XXVI. - Dall'altra parte del vetro

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L'ultimo mercoledì di Novembre era arrivato. Un vento freddo dava il benvenuto agli spettatori della Fenice, alcuni ancora in fila sotto un sole coperto dalle nubi. L'esibizione di apertura era iniziata, ma io pensavo ad altro: la mia prima exhibition stava per cominciare.

Barbara e il suo staff, con cui adesso andavo più d'accordo, mi sistemarono gli inserti ramati sulla treccia e il vestitino nero, con una striscia di pizzo sulla parte alta del petto.

- Ti prego, non rovinare tutto – ripeté quello che era diventato il suo mantra.

Dopo il riscaldamento con Claudia mi sedetti sulla panchina del campo 13 per i ritocchi al makeup. In quell'istante, guardando la vetrata dell'ufficio di Kahn davanti a me, mi sembrò di vedermi lì: timida, con il maestro Nicola che mi strozzava, Sebastiano e il dirigente. Stavo guardavo assorta quel campo, quella panchina. La stessa sulla quale adesso ero seduta. Adesso ero dall'altra parte del vetro.

Giulia era sparita da un momento all'altro, e questo mi fece ripensare all'exhibition del mese prima, in cui mi aveva sorpreso saltando fuori da un cespuglio.

Capii in quel momento il suo gesto: intorno a noi c'era un assurdo via vai di agenti e costumisti alle prese con un problema dell'ultimo minuto. Trovare un momento per concentrarsi su se stessi sembrava impossibile.

- Sei pronta? – balzai alla voce di Giulia. Era accanto a me, la coda alta legata in un nastro azzurro, e un vestitino dello stesso colore.

- A proposito, spero che ti sia piaciuta la mia sorpresa! –

Quella settimana era finita sulla copertina di Tennis e nell'intervista aveva parlato a lungo della nostra amicizia.

- Grazie... non me lo aspettavo –

- Ma figurati, tu avresti fatto lo stesso! – rispose con un occhiolino. Immaginai che i gesti carini tra amici, nel gruppo A, funzionassero così.

Lo spettacolo stava per cominciare. Jade e la sua combriccola mi scortarono per i labirintici corridoi di servizio del Nido. Arrivammo appena in tempo per sentire la musica, le urla, la voce del presentatore che chiamava Alessandro, tutto proveniente dalle piccole aperture posizionate appena sopra la superficie del campo, sul lato corto. Il cuore mi si fermò in gola.

Credevo di essere ormai temprata dopo l'Opening, ma l'exhibition era qualcosa di totalmente diverso. L'inquadratura si strinse su Giulia, che percorreva decisa la passerella roteando su se stessa per salutare tutto lo stadio; poi Claudia, che sorrise con le mani giunte, come per ringraziare la folla.

– Beatrice! – sentii chiamare. Mi strattonarono fino a quando non vidi la luce accecante dello stadio piombare su di me. Ero davanti alla passerella.

- Beatrice Capuano! – La voce del presentatore ora sembrava assordante.

Jade mi fece segno di farmi avanti. - Beatrice, vai! –

Iniziai a salire la passerella. Una volta in cima un enorme getto di luce mi inondò. Il Nido della Fenice esplose in un boato fragoroso, e gli screen apposti tra un anello e l'altro si riempirono con il mio volto. Il cuore cominciò a battere fortissimo, ero sconvolta da quello che stava accadendo intorno a me. Iniziai a camminando lungo il perimetro del campo, senza smettere di sorridere e salutare. Ero frastornata, puntavo facce sconosciute per evitare di incappare negli schermi che riproponevano i miei stessi movimenti. Era fastidioso.

Alla fine della parata salii i gradini e raggiunsi la tribuna d'onore, al centro del primo anello. Il presentatore mi afferrò la mano dolcemente e la alzò al cielo.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now