LXXIII. - L'ultima battaglia

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- Abbiamo vinto una finale U18 e perso l'altra. 500 e 250 punti. 750 totali. Il TCI lo stesso: 750 punti.

- E pensare che per un manciata di secondi avremmo potuto perderle entrambe.

- Come sta adesso? – mi chiese Hugo mentre continuava a macinare numeri della sua testa.

- Bene, l'hanno portata in albergo. A quanto pare ha avuto un'intossicazione alimentare.

- Cresci ne sarà contentissimo – commentò sarcastico - 1450 per noi e 1100 per loro, ma c'è ancora molto in ballo – concluse con il suo squillante accento argentino.

- Le distanze si accorciano – commentai pensierosa.

Ci sedemmo vicini durante la partita di doppio di Orlando e Riccardo. Hugo batteva nervosamente le punte dei piedi sulla gradinata, e le sue gambe non stavano un attimo ferme. 

Grosso e Gary, il thailandese che lo scortava ovunque andasse, uno tozzo e muscoloso, l'altro alto e agile, mettevano paura. Non che Orlando e Riccardo non ne incutessero. I due ragazzi della Fenice erano tra i migliori U18 d'Italia, e Orlando era tra i primi venticinque del mondo.

I colpi sensazionali non si fecero attendere. Orlando a rete faceva quello che voleva, alternando colpi accarezzati da gran maestro a smash sugli angoli, impossibili da prendere. Grosso a rete diventava una montagna. I game si giocavano tutti sul 40 pari e nessuno sembrava riuscire ad imporsi. Alla fine però, con i nervi saldi e pazienza, Riccardo si era guadagnato due breakpoint sul 5 – 4 con lo smash e aveva chiuso con una risposta lungolinea il primo set.

Dagli spalti si levarono grida euforiche e io sentii un peso in meno sullo stomaco. Il campo 1 era semideserto. Hugo tornò dal campo con una buona notizia: il TCI aveva perso la finale U16. Eravamo 1450 a 1250. Stavo tremando. Non era ancora finita, tutto era ancora in ballo, soprattutto perché con uno strettino di diritto di Gary si era guadagnato l'accesso al terzo set siglando il 6 – 2. Una strana paura cominciò a farsi largo: che il mio doppio misto, l'ultima partita rimasta, si sarebbe rivelato più importante del previsto.

Il sole era alto nel cielo e splendeva con forza, la tensione era così alta che non sentii più il bisogno della giacca. Il tiratissimo terzo set che avrebbe assegnato la vittoria sembrava non voler finire mai.

Durante uno dei cambi campo la folla sembrò agitarsi. Poco dopo sulle gradinate comparve Claudia, con uno sguardo neutro e dignitoso. Vederla in quel modo mi colpì, più di quanto potessi immaginare. 

Stava affrontando quella brutta figura, e quei giorni da incubo del torneo, con una tale grazia, una tale eleganza, che provai invidia, una vera e sana invidia nei suoi confronti. Si sedette accanto a me, i suoi occhi ancora un po' lucidi e incavati. Applaudì insieme al resto del pubblico un'altra giocata straordinaria della nostra squadra, poi mi chiese il punteggio.

- Sei pari – dissi trattenendo il respiro per la tensione.

Il pubblico era tutto per Orlando, dopo il passante rifilato a Grosso, ma io non riuscivo a staccare gli occhi da Riccardo. Il pugno teso dopo ogni punto vinto, la mano sinistra che accarezzava i capelli scuri, il saltello prima di rispondere. 

Il suo sguardo era fisso e profondo, come se stesse passando gli avversari ai raggi x. Si girò di spalle, Orlando lo raggiunse a fondo campo. Con una mano davanti alla bocca si diedero istruzioni. Il punteggio era sul 6 - 3. I ragazzi avevano tre match point.

Neanche il tempo di realizzare, che subirono un'inaspettata rimonta. Il lob alto e perfetto di Orlando superò ancora una volta Grosso, nervoso e infuriato più che mai, colpendo la riga esterna del corridoio. Gary andò subito per segnarla: secondo lui era fuori. 

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now