LXXXIV. - L'ultima exhibition

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La bionda, bellissima ed elegante manager - madre di Orlando era insieme ad un signore composto. Il signor Tummin era tutto rosso in faccia e rideva con lei assaggiando il composé di fragole, promettendole di riservare al suo protetto una nuova wild card per l'anno successivo, magari per il tabellone di singolare maschile. 

E noi, noi tenevamo duro. Sorridendo al pubblico o stupendolo, alternando prodezze tennistiche a risposte argute. Eravamo solo la cima di un'enorme macchina che funzionava da sola, anche se non capivamo ancora bene come.

L'exhibition era il luogo in cui ognuno doveva fare il proprio lavoro per garantirsi un futuro radioso in quel gruppo. Nel mio caso, mostrarmi al pubblico dopo un mese dall'aggressione e rifilare a tutti la stessa storia: che seccatura cadere dalle scale.

Famosi per essere famosi. Eravamo questo, niente di più.

Quando Orlando comparve nel Nido, capirono tutti che la sua assenza era dovuta all'ennesimo Orlando Trick. Era quasi irriconoscibile senza il suo ciuffo biondo. Solo il suo volto serio, con gli zigomi alti, gli occhi azzurri e le labbra carnose permettevano al pubblico di capire che si trattava di lui.

Per chi guardava lo spettacolo dall'alto degli anelli sembrava solo un ragazzo con dei capelli cortissimi e rossi. Ecco svelato il mistero: una nuova capigliatura per celebrare la sua partecipazione al Roland Garros Juniores.

Dopo la semifinale agli Australian Open giovanile molti puntavano su di lui, ma lui si era sempre rifiutato di rilasciare dichiarazioni a riguardo. Adesso che il secondo slam della stagione si stava avvicinando aveva deciso di parlarne, ma a suo modo. 

Era completamente folle. E il pubblico, ovviamente, lo adorava.

Ed era anche arrogante e odioso, ma ci teneva. Cercava di nasconderlo, ma ci teneva davvero a non essere solo il ragazzo più popolare. Voleva anche essere il più forte, voleva anche essere un vincente.

- Beatrice? Ti ripeto la domanda?

Mi ero quasi dimenticata di essere nel pieno di un'intervista. Jade mi aveva abbandonato per la prima volta nella sua vita, non poteva farsi scappare... chiunque fosse quel signore. Feci cenno di sì.

- Come mi sento? Bene, credo di essere migliorata negli ultimi mesi. Non è stato facile, ma...

- Certo, l'incidente! Sei capace di ritornare in campo dopo questa terribile caduta?

- Ho dovuto prendermi un periodo di riposo, ma ora sono tornata e mi sento in forma. Anche se ho ancora qualche problema con il diritto e il...

- Sei riuscita a ricordare qualcos'altro? Tutti vogliamo conoscere la dinamica di questa caduta che stava per compromettere il tuo stato di forma!

Feci un respiro profondo. Non riuscii a fermare i flash nella mia testa. La faccia di Alessandro, la forte presa sul mio braccio. Il pugno, la ferita sul labbro che avevo conservato per giorni. 

Il suo sguardo truce, e le spalle di Riccardo che mi proteggevano. Non volevo mentire, non volevo mentire ancora. Ma dovevo rispondere, e in fretta.

- Purtroppo non ancora, ma ci stiamo lavorando. È stato molto stressante per Beatrice, ma stiamo facendo di tutto per farle recuperare la memoria.

Al suono di quella voce trattenni il respiro e mi immobilizzai.

- Alessandro, sembri molto presente per Beatrice. Ma gli altri? Non ci sono state molte dichiarazioni dopo l'incidente.

- Lo sapete, questo è un momento delicato. Inizia la stagione, siamo alle prese con le ultime exhibition, presto con il Master Finale...

Alessandro terminò a risposta, riservandomi un sorriso solidale che mi diede i brividi. Aveva nascosto la verità, ma non mi stupiva quel gesto. Non avrebbe mai sganciato la bomba sullo spogliatoio gratuitamente. L'avrebbe fatto solo quando l'avrebbe potuta usare per distruggermi.

La Fenice #1 [La Fenice Series]Where stories live. Discover now