CIV. - Tre passi indietro

Start from the beginning
                                    

Claudia mi aveva accompagnato a sistemarmi e pulirmi, dato che mancavano solo un paio d'ore al mio match ed ero febbricitante e impaurita.

Dopo la partita contro Giulia Claudia mi aveva rapito e portato nel loft con tutti gli altri. Lì avevamo parlato chiaramente sulla versione da fornire ai giornalisti per tutta quella storia. 

Giulia aveva preso a calci la panchina e insultato chiunque, poi se n'era andata, ancora sudata e sporca, via dalla Fenice con il borsone sulle spalle. Tutti avevano intuito che c'era qualcosa che non andava e che nessuno si sarebbe bevuto la storia della sana competizione di due ragazze dell'A, non dopo quella sceneggiata.

- Dovremo far finta di nulla – aveva detto Orlando, serio – Come se non fosse accaduto niente.

- Cosa? – aveva detto Claudia, sconvolta.

- Ha ragione. In questo momento abbiamo tutti qualcosa da perdere. Se sveliamo ciò che è successo, dovremmo svelare anche i segreti che Giulia ci ha rivoltato contro. E anche se non lo facciamo lo farebbe lei di risposta – era intervenuto Alessandro.

- Non avresti dovuto mai dire a me e a Capuano che David soffriva di crisi – disse ancora Orlando.

- E tu non avresti mai dovuto cominciare a spacciare medicinali ai gruppi inferiori – gli rispose Claudia.

- È vero, ragazzi. Qui se uno parla, sono tutti nei casini. Per quanto ne so, questa sarebbe la soluzione migliore.

- I giornalisti già ci tediano abbastanza, per non parlare dei soliti gossip che già gira sugli accoppiamenti del Master Finale – convenne Noemi – Abbiamo già troppo a cui pensare, dobbiamo farlo – Hugo aveva annuito, stringendole la mano.

- Siamo d'accordo? Beatrice? – Ale voleva avere conferma. Aveva battuto forte i palmi sulle ginocchia delle gambe, aperte e con angoli perfetti a novanta gradi, la sua postura comoda.

- Dopo tutto quello che mi è capitato quest'anno, credi davvero che io abbia voglia di essere ancora tra le notizie del giorno?

- Bene, allora siamo d'accordo – aveva detto alla fine.

- Da questo momento, se uno parla sono tutti nei guai – Orlando aveva ribadito il concetto.

Guardavo ancora il cemento azzurro dei campi A mentre ripensavo a quei momenti, quando l'equilibrio fu disturbato dal rumore di passi.

Cresci comparve dal nulla all'orizzonte del campo più lontano. Si avvicinò, anche se non ero certa mi avesse visto. Lo fui alla fine, quando aprì il cancelletto del campo traverso posizionato sul lato corto e si era avvicinato alla panchina, fino a posizionarsi in piedi, accanto a me.

- Capuano. Che ci fai qui, non dovresti prepararti per la cerimonia. – chiese come sempre senza intensità, sistemandosi gli occhialetti azzurri e appoggiandosi alla rete di protezione alle sue spalle.

- Salve coach. Ho ancora un po' di tempo.

- E vieni a vedere i campi per l'ultima volta... Non ti facevo così melodrammatica.

- Non lo sono. Credo. Non saprei.

Lo strillo delle rondini irruppe all'improvviso. Cresci fece un colpo di tosse.

- Hai giocato bene la tua semifinale – disse ancora.

- Davvero? – mi girai di scatto. Non mi aveva mai fatto un complimento. Mai una volta.

- Ne ho parlato con Marzio. Continuerà così l'anno prossimo. È arrivato il momento di salire di livello. Finalmente in quella partita c'è stato uno sprazzo di ciò che sei veramente.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now