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La serata trascorre lentamente, tra una lettura della lettera e pause di riflessione a fissare il soffitto del mio appartamento ormai lurido. Un odore di birra aleggia in tutte le stanze e non ve ne è una in tutta l'abitazione in cui sia possibile camminare senza pestare qualcosa. Non troverò una soluzione stasera ma presto ci riuscirò e tirerò fuori Gordon da quella cella puzzolente e ammuffita.

Mi alzo risoluta dal divano e mi prendo un attimo per guardare il macello che mi circonda: sembra sia scoppiata una bomba in questo posto e non c'è più traccia dell'appartamento ordinato presente fino a qualche giorno fa.

Non posso convivere con questo schifo ancora a lungo e voglio che quando il mio uomo tornerà a casa la troverà linda e profumata, esattamente come l'ha lasciata. Devo rimanere concentrata sul mio obiettivo e sicuramente questo ammasso di cartoni di pizza vuoti, fogli appallottolati e bottiglie di birra ormai finite da giorni non sono d'aiuto.

Cerco un paio di sacchi neri dello sporco e mi accingo a riempirli con ciò che da giorni occupa il pavimento del mio appartamento nascondendo del tutto il tappeto. Ormai da troppi giorni cammino cercando di evitare tutta l'immondizia che invade la casa ed é giunto il momento di darci un taglio.

Due ore più tardi l'appartamento sembra nuovo e io sono esausta, non ho mangiato nulla, l'ora di cena è passata da un pezzo, effettivamente ho poca roba veramente commestibile nel frigorifero. Sono stanca ma soddisfatta del risultato, e appena poso la testa sul cuscino crollo in un sonno senza sogni e riesco a dormire come non facevo da notti immaginando le sue braccia che mi stringono al suo petto.

La mattina arriva in fretta. Troppo in fretta. Avrei bisogno di dormire ancora molte ore, forse giorni interi per recuperare quelle perse, ma il mattino ha l'oro in bocca e io non posso perdere altro tempo in questo letto. Dopo uno yogurt trovato miracolosamente sul fondo del frigorifero e mangiato velocemente decido che come prima cosa devo riempire la mia dispensa di cibo. Non posso andare avanti a non magiare o a ordinare pizza, così mi metto al volante e raggiungo Target.

Riempio il carrello di qualsiasi cosa appetitosa occupi gli scaffali. Quando esco dal supermercato ho più borse della spesa che forza ma mi trascino comunque fino al baule della mia macchina.

«Ehi signorina, lasci che l'aiuti!» Una voce non nuova giunge alle mie spalle facendomi sobbalzare. Mi giro sperando di aver sentito male, invece eccolo lì, prestante come al solito e quegli occhi penetranti e misteriosi. Ryan. Rimane un attimo attonito a fissarmi, come se non si fosse accorto che la "signorina" in questione fossi io, mentre nella mia testa maledico me stessa per non aver scelto un altro supermercato.

A confermare i miei sospetti si affretta ad aggiungere subito dopo: «Oh Hanna, mi dispiace, non pensavo fossi tu.» La sua espressione è sinceramente costernata e quasi mi fa pena. Ho sbagliato a trattarlo come uno scarto e lui ha sbagliato a modo suo. Ognuno di noi deve assumersi le proprie colpe.

«Tranquillo Ryan, va tutto bene. Ce la faccio da sola comunque, grazie lo stesso» rispondo. Una mano mi avrebbe fatto comodo, ma sono testarda e cocciuta e sono abituata a fare le cose da sola. Gli sorrido per smorzare la tensione che si è venuta a creare tra noi: non intendo essergli amica né ricominciare ad uscirci ma lui è stato gentile in questo momento e io non ho motivo di trattarlo male.

Lui sembra rilassarsi e si dilegua con un semplice gesto della mano. Quel ragazzo è così enigmatico, ha la capacità di agitarmi e mettermi a disagio con un semplice sguardo, cosa che accade raramente: sono abituata a qualsiasi tipo di attenzione, di uomo, di commento e niente mi ha mai confuso tanto quanto quei due occhi penetranti.

