XLIV. - Fuori programma

403 58 41
                                    

Il giorno dopo il mio match era il primo sul campo 1 e questo mi imprimeva una particolare ansia

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Il giorno dopo il mio match era il primo sul campo 1 e questo mi imprimeva una particolare ansia.

Tutti sarebbero venuti a guardarmi, e io per la prima volta in quel torneo avevo paura di giocare.

Nei giorni precedenti avevo sempre creduto di non avere nulla da perdere, ma adesso, da sola nello spogliatoio, non potevo credere che i miei pensieri fossero più sbagliati.

Era mio dovere vincere, tutti se lo aspettavano, soprattutto Cresci. Il solo pensiero rivolto al mio allenatore mi fece rabbrividire più delle urla di Marzio quella mattina durante il riscaldamento.

Sembrava proprio fosse tornato tutto come prima. La mia testa non mi dava pace e sapevo che se fossi entrata in quelle condizioni in campo non avrei toccato una palla.

Proprio quando ormai avevo rinunciato a calmarmi un pensiero diverso occupò la mia mente, cogliendomi di sorpresa.

Tutti quei drammi sarebbero scomparsi se fossi entrata in campo. Non avrei dovuto evitare Riccardo e Giulia, combattere con Orlando, capire come gestire l'aver scoperto che Ivan era uno dei miei più grandi nemici, o litigare con Marzio.

Il campo mi avrebbe tenuto al sicuro, mi avrebbe protetto dal dramma che ormai era diventato la mia vita. Improvvisamente non avevo solo voglia, ma avevo bisogno di giocare quella partita. Avevo bisogno di silenzio.

Non volevo nient'altro che quel silenzio, opposto al caos nella mia testa.

Un paio d'ore più tardi quella paura di giocare sarebbe stato un lontano ricordo. Alzai le braccia al cielo felice e terrorizzata. Erano le undici e mezza e la mia avversaria continuava a ripetersi che non ci credeva, prima stringermi debolmente la mano e abbandonare il campo.

L'unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi erano le mie ginocchia sporche di terra e il sole accecante che era esploso all'improvviso.

Corsi verso la panchina per stendermi, facendo preoccupare Marzio e John. Non riuscivo a controllare i battiti accelerati nel petto, il dolore alle gambe e il respiro affannoso.

La mia quinta partita. Avevo davvero vinto la mia quinta partita, ero davvero ai quarti di finale.

La Rosenthal aveva dominato con un secco 6-1 ed era arrivata 5-1 nel secondo set. Fuori avevo già visto le giocatrici della partita successiva iniziare a riscaldarsi e i miei compagni allontanarsi per cominciare a prepararsi per i loro incontri.

A quel punto non ci credevo più, avevo solo visto il suo servizio arrivare sul diritto e avevo tirato a tutto braccio. La palla aveva miracolosamente spazzato la riga e così era successo per gli altri due match point annullati.

Dopo aver vinto un break per la prima volta mi ero imposta di non guardare nessun altro e pensare solo alla partita.

Smisi anche di dare retta ai consigli di Marzio: tutta la sua strategia si era rivelata sbagliata e a metà del terzo set avevo sentito la frustrazione scorrermi tra le vene.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now