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Mi avvicino al mio ragazzo e gli accarezzo una guancia dolcemente. La barba ispida e non fatta mi punge le dita, sento il suo alito caldo accarezzarmi la pelle e l'unica cosa che vorrei fare sarebbe saltargli addosso e stringerlo forte a me.

Mi guarda e in quello sguardo triste leggo quanto tutta questa situazione lo stia distruggendo. Perché nessuno si fida, nessuno gli crede e l'unica persona che gli è rimasta sono io. Ed io non lo lascerò, non lo abbandonerò per farmi un'altra vita chissà dove, con qualcun altro. Perché l'unica persona che voglio al mio fianco è lui, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Con il suo essere un ragazzo difficile, con il suo passato problematico, con il suo carattere sfuggente e con le sue parole non dette.

Ci basta uno sguardo per comunicare le mille cose che con la voce non possiamo dirci, perché le guardie osservano ogni nostro movimento, studiano ogni singolo gesto e si accertano che non succeda nulla di strano.

Gordon mantiene le distanze ma so che se potesse mi abbraccerebbe forte e mi bacerebbe con trasporto e passione, mi sussurrerebbe quanto gli sono mancata e farebbe l'amore con me senza perdere un secondo di più. Ma in questo contesto, con questi agenti, deve pesare ogni cosa.

Così mi limito a scoccargli un rapido bacio sulle labbra, quasi impercettibile, ma quel semplice contatto accende un fuoco dentro di me, mi fa sentire viva dopo due settimane in cui credevo di essere morta e aver toccato in fondo.

Mi siedo alla scrivania e lui fa lo stesso di fronte a me, posando le mani ammanettate sulla superficie fredda di metallo. Gliele stringo nelle mie, fredde e ruvide, familiari, al contrario delle mie lisce e bollenti, e lui mi sorride, con quel sorriso che farebbe cadere ai propri piedi qualsiasi ragazza; e nonostante la divisa arancio, i capelli spettinati e l'aspetto trasandato è comunque stupendo, un dio statuario che trasuda una bellezza disarmante. Ed è mio. E lo sarà per sempre. Perché lo tirerò fuori di qui e torneremo a vivere insieme, a condividere i piccoli gesti e le semplici azioni quotidiane.

«Ciao» rompe il silenzio, senza staccare gli occhi da me e senza togliere quel sorriso dal suo viso. Non che mi dia fastidio.
«Ciao» rispondo a mia volta ricambiando.
«Sei bellissima, sai principessa. Mi sei mancata così tanto» prorompe sincero mentre una lacrima solca il mio viso. Anche i suoi occhi sono lucidi, visibilmente commossi dell'emozione.
«Non piangere, piccola, andrà tutto bene» cerca di consolarmi e mi stringe le mani con più forza come a voler salvare lui me quando dovrebbe essere il contrario.

«Come stai?» chiedo. Lo so che non è la migliore delle domande ma aspettavo di chiederglielo da tempo.
«Ora che sei qui con me, meglio» risponde, schiarendosi la voce con un colpo di tosse «e tu?»
«Potrei stare meglio se tu non fossi rinchiuso ingiustamente qui dentro» esclamo alzando di proposito la voce, così che le guardie possano sentirmi. Voglio che sappiano quello che penso, che si imprimano nella mente la mia faccia perché non sarà l'ultima volta che la vedranno.

«Quindi mi credi? Lo sai che non sono stato io, vero?» chiede Gordon spalancando la bocca per la sorpresa.
«Certo che lo so, ti credo e farò qualsiasi cosa per tirarti fuori di qui» sembra stupito della mia affermazione e subito dopo mi spiega il motivo.

«Ma come? Io credevo mi pensassi colpevole... i tuoi occhi, quella sera i tuoi occhi parlavano da soli. Eri impaurita, arrabbiata e dubbiosa. Pensavo non mi avresti più rivolto la parola.»
«Per un attimo. Solo per un attimo ho ceduto. Non ho pensato fossi stato tu. Ma non ho pensato nemmeno il contrario» ammetto colpevole. Il suo sguardo si rabbuia e capisco quanto questa semplice frase possa ferirlo.