Arrivo a casa mentre la mia mente è ancora persa a vagare nei pensieri e nella confusione più totale. Spesso penso a Liam: mi manca moltissimo, ma non voglio coinvolgerlo nel mio casino, non voglio fargli del male e questa lontananza mi sta logorando.

Ricordo le serate trascorse sul mio divano a guardare film strappalacrime e lui che prendeva in giro Bruke perché piangeva ogni volta. Ricordo le notti in cui abbiamo dormito abbracciati perché i nostri fantasmi si affacciavano alle porte della vita. Ricordo i viaggi in macchina a cantare a squarciagola le nostre canzoni preferite. E tutti questi ricordi fanno male, quel periodo sembra così lontano e distante, quasi fosse l'esistenza di qualcun altro.

Ma non posso coinvolgerlo nei miei problemi, nelle mie indagini, se dovessi finire nei guai voglio essere da sola. Ha già abbastanza problemi da solo senza che io gli dia altro a cui pensare.

Ripongo la spesa nei ripiani della cucina e decido i preparare il pranzo: anche i pasti sono tristi, io che sono ormai abituata al profumo di Gordon che invade la stanza o alla voce di Bruke che cinguetta gli ultimi pettegolezzi di cui mi importa poco ma adoro il modo in cui lei li racconta o all'umorismo di Liam che mi fa ridere a crepapelle. Ed è due settimane che quasi non spiccico parola con nessuno, se si esclude l'incontro con il mio ragazzo ieri in prigione, e non l'avrei mai detto, ma mi manca avere qualcuno intorno, qualcuno con cui condividere le mie esperienze, i miei dubbi, le mie ipotesi.

Nel mio periodo di lontananza da Gordon avevo imparato a stare da sola, quasi apprezzando il silenzio, bastandomi. Ma ora che i miei pensieri fanno più rumore di qualsiasi altra cosa e ora che ho assaporato di nuovo la felicità con il mio ragazzo e i miei amici, l'assenza di contatto ha lasciato un buco nella mia vita.

Lo sconforto sta invadendo ogni fibra del mio corpo, ma non è di questo che ho bisogno. Ho bisogno della mia rabbia, della mia determinazione, dei miei attributi. Ho bisogno della mia forza e del mio coraggio e forse riuscirò a tornare come un tempo, felice e circondata delle persone che amo.

Improvvisamente mi torna in mente la promessa che ho fatto a Gordon: mi sarei accertata della salute di sua nonna e mi sarei presa cura di lei per il periodo in cui lui non sarà presente. Così decido di preparare la borsa della palestra: ci andrò una volta passata qualche ora con la signora Moore. Prendo anche una scatola di biscotti e una bottiglia di succo, se non ricordo male quella donna è tremendamente golosa.

Esco di nuovo e una sensazione che parte dalla bocca dello stomaco mi pervade tutto il basso ventre. Ammetto che non si tratta di una percezione nuova: anche stamattina l'ho avvertita, come se qualcuno mi osservasse, seguisse ogni mio movimento.

Forse sto impazzendo, sto diventando paranoica e presto mi chiuderanno in qualche ospedale psichiatrico. Ma il mio sesto senso raramente sbaglia, quindi decido di annotarmi mentalmente questo monito e mi costringo a stare attenta, a guardarmi le spalle.

Spero con tutta me stessa di sbagliarmi, ho troppe cose a cui pensare che non siano scoprire chi mi stia alle calcagna come un cazzo di stalker, ma non posso abbassare la guardia. Soprattutto perché devo proteggere il mio uomo: sono l'unica persona che può salvarlo e niente e nessuno potrà mettersi in mezzo.

🎱SPAZIO AUTRICE 🎱

Eccoci giunti alla fine del trentasettesimo capitolo di Energy.
Hanna riordina l'appartamento per mettere a posto i propri pensieri e al supermercato incontra Ryan, il quale sembra dispiaciuto per i vari eventi. Quando Hanna esce per andare dalla nonna di Gordon ha la sensazione di essere osservata.
Chi sarà?
Cosa vorrà?
Sarà la stessa persona che ha raggirato Gordon?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora