi cosa.

«Allora... come hai convinto Ryan ad uscire allo scoperto? Non sarà stato semplice, immagino» chiede il mio ragazzo mentre sparecchiamo il tavolo. Una morsa allo stomaco mi ricorda che ancora non gli ho parlato della mia quasi morte per mano di quello psicopatico. Temevo questo momento dall'istante in cui abbiamo messo piede nell'appartamento. Come glielo spiego ora?  Devo cercare di non farlo agitare, raccontargli l'accaduto con calma così che possa digerirlo poco alla volta.

«Ehm, diciamo che non l'ha presa proprio benissimo» rispondo cercando di sdrammatizzare, ma dalla sua espressione corrucciata capisco che ha già intuito qualcosa. Volevo rimanere sul vago, ma con lui sarà praticamente impossibile.
«Cioè? Ti ha fatto del male?» incalza sospettoso. E io non so cosa rispondere. Tecnicamente non mi ha torto nemmeno un capello, ma credo che il tentato omicidio possa essere incluso nella voce "fare del male".

«Ha tentato di uccidermi, è in prigione anche per questo» spiego senza troppi giri di parole. E così va a puttane il piano di andarci con i piedi di piombo. Gran bel lavoro, Hanna. Ma va bene così. Prima o poi avrei dovuto dirglielo e non sarebbe servito a nulla addolcire la pillola. Ryan è in prigione e Gordon dovrà incassare la notizia e ringraziare Liam di essere un gran ficcanaso.

Deglutisce visibilmente scosso dalla mia rivelazione. È sotto shock, e come dargli torto. Sto aspettando una sua reazione, che dia fuori di matto, che spacchi qualcosa, che si arrabbi con Ryan e gli urli contro anche se non può sentirlo. Ma non accade nulla.

«Cosa è successo?» chiede dopo qualche minuto in silenzio.
«Lui voleva uccidermi perché è uno psicopatico, ma Liam, che mi seguiva da giorni per accertarsi che non mi cacciassi nei guai, è intervenuto e mi ha salvato la vita» dico tutto d'un fiato, togliendomi un grosso macigno dalle spalle.

Gordon abbassa lo sguardo fissando il pavimento e una lacrima gli riga la guancia. Decisamente non era il tipo di reazione che mi aspettavo. Perché piange ora? Mi precipito di fronte a lui e gli sollevo il viso con una mano, mentre con l'altra gli asciugo gli occhi. Il mio pollice scorre lento sulla sua guancia ispida e raccoglie tutta la tristezza che leggo nelle sue iridi.

«Non avresti dovuto farlo, saresti potuta morire! Se tu fossi morta per salvare me, non me lo sarei mai perdonato, io...» poso un indice sulle sue labbra per farlo tacere.
«Quel che è stato è stato non si può più tornare indietro. Non sono morta e dobbiamo essere contenti di ciò, non piangere per quello che sarebbe potuto accadere» gli sussurro cercando di calmare i suoi singhiozzi sommessi.

So a cosa sta pensando. Sta pensando a quanto è stato avventato, poco ragionato, quasi stupido da parte mia presentarmi da Ryan da sola. Senza nessuno che mi coprisse le spalle, che mi aiutasse in caso di bisogno. Tutto questo solo per lui e per l'amore che provo nei suoi confronti. Anche se non mi è successo nulla, so che si sente in colpa, quasi fosse lui il responsabile di tutto. Ma era anche lui una vittima, esattamente come me.

«Tu sei tutta pazza! Non avresti dovuto...» e anche stavolta non lo lascio terminare la frase e poso le mie labbra sulle sue.
«Sono pazza di te e ti amo a tal punto che avrei sacrificato la mia vita pur di salvarti» gli sussurro a un soffio dalla bocca. Posa la fronte sulla mia senza perdere il contatto visivo che ormai ci ha incatenati l'uno all'atra.
«Ti amo anche io, ma se ti azzardi un'altra volta a mettere in pericolo la tua vita per la mia, ti farò rimpiangere di essere nata» dice con un tono scherzoso, ma in un certo qual modo autoritario.