E ancora mi sento in colpa per quel dubbio che si è insinuato, subdolo, nella mia mente, e a me che non ho avuto la forza di scacciarlo immediatamente.

«Ehi Amore. È stato solo per un momento. Ero così confusa e terribilmente agitata, non capivo nulla, credimi. Da una settimana a questa parte non faccio altro che cercare una soluzione perché sono sicura della tua innocenza» mi giustifico e il suo viso si distende nuovamente facendomi sentire meglio. Preferisco di gran lunga questa espressione a quella accigliata di pochi secondi fa.

«Posso farle avere quella lettera?» chiede Gordon rivolgendosi alla guardia che ci osserva sulla soglia della stanza. Non ricevendo risposta aggiunge «la prego è solo una semplice lettera d'amore per la ragazza che amo, l'avete letta da cima a fondo una dozzina di volte ormai la conoscete a memoria. Non c'è scritto nulla praticamente. La prego.» Dal tono supplicante del mio ragazzo capisco quanto ci tenga che io abbia quella lettera.

L'agente annuisce appena e allunga a Gordon un foglio spiegazzato e consumato.
«Leggila quando arrivi a casa principessa, per favore e ti prego di non piangere troppo come ho fatto io mentre la scrivevo» dice porgendomela come se fosse preziosa, quasi fragile, e temesse di romperla da un momento all'altro.

La afferro e la infilo nel mio zainetto senza aggiungere altro e torno a guardarlo negli occhi. Non voglio sprecare nemmeno un secondo del poco tempo che abbiamo a disposizione. Fatico a parlare, temo che se aprissi bocca, scoppierei a piangere come una bambina e mi allontanerebbero da lui.

«Ho un altro favore da chiederti, piccola» ricomincia rompendo il silenzio «puoi andare a trovare mia nonna e accertarti che stia bene? Starei più tranquillo se sapessi che la donna più importante della mia vita si stia prendendo cura dell'altra donna più importante per me.»

E non posso rifiutare, quella donna manca un po' anche a me. Sono sicura che sarà contenta di vedermi anche se è più di un anno che non metto piede a casa sua e le cose sono cambiate parecchio.
«Non le dirò dove sei. Dirò che sei lontano per lavoro, qualcosa inventerò» esclamo leggendo nella sua mente la preoccupazione. Non sopporterebbe una notizia del genere, se ne farebbe una colpa e nessuno di noi vuole farla preoccupare.
«Grazie» dice semplicemente incurvando le labbra in sorriso riconoscente.

«Il vostro tempo è terminato signori salutatevi, devo riportarla in cella Moore» ci interrompe l'agente. Una sensazione di panico attanaglia il mio stomaco e non voglio lasciarlo andare di nuovo. Mi manca l'aria e ho paura di svenire in questo istante.

Gordon si avvicina e mi prende tra le braccia con fare protettivo, per quanto le manette possano consentirglielo. Mi stringe e mi accarezza la testa, riempiendomi la fronte di baci.
«Andrà tutto bene Amore, risolveremo tutto e torneremo a vivere insieme io e te, per sempre» mi sussurra ad un'orecchio cercando di tranquillizzarmi e aggiunge «tu leggi quella lettera e ricorda una cosa: non sempre le cose sono come sembrano. A volte bisogna saper leggere tra le righe.»

Mi scocca un tenero bacio sulle labbra e si stacca da me trascinato fuori dalla cella dalla guardia. «Ti amo!» grida dal corridoio e io gli rispondo con tutto il fiato che ho in corpo. Lo tirerò fuori di lì e lo farò al più presto perché ho bisogno di lui come dell'aria che respiro.

🐄SPAZIO AUTRICE 🐄

Eccoci giunti alla fine del trentacinquesimo capitolo di Energy.
Hanna, dopo un paio di settimane di completa solitudine, incontra finalmente Gordon il quale le consegna una lettera apparentemente d'amore.
Cosa ci sarà scritto in quella lettera?
Hanna saprà ascoltare il consiglio del suo ragazzo?
Riuscirà a capire quello che lui vuole davvero comunicargli?

Non vi resta che scoprire le risposte nei prossimi capitoli! Un bacione!
ArielaNodds 💕

ENERGY: Ritrovare l'amore (#Wattys2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora