6.

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Mi prendo un attimo di tempo per riflettere su ciò che è appena accaduto. Spero sia uno scherzo della mia mente, ma spiando dalle tende delle quinte mi accorgo che lui è ancora lì, bellissimo, con lo sguardo perso nel vuoto, appoggiato al muro.

Bevo un goccio di acqua, mi siedo su una panchina dello spogliatoio femminile con la testa tra le mani. Dovrò anche inventarmi qualcosa da dire a Liam e a tutti gli altri che mi aspettano di là. Penseranno che sono pazza, e forse un po' lo sono, ma cosa potevo fare? Non pensavo che vederlo mi avrebbe fatto quell'effetto.

Penso al sogno che ho fatto stanotte e forse è proprio quello che mi turba. Credevo di averlo dimenticato ma una piccola parte di me sapeva che non era così: non lo sognerei quasi ogni notte altrimenti. Che ci faceva qui? Non può sapere che lavoro come spogliarellista in questo posto. A dire il vero nemmeno adesso può saperlo.

Indossavo una maschera e sono molto cambiata da come lui mi ricorda. Eppure sembrava mi fissasse intensamente con quello sguardo magnetico, quegli occhi che ho sempre adorato e che ora spero non mi abbiano riconosciuta su quel palco. Non so perché, ma non voglio che lui sappia quello che faccio per vivere.

Per la prima volta da quando lavoro all'Energy ho paura del giudizio di qualcuno. Probabilmente mi sosterrebbe come ha sempre fatto per qualsiasi causa, ma stavolta è diverso. Cosa penserebbe del fatto che ho abbandonato i miei genitori e me ne sono andata? Sarebbe più contento di questa situazione? Non mi vorrebbe più per il lavoro che faccio? Non so perché mi faccio tutte queste domande.

Lui probabilmente adesso è felice con un'altra persona. Veramente felice. Lontano dai miei problemi, dalla mia rabbia, dalla mia frustrazione e dai miei momenti no. E io non dovrei chiedermi come sarebbe tornare con lui, l'ho lasciato io e sono felice da sola.

Mi odio così tanto per non essere stata la persona che meritava di avere al suo fianco. E se fosse arrabbiato con me? Andrebbe a dire a tutti chi sono e cosa faccio? No, non lo farebbe mai. Oltretutto non penso mi abbia riconosciuta. Mi sto aggrappando a questo pensiero per cercare di autoconvincermi.

E' passato più di un anno dall'ultima volta che mi ha vista e avevo indosso un cardigan lilla e una lunga gonna. Il completo sexy che porto stasera deve averlo depistato almeno un pochino.

Non ho mai apprezzato i vestiti che ero costretta a mettere quando vivevo con i miei genitori. Probabilmente ora non li indosserei nemmeno come pigiami. Niente che mi valorizzasse o mi facesse sentire apprezzata almeno da me, eppure lui mi ha sempre amata così.

E' anche per questo motivo che me ne sono andata: chi costringerebbe la propria figlia ad andare ad un appuntamento conciata in quella maniera? Non avevo un briciolo di carattere e lasciavo che mi imponessero qualsiasi cosa, come quando mi hanno imposto di lasciare Gordon. E io come una stupida ho dato loro ascolto.

Gordon è sempre stato un tipo particolare, troppo particolare per i loro canoni. Era uno spirito libero e io l'ho lasciato andare anche per il suo bene, non solo per un ordine imposto dalla mia famiglia. Suonava la chitarra e spero non abbia smesso.

Mi piaceva starlo a sentire, le sue braccia tatuate che stringevano la chitarra, la sua voce che cantava sulle note di qualche canzone che aveva scritto per me. Lui sapeva che non ero quello che i miei genitori volevano che io fossi e probabilmente si era innamorato della mia parte libera e selvaggia che solo lui era capace di tirarmi fuori.

