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Finito di sistemare la fontana, passo alle siepi potate ad arte dai migliori giardinieri. Mi passa per la mente l'idea malsana di dargli forme strambe e sconce così che i loro amici possano vederle, ma abbandono l'idea perché richiederebbe troppo tempo. E di tempo, prima che si accorgano di tutti i danni che sto facendo, ne rimane poco.

In realtà penso che lo sappiano già ma stiano aspettando. Cosa di preciso, non lo so. Probabilmente attendono che io scarichi parte della mia rabbia sul giardino per evitare che lo faccia sugli interni della loro magnifica e lussuosa villa. O peggio ancora, su di loro. Sarò arrabbiata e fuori controllo ma non farei mai loro del male fisico. Non potrei dire lo stesso di loro però.

Mi piacerebbe dare fuoco a tutto, far vedere loro cosa significa vedere bruciare nelle fiamme dell'inferno una delle cose che più ti sta a cuore. Nel loro caso sarebbero i soldi ovviamente. Ma ho abbastanza fuoco dentro di me, non c'è bisogno di accenderne un altro. Inoltre, provo una malsana soddisfazione nel distruggere tutto con le mie mani.

Vedo una figura avvicinarsi a me con passo veloce, che però si ferma a distanza di sicurezza. Ha paura? Non userei questa mazza contro un essere umano, sia chiaro. Sarò folle, psicopatica, pazza ma non fino a questo punto.

Gary. Hanno mandato il loro cazzo di maggiordomo in avanscoperta per vedere chi fosse il delinquente che stava rovinando la loro bella dimora. Mi scruta con i suoi piccoli occhi pieni di paura e quando finalmente mi riconosce, la sua bocca si allarga in una smorfia di sorpresa e confusione.

«Signorina Hanna, che piacere rivederla qui» esclama con un sorriso tirato sulla bocca. Seriamente? Cosa sta seguendo, un copione? Come diavolo fa ad essere contento della mia presenza, quando teme che io possa massacrarlo da un momento all'altro?
«Oh ciao, Gary. Il piacere è mio» lo scimmiotto utilizzando lo stesso tono che lui ha usato con me. Sembra accorgersene perché la sua espressione si rabbuia e diventa improvvisamente serio. Ma se pensa di farmi paura si sbaglia di grosso. Non ho paura di niente. Se non di perdere le persone che amo. E lui, come nessuno della mia famiglia, non fa parte di queste.

Non mi ha fatto nulla di preciso, non mi ha mai trattata male né risposto per le rime. E forse è proprio questo il problema. Un altro sottoposto che si fa mettere i piedi in testa, che esaudisce i desideri più assurdi senza dire una parola, senza mai contraddire una richiesta inutile e impossibile. Che sia il suo lavoro, forse, ad imporglielo. Ma nessun essere umano con un po' di sale in zucca riuscirebbe a stare in un covo di serpi del genere senza diventare una di esse.

«Cosa sta facendo? Le serve qualcosa?» chiede e sembra notare solo ora la devastazione che ho provocato.
«Niente di particolare, sto restrutturando il giardino. Così è molto meglio» rispondo continuando con la presa in giro, alle mie spalle il caos più totale sembra stato provocato da un uragano. L'uragano Hanna.

Non aggiunge altro, mi volta le spalle e se ne va lasciandomi al centro del vialetto con la mia mazza da baseball posata su una spalla. Conoscendolo, non si sarà arreso, probabilmente starà chiamando un plotone di esecuzione per fermarmi e forse nemmeno quello riuscirebbe a farlo. Così per accorciargli la strada, lo seguo. Entra nell'enorme villa chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi sotto il portico a fare ulteriori danni.

Suono il campanello, tenendo il dito sul bottone per una dozzina di secondi, esattamente come ho fatto quando sono stata qui l'ultima volta. Dopodiché afferro la mazza con entrambe le mani e la scaglio su di esso con tutta la forza che ho in corpo.
«Hanna! Ti ha dato di volta il cervello!» grida mia madre portandosi una mano alla bocca una volta aperta la porta.
«Oh finalmente qualcuno si è degnato di darmi udienza!» esclamo con un sorrisetto di scherno «ciao mammina» continuo provocatoria. Serra le labbra e mi fissa con astio.

