LXXXIV. - L'ultima exhibition

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Il giorno dopo, al mio risveglio, rimasi ferma sul mio letto, nel buio, per un tempo che mi sembrò un'eternità.

Sembrava la metafora di quella che sarebbe diventata la mia vita, da quel momento in poi. Non avevo ancora preso alcuna decisione, non sapevo cosa pensare, e soprattutto ero bloccata.

Non avevo prove né per incastrare Alessandro, né per convincere gli altri. E soprattutto non sapevo se sarebbe stata una buona idea, dopo tutto quello che era successo ogni volta che qualcuno aveva parlato dello stalker.

Quella mattina cercai di concentrarmi il più possibile su tutte le azioni orribili che mi erano capitate, e per qualche motivo mi soffermai sull'orribile caduta da cui tutto era iniziato.

Era stato Alessandro a portarmi nello spogliatoio, a farmi notare le suole nere che altrimenti non avrei mai ricondotto ad un sabotaggio. Ero lì da così pochi giorni... Non riuscivo a capire cosa avessi fatto di tanto terribile per meritarmelo, a parte essere entrata nel gruppo A.

Non riuscivo a far smettere di far scoppiare nel petto quel dolore. 

Quella mattina richiusi gli occhi, desiderando di non aver mai messo piede nel gruppo eletto della Fenice, per la prima volta così fortemente da volerlo urlare.

Mi immaginai a quel tavolo con i dirigenti, il pesante contratto davanti a me. La penna in mano, l'esitazione. Se avessi esitato, anche solo un secondo di più, forse quello sarebbe stato solo un risveglio come un altro.

Sarei andata a scuola, avrei raggiunto i miei amici allo Sporting. Il maestro Holm non sarebbe mai stato costretto a ricattare la Fenice, la mia famiglia non avrebbe mai sacrificato tutto per le mie ambizioni. Sarei stata una ragazza normale, una ragazza felice.

Mi svegliai così anche il giorno successivo. E quello ancora.

.

Quando Orlando si fece vivo dopo tre giorni di assenza dalla Fenice e sei allenamenti saltati – un assoluto record per lui, che non ne mancava mai uno – capimmo immediatamente il motivo che l'aveva spinto a chiudere qualsiasi contatto dal mondo. 

Il ragazzo aveva smesso improvvisamente di mettersi i mostra sui media e far parlare di sé. Inizialmente tutti credevano che fosse per preparare in segreto la festa per i suoi diciassette anni, uno degli eventi mondani per eccellenza. 

Dopo qualche giorno sulla sua pagina ufficiale era comparso un conto alla rovescia che segnava come termine il giorno delle exhibition di Aprile e la curiosità era salita alle stelle, insieme alle richieste di biglietti, ancora una volta sold out.

Quando Orlando entrò nel Nido per l'ultima exhibition dell'anno tutti compresero all'istante il motivo di tanto mistero. Alle facce orripilate mia e di Claudia, quella divertita di Alessandro e quelle sorprese degli altri, si sommavano le urla del pubblico.

Per loro era solo puro spettacolo e fino ad allora anche io avevo creduto che quello fosse solo un pretesto per rimpinzare le casse della Fenice ed alimentare il l'ego dei ragazzi dell'A. 

E adesso potevo vedere cosa accadeva davvero.

Cresci si affannava nel parlare di tattica con il primo organizzatore di tornei che gli capitava a tiro, Jade si intratteneva al buffet con sponsor e pubblicitari dalle facce più o meno note.

L'agente di Claudia offriva un calice di vino dopo l'altro alla caporedattrice di Vogue per accaparrarsi un posto nell'articolo su tennis e moda, Sport Illustrated corteggiava l'agente di Giulia, ma lui non aveva occhi che per il Times. L'agente di Hugo cercava di convincere Andy Roddick a sceglierlo come ospite per il suo annuale torneo di beneficenza.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now