8.

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La tensione si scioglie non appena metto piede sul palco. Ballare è la cura per qualsiasi cosa. Le prove sono iniziate da poco e, dopo un primo momento di ansia dovuto al crollo emotivo della sera precedente, sono pronta a concentrarmi sulla coreografia.

«Ehi, senti splendore, mi dispiace per la mia reazione di oggi. Ho esagerato, e questa non è una scusa, ma sentirti piangere mi ha spezzato il cuore. Voglio che tu stia bene e sia felice. Ero solo preoccupato» mi sussurra Liam avvicinandosi in un momento di pausa con espressione mesta e gli occhi bassi.

Scuoto la testa sorridendo, gli getto le braccia al collo e lo abbraccio. «Non fa niente, non ti preoccupare, l'avevo capito» gli rispondo e gli schiocco un bacio sulla guancia. «Se ti fa soffrire, lo ammazzo» aggiunge ironico, anche se so che dietro a quel tono scherzoso si cela un fondo di verità. Gli do uno schiaffetto sul braccio e mi metto a ridere.

Le prove proseguono senza intoppi e il mio cervello ha già memorizzato tutta la coreografia con facilità. Ceniamo velocemente e cominciamo a prepararci per lo spettacolo di stasera. La tensione comincia a salire e sento l'agitazione scorrermi nelle vene.

Non è la solita ansia che precede sempre la serata, è la stessa sensazione che ho provato ieri quando quegli occhi azzurro-verde si sono posati su di me. Il suo sguardo profondo che mi ha letto dentro la prima volta che ha incrociato il mio e che si è piantato dentro di me come un artiglio.

Ho conosciuto Gordon in un locale. Ricordo che l'opera di convincimento dei miei genitori era durata giorni ma alla fine avevo avuto il permesso di andarci. Era il compleanno di una compagna di classe e ci tenevo molto a partecipare.

Avevo diciassette anni, e quella era la prima volta che andavo ad una festa. Non sarei tornata tardi e non mi sarei ubriacata ovviamente. Sembravo una suora con quel vestito nero sotto il ginocchio, le ballerine di vernice e le calze a maglia color carne. Niente che valorizzasse le mie curve prorompenti, al tempo ancora più abbondanti di adesso. Solo uno stupido vestito da funerale dal taglio dritto e senza personalità. Un po' come me al tempo.

Lui era sul palco, bello come il sole. Indossava una camicia bianca, sbottonata, che lasciava intravedere il tatuaggio sul pettorale sinistro. Le maniche arrotolate fino al gomito rivelavano altri segni di inchiostro, anche se non riuscivo a capire cosa ci fosse disegnato. I capelli mori spettinati e quel velo di barba, gli conferivano un'aria selvaggia.

La carnagione scura metteva ancora più in risalto i denti bianchi e il sorriso perfetto da modello. Sembrava scolpito da Venere in persona e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Tutte le ragazze stravedevano per lui, con quell'aria da bello e dannato e io non facevo eccezione. La sua voce melodiosa cantava a ritmo con le note della chitarra che stava suonando.

Non so perché tra tutte le ragazze che urlavano per lui, Gordon aveva guardato proprio me. Probabilmente aveva pensato che ero una sfigata senza speranza, ma quando i nostri sguardi si erano scontrati e intrecciati insieme ho capito che era successo qualcosa. Per tutta la serata ho avuto l'impressione che mi cercasse con gli occhi, quegli occhi che mi mettevano tanta soggezione e al tempo stesso mi attraevano come una calamita.

Dopo quella volta non ci eravamo più incontrati per un paio di mesi, finché poi non l'avevo rivisto mentre suonava all'angolo della strada. Non aveva problemi di denaro, faceva parecchie serate, ma amava fare arte in giro, per gente che non conosceva.

Ero stata ad ascoltarlo per parecchio tempo, probabilmente con la bocca spalancata mentre la sua musica mi inebriava, mi faceva sentire viva. Avevo ignorato le chiamate al cellulare di mia madre, ero ovviamente in ritardo, ma lui valeva la pena di qualche sfuriata, e così fu anche in futuro. Finita l'ennesima canzone mi si era avvicinato e mi aveva parlato. Da quel momento ho capito di essere persa.

