XX. - Disillusione

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Ero ancora scossa da quella scoperta, ma dovevo pensare con lucidità

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Ero ancora scossa da quella scoperta, ma dovevo pensare con lucidità.

Erano davvero capaci di farlo. Pur di dimostrarmi che non ero una di loro, erano arrivati a questo.

Mi allenavo con loro solo da due giorni.

- Stai bene, novellina? – mi chiese Alessandro, sempre più docile. No, non stavo bene. Ma lui era amico, amico della persona che mi aveva fatto questo. E per niente al mondo avrei ceduto davanti a lui.

- Sì, adesso mi sento meglio –

In quel momento entrò nella stanza Riccardo, con un sacco di cose in mano. Ce l'avevo ancora con lui, per quello che aveva detto davanti a tutti. Non avrei mai immaginato che potesse farlo, ma in fondo non lo conoscevo. Avevo deciso di mettere però da parte la rabbia in quel momento. Riccardo rappresentava l'unica speranza che avevo per andarmene via da lì il prima possibile. Alessandro non mi avrebbe mai lasciato andare in infermeria.

- Io vado. Cerca di riprenderti in fretta, o Maurizio si insospettirà – disse Alessandro cogliendomi di sorpresa. Ero convinta che mi avrebbe sorvegliato tutto il tempo per evitare che scappassi, e invece scomparve prima che potessi rispondere al saluto. Ero da sola, con Riccardo, nello spogliatoio femminile. Trovavo difficile pensare a come fossimo arrivati a quel punto, e dentro di me i sentimenti contrastanti verso di lui mi stavano facendo impazzire. All'improvviso quello spazio sembrava strettissimo. Avevo l'impressione che le pareti ci avrebbero schiacciato da un momento all'altro.

Riccardo era chino sul mio ginocchio, impassibile. Prese una specie di spugna bagnata e cominciò a passarmela sulla ferita. Il contatto mi fece trasalire. L'acqua era gelida, il tocco di Riccardo fermo, ma allo stesso tempo dolce. Alzò la testa, guardandomi.

- Ti fa ancora male? – mi chiese. Il suo profumo mi raggiunse improvvisamente, come la sensazione di calore che partiva dalle guance e si diffondeva nel resto del corpo.

- No, non troppo – risposi con un soffio.

- Bene, perché questo te ne farà – disse lui, facendo un mezzo sorriso. Mi resi conto che stavo sorridendo anch'io, adesso. E non capivo davvero cosa ci fosse da sorridere tanto.

- Cos'è? – guardai preoccupata la boccetta che adesso brandiva in mano. Lui non disse niente, ma impregnò un'altra spugna con quel liquido trasparente e me lo poggiò sulla ferita.

Iniziai a sentire una piacevole sensazione di calore, così rimasi ferma ad aspettare. Poi però quella sensazione si fece sempre più rovente. Lui continuò a tenere premuta la mano sulla ferita, avvertiva il mio corpo che si ribellava al suo tocco. Il dolore divenne sempre più insopportabile, fino a quando non mi divincolai dalla sua presa, saltando in piedi a pochi passi da lui, con le lacrime agli occhi.

- Cos'è quella cosa? Cosa mi stai facendo? – chiesi spaventata. Lui mi guardò fisso negli occhi.

- Se vuoi tornare in campo come se non fosse successo nulla, lasciami fare – rispose soltanto.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now