LXX. - Marcia indietro

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- Questo è il mio punto di vista. Adesso la gente potrà criticare ciò che davvero penso. A me non interessa tutto questo. Sono contenta se la gente mi guarda, ma io lavoro per vincere e non per rispondere alle domande.

Furono le ultime parole che sfiorarono le mie labbra. Strappai via l'auricolare e cominciai a camminare, aumentando il passo sempre di più, man mano che la gente prendeva a seguirmi.

Quando arrivai all'uscita stavo ormai correndo, a testa bassa, mentre la stanza sprofondava nel caos. Un'orda di giornalisti si riversò ai miei lati, rincorrendomi con i loro smart per scattare foto, registrare una nuova indiscrezione, capire dove fossi diretta. Per una frazione di secondo me lo chiesi anch'io. Non sapevo dove andare, certa che avrebbero continuato a seguirmi. Mi chiesi se non avessi sbagliato ancora, perdendo la testa e dicendo tutte quelle cose.

A fatica arrivai sulla porta. Maria Shiki mi sbarrava la strada.

- Quanto sei ipocrita. Avrai anche abbindolato queste persone, ma mai noi. Non ti interessano le telecamere? E allora non c'era tutta questa urgenza di essere nel gruppo A, no? Non ti piacciono gli sponsor? Sai quanto ci vuole per guadagnare uno sponsor, solo uno, per noi gente normale? O forse l'hai già dimenticato? Scommetto che questo bel discorso te l'ha scritto la tua agente. Quei tirapiedi che vi portate in giro ovunque.

- Puoi credere ciò che vuoi. Non mi interessa, ho detto quelle cose perché le sentivo.

Cercai di superarla, ma lei mi impedì il passaggio con una spallata. Conoscevo ormai di fama il carattere isterico della Shiki, ma non mi ero mai trovata a doverla fronteggiare così.

- Come hai fatto, eh? Come hai fatto ad entrare in quel gruppo senza avere uno straccio di partecipazione ad un torneo internazionale?

Rimasi impietrita. Come avevo fatto? Non lo sapevo neanche io.

- Lo scoprirò, tranquilla. Prima o poi la verità verrà a galla, Beatrice Capuano.

- Io non ti conosco, non ho idea di chi tu sia, e quindi non ti devo alcuna spiegazione. Se hai problemi, parla con la tua squadra. Non con me.

Cercai di divincolarmi, ma mi sentii strattonare dalla giacca così forte da farmi male, da sentirmi minacciata.

- Tu e i tuoi disgustosi amici colerete a picco. D'altronde è già successo, no?

Alzai il viso, la guardai negli occhi: due iridi nere che mi fissavano senza pietà. Stava sorridendo, senza il minimo rimorso per ciò che aveva detto.

In quel momento non riuscii a dire una parola, confusa e amareggiata per ciò che stava accadendo. Mi liberai per l'ennesima volta dalla sua presa e questa volta mi lasciò andare. Uscii dalla porta, senza guardarmi intorno ma avvertendo la presenza vicina di tante persone.

Camminavo. Non sapevo bene dove. Gli spogliatoi erano pieni, sui campi le partite continuavano regolarmente, non turbate dagli avvenimenti della clubhouse. Attraversai la piazzetta centrale, circondata da alti abeti, e mi infilai in una piccola stradina. Cominciai a camminare senza sapere dove fossi, ma quantomeno i giornalisti avevano perso le mie tracce. Proseguii, realizzando poco dopo che il grande muro grigio accanto a me era il retro delle gradinate del campo centrale.

Quando arrivai alla fine di quella strada, con mia enorme sorpresa mi accorsi che una persona era lì. Parlava al telefono, il pantaloncino ancora sporco di terra rossa, il borsone a pochi passi.

- Che diavolo ci fai qui? – chiese Orlando, chiudendo di fretta la chiamata.

- Io... stavo solo cercando un posto dove andare.

Alzò gli occhi al cielo. - Che hai combinato stavolta, Capuano?

- Devo aver per forza combinato qualcosa?

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now