Scaccio i pensieri dalla testa, devo restare concentrata. Sono già pronta anche se stasera la voglia di salire sul palco non è così forte. Sento annunciare il mio nome, è giunta l'ora di dare il massimo.

Appena metto piede in scena l'insicurezza di poco fa se ne va per lascare spazio a Lola, la spogliarellista spumeggiante e sicura di sé. Studio la paltea, e di Gordon nemmeno una traccia. Mi sento così sollevata che la mia testa viaggia da sola permettendo al mio cervello di ricordare ogni parte della coreografia e al mio corpo di eseguirla alla perfezione.

Arrivo alla fine del numero senza fiato. Ho dato il meglio e vengo ripagata da un'orda di applausi e grida. Mi sento calma, tranquilla e in pace con me stessa.

«Sei stata raggiante su quel palco, complimenti!» si congratula Nate, il proprietario dell'Energy. «Grazie!» rispondo con un sorriso battendogli il cinque.

E' davvero gentile quell'uomo. «Stasera devo tornare a casa prima, perché mia moglie non sta molto bene e devo aiutarla a mettere a letto i bambini. Chiudete voi qui» dice appendendo le chiavi a un gancio negli spogliatoi.

Sono l'ultima a entrare nella doccia e quando esco vedo Liam e Bruke che mi aspettano sulla panchina. Gli altri se ne sono già andati, il locale è già stato sistemato e siamo gli unici rimasti in questo posto. Dovrei finire entro mezz'ora, ma vedo Liam che si sta addormentando su quella panchina così dico: «Andate a casa voi due, non mi manca molto, chiudo io qui.» Non voglio che Liam faccia un incidente per la stanchezza.

«No ti aspettiamo» biascica lui.

«Tanto ho la mia macchina, non vado a casa a piedi.»

«Sicura?» replica Bruke.

«Sicurissima. Andate ora, buonanotte!»

Liam è molto titubante, vedo che sta soppesando la mia proposta. Questo è un posto sicuro ma lui non si fida comunque. Alla fine però la stanchezza ha la meglio su di lui e capisce quanto potrebbe rischiare se si mettesse al volante in questo stato.

Annuiscono entrambi, mi abbracciano e mi chiedono di informarli una volta arrivata a casa.

Vado avanti ad asciugarmi i capelli: è così strano sentire il solo rumore dell'asciugacapelli in questo posto. C'è sempre così baccano anche quando non è ancora arrivato il pubblico: siamo uno staff rumoroso. A quel pensiero mi viene da ridere.

Anche l'ultima serata della settimana è trascorsa e i prossimi tre giorni serviranno per riposare e preparare lo show della settimana prossima. Nel momento in cui spengo l'asciugacapelli un rumore mi riscuote e mi fa gelare il sangue nelle vene.

«C'è nessuno?» grido nel corridoio buio. Non ricevo risposta. Probabilmente è un brutto scherzo della mia mente. Non ho paura della solitudine e del silenzio, vivo da sola da un anno ormai, ma a volte il mio cervello mi gioca brutti scherzi. Capita spesso quando guardo film di paura: mi faccio condizionare a tal punto di sentire rumori inesistenti. E probabilmente ora sto facendo la stessa cosa.

Vado avanti a mettere a posto i miei vestiti di scena nell'armadio, piegando quelli che qualcuno ha gettato dentro alla rinfusa. E' sicuramente stata quella disordinata di Jenna.

Torno davanti allo specchio e pettino i capelli ormai asciutti. Ed è in quell'esatto istante che la figura di un uomo grasso e visibilmente ubriaco si materializza alle mie spalle.

SPAZIO AUTRICE

Eccoci giunti alla fine dell'ottavo capitolo di Energy.
Hanna riesce a superare la serata senza intoppi  e a fare pace con Liam per la sua reazione ma mentre si sistema per tornare a casa un pericolo si materializza alle sue spalle.
Cosa vuole quell'uomo da lei?
Hanna se la caverà?
Riuscirà a sfuggire alla pericolosità di quell'uomo?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now