LXXXVI. - La connessione

372 48 13
                                    

Il servizio fotografico per la nuova pubblicità della Fenice durò abbastanza da farmi sentire le guance doloranti per i sorrisi forzati, la pelle a buccia d'arancia per il freddo e il mal di testa per le soliti frasi: - Bene, così! - Alza il braccio! - Sorridi! - Di più! - Di più, Beatrice!

Passai gli ultimi dieci minuti con il cuore in gola: Riccardo era arrivato come sempre a prendermi. Si appoggiava alla rete, guardando con attenzione gli ultimi dieci minuti dei miei allenamenti, sorridendo e godendosi lo spettacolo del mio imbarazzo.

- Vuoi vederle? – mi chiese il fotografo mentre smontava l'attrezzatura. Guardai gli scatti: la mia gemella sicura di sé risplendeva sullo schermo tra le piccole gocce di pioggia, ma adesso non vedevo più una figura sconosciuta. Ora riuscivo finalmente a riconoscermi.

Certo, non ero al punto di considerare il lavoro uno spasso, ma ero io stessa sorpresa nel sentirmi finalmente libera da un peso. Jade l'aveva detto: ci voleva solo un po' di allenamento. E di pace interiore.

Ci allontanammo dai campi dopo l'ennesimo temporale improvviso. Intorno al nuvolone scuro che gravitava sulle nostre teste il cielo era di un azzurro chiarissimo. Le stradine della Fenice erano avvolte in una nebbiolina intorno. I campi interrati ospitavano quasi tutti gli incontri del torneo nazionale U16 in procinto di essere interrotti per pioggia.

- Ti vedo giù di corda – commentò. Annuii. Ero esausta dopo tre ore di allenamento e quel servizio fotografico.

- Sono sommersa di cose da fare. Devo trovare il partner per il doppio del Master Finale, i tornei, la serie C...

- Sì, ci mancavano solo i campionati a squadre...

- Già, è davvero una scocciatura dover giocare in serie B - aggiunsi sbuffando io, con gli occhi al cielo. Riccardo rise e mi diede una leggera gomitata.

- Quindi adesso comunichi con le gomitate? Hai una specie di seconda bocca lì, sul gomito?

- Mi rimangio tutto, non sei affatto giù di corda.

Avanzavamo con difficoltà: con la pioggia battente molti rami erano caduti, ostruendo la strada. Ad un certo punto un grosso tronco sbarrò il nostro cammino. Riccardo, si fermò, incerto. Iniziai  ridacchiare.

- Che ti prende? - mi chiese con il suo mezzo sorriso.

- Niente, a parte notare che il grande e talentuoso Riccardo si spaventa davanti ad un tronco.

- Ah, davvero?

- Già! - risposi con voce squillante, facendo un balzo sulla dura corteccia e atterrando subito dopo dall'altra parte. Incrociai le braccia.

- Mi farai cacciare nei guai.

- Non sei mica obbligato a seguirmi.

Roteò gli occhi. - Ti preferivo quando la foresta ti faceva paura.

- E io quando non parlavi - ribattei, mentre Riccardo con un grande passo saliva ridacchiando. 

- Credevo che avresti giocato il doppio del Master con Orlando.

- Sì, anche io lo credevo. Ma poi è saltato fuori che lui e Giulia si erano ripromessi di giocare insieme anche quest'anno. E Giulia non sa che l'ha chiesto anche a me. Quindi ora non so se essere leale o tener fede alla parola data ad Orlando.

- Non dovresti aspettare l'ultimo momento per decidere, sono punti importanti.

- Figurati, finirò in coda alla classifica sicuramente - dissi, superandolo.

- Perché dai sempre per scontato di non piacere alla gente? - ribatté con disappunto.

- Posso aver anche trovato sicurezza in me stessa, ma so di non stare simpatica alla gente. Su di me scrivono cose terribili, e come biasimarli... Non sanno la verità. Ma purtroppo finché le cose non cambieranno sarò ancora vittima della trappola di Alessandro.

La Fenice #1 [La Fenice Series]On viuen les histories. Descobreix ara