38.

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Ricordo esattamente dove abita la nonna di Gordon e senza difficoltà raggiungo la piccola casetta alla periferia della città. Il tragitto non è lunghissimo, ma in questo quartiere sembra di essersi trasferiti in un altro paese.

Le villette con giardino che si affacciano sulla strada principale, sono tutte estremamente graziose, in netto contrasto con i grattacieli grigi che si stagliano nel cielo a pochi chilometri. Sembra di essere stati catapultati in un film degli anni novanta, e mi aspetto che da un momento all'altro una giovane donna con vestito lungo in stile bambola di porcellana e un fiocco sulla testa, mi attraversi la strada.

L'abitazione è circondata da un piccolo giardino curato, segno che qualcuno dia una mano all'anziana signora, non può fare tutto da sola; dal caminetto fuoriesce un sottile filo di fumo e sotto il portico un grazioso dondolo decora l'ingresso; il vialetto piastrellato che conduce alla porta è adornato da fiorellini di ogni forma e colore.

Questa casa è proprio come nei miei ricordi ma sono un po' tesa all'idea di rivedere la nonna di Gordon. È una donna veramente squisita, dall'animo gentile e dal cuore grande ma temo si sia dimenticata di me o che comunque non sia più in grado di riconoscermi: come biasimarla, fino ad un anno fa pesavo dieci chili in più, vestivo come una stupida ragazzina senza carattere, senza buongusto e senza specchi ed ero timida e spaventata dalla vita.

Tutto l'opposto della donna coraggiosa, determinata e attraente che sono ora, con un look decisamente casual e poco raffinato, che si addice più alla mia attuale personalità. Prendo un profondo respiro e busso alla porta, sperando non mi scambi per una delinquente e chiami la polizia.

«Buon pomeriggio signorina, come posso esserle utile?» prorompe l'anziana spuntando all'ingresso e fissandomi da sopra gli occhiali. La donna non è cambiata molto da come la ricordavo, ha solo qualche ruga in più che le conferisce un'aria più saggia. Come temevo non mi riconosce, così mi affretto a presentarmi.
«Sono Hanna, Hanna Clark signora, si ricorda di me?» le chiedo titubante mentre lei mi osserva dalla testa ai piedi con la fronte corrucciata.

Dopo qualche secondo si porta una mano alla fronte come se si fosse finalmente resa conto della gaffe e mi avesse riconosciuto.
«Oh Hanna carissima, che bello vederti, sei davvero diventata una donna meravigliosa!» mi saluta calorosamente la nonna attirandomi a sé in un abbraccio tenero e materno che non ricevevo da tempo.
«Entra ti prego, non vorrai rimanere a gelare lì sulla porta!» esclama.

Mi accomodo nel piccolo salotto che profuma di lavanda e di pulito e devo ammettere che la signora Moore sembra molto più in forma rispetto a come la ricordavo. La cura deve averle giovato veramente e quello stronzo di mio padre lo sapeva, per questo l'ha giocata come asso nella manica. Vedendo ora la sua condizione, non biasimo Gordon per aver accettato quei soldi, non sembra più nemmeno l'anziana donna di un anno fa.

Sono tesa e i palmi delle mie mani sudano a contatto tra di loro, ho paura di affrontare l'argomento "Gordon", non solo per quanto riguarda la sua attuale situazione ma anche per l'evoluzione della nostra relazione.

«Ho portato dei biscotti e una bottiglia di succo all'arancia, signora Moore, spero non le dispiaccia» le dico rivolgendole uno dei miei migliori sorrisi negli ultimi tempi.
«Oh non dovevi disturbarti, tesoro, sei sempre così gentile. Chiamami pure Lynn, ti prego!» mi risponde.

La conversazione prosegue nel migliore dei modi e io sono veramente contenta di essere qui.
«Qual buon vento ti porta qui, Hanna, era molto tempo che non ti vedevo. Mio nipote mi ha spiegato poco di come stavano le cose veramente.» Ed ecco che il momento che più temevo è arrivato.

