IX. - Incontri inaspettati

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Quella notte, prima di riuscire a chiudere occhio, rimasi a letto con le palpitazioni per un tempo indecifrabile. Non riuscivo a rimanere calma, era troppo per me. Sembrava impossibile, eppure era così. Ero io. Sentivo ancora rimbombare nella mia testa la voce stridula dei miei fratelli, mia madre che diceva di averlo sempre saputo dentro di sé.

Sentii di nuovo il cuscino umido sotto la guancia. Non avevo mai pianto di gioia, e fino ad allora credevo che fosse solo un modo di dire. Che servisse per spiegare una sensazione di felicità estrema. In quel momento capii che invece era possibile. Era stato il momento più bello della mia vita. Una botta di adrenalina così potente da stordirmi. Non riuscivo a concentrarmi, a parlare. Pensavo solo a quanto fossi vicina al mio obiettivo, a come sarebbe cambiata la mia vita, a come fosse assurdo e inspiegabile che la commissione avesse scelto me. Pensavo a Cresci, ai suoi assistenti. Al signor Kahn, allo staff che mi avrebbe reso una campionessa.

Sentivo il fuoco bruciare nelle vene. Non riuscivo a rimanere ferma per più di cinque secondi.

Riccardo.

Il giorno dopo, ferma sul letto con le vertigini, cercai di assaporare ancora quel momento, certa che non avrei provato niente di simile nella mia vita. Anche se sapevo che le successive due settimane sarebbero state stressanti, non riuscivo ad eliminare quel maledetto sorriso dalle labbra.

Uscii dal letto e iniziai a prepararmi. Mi sentivo leggera come una piuma. Ogni sabato mattina io, Marina e Angela uscivamo insieme. Mi sentivo in colpa con Angela. Volevo dirle tutto, ma la mia famiglia si era opposta tassativamente. Un conto era Marina, la mia seconda sorella, un conto era lei, che conoscevo da appena un anno. Sapevo che Angela non avrebbe mai detto niente, ma i miei mi avevano spaventato così tanto che alla fine avevo desistito.

La giornata era più calda rispetto a quelle a cui l'autunno ci aveva abituato nei giorni precedenti. Aveva finalmente smesso di piovere da qualche giorno e alla temperatura bassa che preannunciava l'inverno si era sostituita una brezza più calda. Un tiepido e pallido sole compariva e scompariva in un attimo tra le nuvole grigiastre e si rifletteva sulle strade ancora deserte.

Mi recai con Marina al nostro punto d'incontro. Abitavamo nello stesso quartiere, quindi ci recavamo insieme alla fermata degli SV per aspettare Angela, che viveva in una villa fuori città. Dopo l'euforia del giorno prima, i pensieri avevano ripreso ad offuscare la mia mente.

- E se non dovessi piacere a loro? –

- Ma non dire sciocchezze! – rispose con noncuranza, con una voce così flebile da essere a malapena udibile da me – Piacerai a tutti. Certo, poi ti conosceranno e cambieranno idea, ma fino ad allora... - Le tirai una gomitata. Lei scoppiò a ridere.

- Comunque sei veramente strana. Hai appena ricevuto la notizia più importante della tua vita e a cosa pensi? "E se non dovessi piacere a loro?" –

- Guarda che sono davvero spaventata. Quello è un gruppo affiatato e compatto. Sarò l'intrusa, e sarò l'unica! Non dovrò spartire queste attenzioni con nessuno –

- Becs, a meno che tu non decida di rinunciare, non hai molta scelta. Starai con loro, che piaccia o no. Non saranno tuoi amici? Dovete giocare a tennis, non lunghe chiacchierate al chiaro di luna -

- Sarebbe terribile allenarsi con persone che mi odiano –

- Non per forza. È più facile affrontare qualcuno che odi, invece che un amico. Voi tennisti credete di avere un cuore di pietra, ma in realtà siete fin troppo sentimentali. Comunque è una conversazione inutile. Giulia David è tua amica, no? -

- Già. Spero che mi aiuterà ad ambientarmi –

- Certo che lo farà. Cos'altro ti ha detto il tuo maestro? –

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now