«Non so cosa vuoi, Hanna, ma questo comportamento è inammissibile. Sei un animale.»
«Il vostro comportamento è inammissibile, siete disgustosi. E ora lasciami entrare» ordino, e senza aspettare risposta mi faccio strada nella villa fino ad arrivare al tavolo da pranzo, imbandito con la solita cura e abbondanza. Seduti intorno, mio padre, mio fratello e la sua futura moglie mi fissano attoniti. Prendo la tovaglia per i due angoli e decido di sparecchiare a modo mio. La strattono con forza, trascinando tutto il servizio di piatti e posate per terra con un gran fracasso.

«Buongiorno anche a te, figliola» mi saluta mio padre, come se non fosse successo nulla. Sta adottando esattamente la mia tecnica, quella del sarcasmo e della sfacciataggine, e devo ammettere che è fastidioso, ma io devo pur averla ereditata da qualcuno.

«Ciao a tutti, tu devi essere Christal. Benvenuta in famiglia cara» esclamo rivolgendomi alla fidanzata di mio fratello, la quale abbassa lo sguardo visibilmente imbarazzata. Chissà cosa le hanno raccontato sul mio conto. Sicuramente non che sono una pazza psicopatica con manie di distruzione. Sono contenta che sia qui ad assistere, non oso immaginare la cattiva pubblicità che farà una volta uscita da qui. E forse mio fratello aprirà gli occhi e vedrà che razza di stronza si sta portando a casa.

«Che ci fai qui?» chiede mia madre; lei non è così brava a nascondere l'odio che prova nei miei confronti.
«Non avete rispettato la mia richiesta. Ora vi mostro le conseguenze» rispondo. E so che il mio vecchio ha capito esattamente di cosa sto parlando.
«Che hai tu? Ti sei ingoiato la lingua?» mi rivolgo direttamente a lui, il quale fatica a mantenere la calma e la compostezza. Ma so esattamente che la furia che mi sta divorando dentro è la stessa che lui tenta di tenere rinchiusa in questo momento.

«Siediti» mi ordina senza distogliere lo sguardo dal mio.
«Ti ricordo che non sei nella posizione di darmi ordini. Non dirmi quello che devo fare» gli rispondo sostenendo il suo sguardo con sfida. Se pensa di farmi paura, non mi conosce abbastanza. Inoltre sono io che ho una mazza da baseball con me.

«Ditemi chi avete pagato per incendiare il locale in cui lavoravo e non distruggerò nient'altro» minaccio senza troppi giri di parole. Ho già perso abbastanza tempo in questo posto e non ho intenzione di rimanerci a lungo.

«Tu lavoravi all'Energy come spogliarellista?» esclama mio fratello incredulo. Ops. Lui non lo sapeva. E dalla faccia sconcertata deduco nemmeno la sua ragazza. E sono quasi felice che sappiano del mio lavoro. Che questa notizia sconvolga le loro vite preimpostate.

«Sì fratellino e mi dispiace tu non abbia mai visto un nostro spettacolo. Probabilmente se fossi venuto anche una sola volta ti saresti innamorato di una di noi e non di questa qui, che sembra avere un palo nel culo» rispondo. E mi sto divertendo come una pazza a vedere le espressioni sul loro viso cambiare in base a ciò che dico o faccio.

«Ora stai esagerando Hanna Rebecca Clark!» tuona mio padre alzandosi e sbattendo i pugni sul tavolo.
«Voi avete esagerato la prima volta prendendovi gioco dei miei sentimenti e ora lo avete fatto di nuovo. Quindi, se c'è qualcuno qui dentro che sta esagerando sei proprio tu Patrick Robert Clark!» esclamo senza scompormi. Stringe gli occhi in due fessure e mi fissa. Sa che non potrà scalfirmi. Niente ci riuscirà.

🥁SPAZIO AUTRICE 🥁

Eccoci giunti alla fine del quarantaduesimo capitolo di Energy.
Hanna si abbatte con rabbia su qualsiasi cosa trovi nelle vicinanze e poco dopo si fa strada nella grande villa dei genitori con irruenza e determinazione.
Riuscirà ad ottenere le risposte che cerca?
Chi sarà il colpevole dell'incendio dell'Energy

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Where stories live. Discover now