XL. - Fuga dalla realtà

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I giorni che ne seguirono furono molto diversi dalle aspettative. Marzio si rivelò serio e a tratti perfino gentile. Non capivo dove avesse lasciato le urla che mi avevano tormentato, ma ero felice della sua metamorfosi.

Forse lo faceva per suscitare una buona impressione su Cresci, una strategia davvero fallimentare: avrebbe potuto ottenere di più da noi chiudendo quella bocca una volta tanto.

Ogni giorno, dopo la colazione, Marzio mi portava a correre e ad allenarmi. In base al mio orario di gioco organizzava gli impegni, così potevo ritagliarmi del tempo per studiare o per vedere i match più interessanti.

A cena non eravamo mai soli: c'era un programma ben definito di cene e manifestazioni organizzate dal Grand Prix, e grazie a lui non mi sentivo mai fuori luogo.

Dopo quello che era successo l'attenzione era tutta concentrata su di me e per questo Jade mi aveva obbligato a seguire Marzio a quelle serate: era il primo passo per la riabilitazione della mia immagine.

Cominciammo a vivere in maniera equilibrata, ma nonostante tutto questo mi facesse piacere, non riuscivo a non pensare a Sebastiano.

Era sempre stato lui il mio accompagnatore, anche quando si trattava di raggiungere paesini sperduti per tornei sconosciuti.

Avevo già passato due turni di quali, ma sentivo che qualcosa mi mancava. Mi girai verso il mio accompagnatore: guardava assorto la partita. Mi lasciai andare giù dalla gradinata.

- Arrivo subito! – dissi, gettandomi nel viale che conduceva alla strada principale. Poco dopo sentii la voce di Seba risuonare nell'auricolare dello smart: – Beatrice, che succede? –

- Per chiamarti deve essere successo qualcosa per forza? – sentii la sua inconfondibile risata nelle orecchie e mi sentii subito più leggera.

- Ma certo che no! Come stai? So del tiebreak con la turca ieri. Com'è andata? Giocato sottotono? –

Mi sedetti sulla prima panchina libera. Un alito di vento smosse le foglie dei rami e quelle giallastre già a terra. Dalle spalle arrivava qualche gridolino, a volte anche un applauso sfocato.

- Potevo fare di meglio. Mi sono deconcentrata nel secondo set, ma poi ho recuperato -

- Mi fa piacere sentirlo. In bocca al lupo per domani. Se fai questa è fatta –

Annuii, quasi dimenticando che non ero davanti a lui. Guardai lo smart, erano le cinque e mezza. Doveva essere in campo.

- Sei alla Fenice adesso? –

- Ovviamente. Come mai me lo chiedi? – Rimase in silenzio anche lui, aspettando – Beatrice? –

Non sapevo se dirglielo, così decisi solo di chiudere gli occhi e vuotare il sacco.

- Ti è giunta voce di un certo articolo su di me? Qualcuno del B1 ne parlava in questi giorni? –

L'articolo sulla conferenza stampa che scaricava, seppur velatamente, la colpa dello stress e delle pressioni ai miei ex compagni di gruppo era uscito da qualche giorno.

Avevo cercato di oppormi, ma Jade aveva fatto di testa sua e non c'era mattina in cui mi svegliassi temendo una reazione di uno di loro.

- Sapevo che c'era qualcosa dietro questa chiamata! No, calma piatta. C'è qualche notizia che non vorresti che leggessero? – domandò. Mi capiva al volo.

- Qualcosa del genere – risposi, rifiatando.

- Qualunque cosa sia, non pensarci. Ora pensa solo al torneo! –

- Facile dirlo quando non sei qui e non senti bisbigliare il tuo nome e quello di Orlando in continuazione –

- Se ti consola, le ragazze del B2 hanno smesso di parlarne da qualche giorno. Vedrai, prima o poi si stancheranno – aggiunse lui con voce apprensiva. Schiarii la voce, cercando di fare lo stesso con la mia testa.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now