«Ah si? E come pensi di fare?» chiedo maliziosa, sfidandolo con lo sguardo.
«Esattamente così!» esclama, prendendomi di peso e poggiandomi sulle sue spalle muscolose. Colta alla sprovvista, non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
«Ehi, non puoi, non vale così, mettimi giù subito!» grido battendo le mani sulla sua schiena possente.
«Appena sarò arrivato a destinazione, ti metterò giù, agitarsi non serve, stai ferna piccola» sbotta assestandomi una sculacciata sul sedere senza smettere di ridere, dirigendosi a grandi falcate verso la camera.

Una volta dentro mi butta sul letto mettendosi a cavalcioni su di me e immobilizzandomi le mani.
«Adesso non vai più da nessuna parte, amore mio!» mi provoca, cominciando a farmi il solletico ovunque.
Rido a crepapelle e mi divincolo cercando di disarcionarlo, ma lui mi tiene stretta senza lasciarmi via di scampo.
«Ti prego, ti prego basta!» lo supplico a corto di fiato, senza smettere di muovermi sotto di lui, come in preda ad una crisi epilettica.

«Spero tu abbia capito la lezione, testona che non sei altro!» dice con un sorriso trionfante sul volto scendendo dal mio corpo e sistemandosi di fianco a me.
«Ti odio!» esclamo ridendo ancora per il troppo solletico, e massaggiandomi la parte che fino a qualche secondo fa era sotto assalto.

«Non è vero, mi ami, io lo so e tu lo sai. Ti amo anche io comunque» risponde beffardo, come chi sa di aver vinto. Ma ha vinto una battaglia non tutta la guerra. Stasera però non ho le forze di controbattere, ma mi appunto mentalmente di farlo in un futuro non troppo lontano. La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma non troppo. Non sono una che ama perdere, e se c'è una cosa che lui sa bene è quanto io possa essere dispettosa e fastidiosa se vengo provocata.

Appoggio la testa sul suo petto muscoloso: sentire il suo cuore battere ancora sotto il mio orecchio mi fa sentire viva e in pace. Tutti questi giorni di solitudine, di tristezza e di lacrime vengono spazzati via velocemente in questo preciso istante di gioia.

Sollevo il viso e i miei occhi incontrano i suoi. Le nostre labbra si uniscono in un bacio dolce che accende un fuoco dentro di me; mi era mancato tutto questo. La passione ci travolge e il bacio si trasforma in qualcosa di intimo e profondo, unendoci come fossimo una cosa sola. Quanto mi è mancato. Quando ci stacchiamo per riprendere fiato mi sembra quasi mi manchi l'ossigeno, come se lui fosse tutto ciò di cui ho bisogno per vivere.

Le sue mani si infilano sotto la maglia del mio pigiama, sfiorando ogni centimetro della mia pelle. Me la sfila, senza smettere per un attimo di stringermi. I respiri si fanno affannosi e le sue dita scendono piano piano oltrepassando l'elastico dei miei pantaloni e raggiungendo il mio punto sensibile. Tolgo la sua maglietta, rivelando il petto muscoloso e tonico che ho sognato più di una volta in questo periodo di lontananza. Proseguiamo a spogliarci a vicenda e posso finalmente ammirare il suo corpo statuario e magnifico che si intreccia col mio, in un'unione di menti e anime.
«Ti amo» sussurro.
«Ti amo» risponde.

💐SPAZIO AUTRICE 💐

Eccoci giunti alla fine del quarantanovesimo capitolo di Energy.
Hanna è costretta a raccontare a Gordon quanto successo con Ryan, e viene rimproverata per la propria incoscienza. I due però sembrano pronti a tornare alla loro vita quotidiana.
Cosa succederà dopo?
La storia tra loro è destinata a durare?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now