A quei ricordi mi ritrovo a singhiozzare come una bambina in un angolo del camerino. Un fantasma del passato è tornato a bussare alla mia porta e io non sono pronta ad accoglierlo. Non sarò mai indifferente alla sua presenza, lui che rappresenta tutto ciò che di più bello avevo. È inutile che cerco di convincermi del contrario: i suoi occhi mi metteranno sempre in soggezione, mi leggeranno sempre dentro come nessun altro saprà mai fare.

Io ho lasciato lui ma anche lui ha lasciato me: non mi ha più cercata, non ha più chiesto niente di me, scomparso nel nulla, come se i due anni precedenti non fossero mai esistiti. Mi fa male il petto e una fitta mi trafigge il cuore. Forse non dovrebbe farmi quell'effetto vederlo. In fin dei conti non è stata colpa di nessuno.

I singhiozzi devono essere arrivati fino all'esterno perché Liam si precipita nel camerino: non ha idea di cosa sia successo, ma sa che sto soffrendo e per quello non servono spiegazioni.

«Ehi ehi, splendore, va tutto bene, ci sono qui io con te» mi sussurra abbracciandomi. Mi appoggio al suo petto e lascio che il trucco gli macchi la pelle lucida. Odio sentirmi così fragile e vulnerabile ma al momento l'unica cosa di cui ho bisogno è un po' di conforto e comprensione e lui è l'unico che potrebbe darmi entrambi senza chiedere spiegazioni in cambio.

«Shhh, non piangere, è passato» aggiunge senza sapere precisamente cosa sarebbe passato. Resto appoggiata a lui e piango come una stupida bambinetta incapace di spiccicare una parola.

Quando mi calmo tra le sue braccia che mi tengono strette gli chiedo di riaccompagnarmi a casa. Non voglio rimanere oltre in questo posto e soprattutto non voglio rispondere a tutte le domande che mi faranno se torno di là.

Preferisco andarmene, da codarda quale sono, senza dare spiegazioni. E se lui fosse ancora nel pubblico? Se i suoi occhi si posassero ancora su di me bruciando su ogni centimetro del mio corpo come tizzoni ardenti? Non posso permettermelo.

Così imbocco il corridoio che porta all'uscita sul retro, tallonata da Liam. Non mi perde un attimo di vista, il mio zaino in spalla e un'espressione preoccupata sul volto. Vorrei raccontargli tutto, vorrei raccontargli del fantasma del passato che è tornato a farmi visita ma al momento non mi va. Voglio solo tornare a casa.

Ho sofferto così tanto per Gordon e Liam lo sa, sa tutto di me ormai: una domenica pomeriggio ci eravamo confidati tutti i nostri segreti ed eravamo scoppiati a piangere una decina di volte. Penso che ora sospetti qualcosa. E' una delle persone che mi conosce meglio.

Noto la fatica che fa nel trattenersi dal domandarmi cosa sia successo, ma gliene sono grata. Sa che non sono in vena di chiacchiere quindi non apre bocca durante il tragitto in macchina, ma appoggia una mano sulla mia gamba e descrive dei piccoli cerchi col pollice sul mio ginocchio. Quel piccolo gesto mi scalda il cuore: vuole farmi sentire che lui c'è e ci sarà per sempre. Non so cosa ho fatto per meritarmi una persona del genere.

«Splendore, so che non ti va di parlare, ma cosa dici se prendiamo un po' di gelato e guardiamo un film sul tuo divano?»

Non mi sembra affatto una cattiva idea ma aggiungo comunque: «Non devi tornare all'Energy?»
Scuote la testa: «Io non devo fare proprio niente, il mio numero l'ho fatto, direi che posso rimanere con te.» Sorride e sorrido anche io a mia volta.

🎀SPAZIO AUTRICE 🎀

Eccoci giunti alla fine del sesto capitolo di Energy.
Hanna, incredibilmente turbata alla vista di Gordon, si rifugia tra le braccia di Liam, sempre pronto a sostenerla, ascoltarla e proteggerla... chi non vorrebbe un amico come lui?
Riuscirà Hanna a riemergere dai suoi ricordi?
Liam resterà sempre e solo un amico per lei?
Cosa vorrà Hanna da Gordon?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now