Così le racconto e le parlo della situazione, omettendo ovviamente alcuni particolari. Come ad esempio il fatto che per vivere faccio la spogliarellista in un locale che però è stato incendiato e pensano che il colpevole sia Gordon il quale si trova in prigione a scontare una pena ingiusta. Praticamente ho omesso gran parte della storia limitandomi a dirle che dopo un periodo di allontanamento io e lui ci siamo riavvicinati.

«Oh tesoro, sono così contenta che siate ritornati insieme. Non penso che qualcuno lo abbia mai capito e accettato nella maniera in cui lo hai fatto tu. Lo rendi felice. Lui non parla molto, sai come è fatto, ma quando veniva qui nell'ultimo periodo lo vedevo molto più spensierato e allegro. Avrei dovuto pensarlo che c'era sotto il tuo zampino» afferma la donna stringendomi le mani tra le sue.

Quelle semplici parole così vere e sincere mi scaldano il cuore e mi entrano dentro. Gordon non è molto bravo ad esprimere i propri sentimenti, ma sono sicura che sua nonna sia in grado di comprenderli anche solo guardandolo negli occhi. Dentro sto scoppiando di gioia e i miei neuroni stanno facendo i fuochi d'artificio, lei sembra accorgersene e mi sorride ancora di più.

«Gordon non viene più qui tanto spesso, lo vedo poco e solo un paio di settimane fa è rimasto a dormire una notte qui da me, ma non ha voluto dirmi dove passa la maggior parte del tempo... sono un po' preoccupata per lui, sai che non è un ragazzo semplice.»
«Oh non si preoccupi, Lynn, lui vive praticamente da me» accenno con un sorriso.

La donna corruga la fronte e mi guarda confusa come se improvvisamente mi fosse spuntato un terzo occhio sulla fronte. Cazzo. Tra le tante cose che ho omesso di dirle, c'era anche quella che non vivo più con i miei genitori, bensì in un appartamento tutto mio, nel centro di New York.

«Non abito più con i miei genitori da qualche tempo» spiego con finta noncuranza e un cenno della mano; mi guarda ancora stringendo gli occhi in due fessure ma non prosegue oltre e sembra dimenticarsi in fretta dell'argomento. Se c'è una cosa che ho imparato di quella donna, però, è che è anziana e un tantino sorda, ma è furba e molto attenta ai dettagli. Finisco il mio succo e i miei biscotti e mi alzo in piedi con l'intento di andarmene.

Il tempo è passato molto velocemente in sua compagnia e ho apprezzato molto venire a trovarla. Ci tornerò più spesso, mi mancava chiacchierare con qualcuno.
«Ciao, cara, grazie infinite della visita e del tempo che dedichi al mio nipotino, che Dio ti benedica. Torna quando vuoi!» mi saluta la donna accompagnandomi alla porta. Ricambio il saluto abbracciandola e le prometto che mi sarei fatta viva il prima possibile.

Quando esco dalla casetta, il sole ha già cominciato il suo declino dietro gli altissimi grattacieli dello skyline di New York. Ed eccola lì, di nuovo, quella sensazione di inquietudine alla bocca dello stomaco. Mi guardo attorno circospetta cercando non so nemmeno io cosa, ma tutto ciò che vedo sono altre case circondate da piccoli giardini. Scaccio dalla mia mente i brutti pensieri e scrollo persino le spalle per togliermeli di dosso, avviandomi alla mia macchina.

♠️SPAZIO AUTRICE ♠️

Eccoci giunti alla fine del trentottesimo capitolo di Energy.
Hanna decide di mantenere la promessa fatta al suo ragazzo e va a trovare Lynn, la nonna di Gordon. Dopo un pomeriggio passato velocemente, Hanna avverte di nuovo quel senso di inquietudine.
Deve preoccuparsene?
Sarà solo una semplice sensazione o qualcuno si cela nell'ombra?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now